Reprocessing degli endoscopi. Indicazioni operative - ANMDO
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<strong>Reprocessing</strong> <strong>degli</strong> <strong>endoscopi</strong>. <strong>Indicazioni</strong> <strong>operative</strong><br />
La movimentazione dei pazienti<br />
In talune situazioni legate all’attività di <strong>endoscopi</strong>a può essere presente per gli operatori<br />
un rischio legato alla movimentazione manuale di pazienti parzialmente o totalmente non<br />
collaboranti nei movimenti, nelle fasi di trasferimento letto-barella o seggetta-letto.<br />
Anche in questo caso una buona valutazione del rischio aiuta a definire le priorità<br />
di intervento, che devono prevedere l’utilizzo di ausili per la movimentazione, la<br />
formazione del personale sulla corretta movimentazione dei pazienti, e interventi relativi<br />
all’organizzazione del lavoro.<br />
Il rischio elettrico<br />
La classificazione dei locali ad uso medico, riportata nella norma tecnica CEI 64-8/7<br />
sezione 710, colloca la sala per <strong>endoscopi</strong>e tra i locali appartenenti al Gruppo 1, dove le<br />
parti applicate delle apparecchiature elettromedicali sono destinate ad essere utilizzate<br />
esternamente o anche invasivamente entro qualsiasi parte del corpo, ad eccezione della<br />
zona cardiaca.<br />
Nei luoghi di lavoro in genere, e in particolare nei locali con queste caratteristiche,<br />
devono essere predisposte le prese di corrente di tipo schuko (tedesche) e italiane<br />
in numero adeguato agli apparecchi da alimentare - elettromedicali e non -, previsti per<br />
l’attività. Questo per evitare l’uso di adattatori multipli e/o prese di corrente multiple,<br />
mobili.<br />
Inoltre la normativa di riferimento specifica che più attrezzature elettromedicali assieme<br />
o almeno una di queste uno o più apparecchi generici (monitor, videoregistratore, PC,<br />
ecc.), interconnessi e tra loro comunicanti, formano un sistema elettromedicale, e deve<br />
rispettare le normative tecniche CEI 62-51 e CEI 62-128; può essere alimentato tramite<br />
presa di corrente multipla dedicata, che abbia protezione meccanica accessibile solo con<br />
utensile. Il tutto ha lo scopo di creare un ambiente tecnicamente sicuro a protezione del<br />
paziente ed anche dell’operatore, ma che per essere tale deve essere periodicamente<br />
sottoposto a controllo e manutenzione e gestito correttamente da parte <strong>degli</strong> operatori.<br />
I dispositivi di protezione e la sorveglianza sanitaria<br />
Per quanto riguarda l’attività diagnostica essenziale in relazione agli aspetti di protezione<br />
del paziente e <strong>degli</strong> operatori, esistono due normative - il DM 46/1997 sui dispositivi<br />
ad uso medico e il DLgs 475/1992 sui dispositivi di protezione individuale - che<br />
definiscono le caratteristiche che tali prodotti devono rispettivamente possedere per<br />
rispondere all’uso per cui sono costruiti. La normativa definisce che per tutte le attività<br />
di assistenza al paziente devono essere utilizzati dispositivi riportanti la marcatura come<br />
dispositivo medico come previsto dal DM 46/1997 mentre la normativa a tutela<br />
dei lavoratori definisce che i mezzi di protezione personale devono riportare la marcatura<br />
conforme a quanto definito dalla normativa sui DPI.<br />
Dossier 133<br />
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