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Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija

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a fondazione dei monasteri della Vojvodina è da attribuirsi<br />

principalmente ai monaci che fuggirono dai<br />

“L<br />

Balcani. A supporto di tale tesi vi sono diversi fatti indiscutibili:<br />

fra il 1545 e il 1550 i monaci che fuggirono dal monastero<br />

di Žiča costruirono Šišatovac e di lì a poco anche<br />

Petkovica; nel 1584 i monaci del monastero di Dragović in<br />

Dalmazia fondarono il monastero di Grabovac; nel 1697<br />

monaci provenienti dal monastero di Rača ristrutturarono<br />

Beočin. I primi edifici religiosi erano generalmente piccoli e<br />

fatiscenti, spesso con coperture di paglia e assi. Dopo molto<br />

tempo furono costruite le attuali chiese e canoniche che<br />

appartengono per lo più al XVIII secolo”. <br />

Milan Kašanin<br />

mo (collocate a destra e a sinistra della Porta Reale) e, sopra<br />

di esse, il fregio di icone con le feste liturgiche, erano parte di<br />

uno schema tipico. Nella parte superiore, intorno al Crocifisso,<br />

venivano collocate tavole di legno intagliate, di solito illustrate<br />

con scene della Passione di Cristo (che nell’iconografia<br />

europea occidentale fanno parte della Via Crucis). Innovazioni<br />

particolari furono anche soggetti nuovi come l’incoronazione<br />

della Madre di Dio, dove Dio Padre e Gesù Cristo siedono<br />

su nuvole e, in presenza dello Spirito Santo, incoronano<br />

la Vergine Maria, una scena religiosa che era del tutto sconosciuta<br />

nell’iconografia serba dei periodi precedenti. Anche la<br />

scena dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria (Immaculata<br />

conceptio) è nuova nell’arte barocca, come pure la<br />

raffigurazione di piccole teste di angeli con le ali. Tutto ciò fu<br />

accompagnato da un nuovo approccio nel dipingere costumi,<br />

abiti, troni degli arcivescovi, dove l’abbondante decorazione<br />

barocca fu assorbita con tutto il suo autentico splendore.<br />

D’altra parte, in questo periodo di transizione, il rapporto<br />

indissolubile con l’essenza dell’icona ortodossa è visibile in<br />

massimo grado nel modo d’interpretare il concetto religioso<br />

della “luce”, che nell’icona era reso con il fondo dorato. L’oro<br />

veniva impiegato per la decorazione dei particolari minuti dei<br />

drappeggi e per dipingere i volti umani. La base dorata, che<br />

aveva un uso e un’importanza fondamentali nella pittura delle<br />

icone della metà del XVIII secolo, fu gradualmente sostituita<br />

da tocchi d’oro discreti nei dettagli, mentre alla fine del<br />

secolo fu limitata alle iscrizioni in antico slavo o in cirillico<br />

slavo russo all’interno delle raffigurazioni di santi e di scene<br />

del Vecchio e Nuovo Testamento.<br />

Non dobbiamo dimenticare inoltre che le supreme autorità<br />

ecclesiastiche furono i maggiori e i più potenti mecenati<br />

delle arti fra i Serbi durante il regno asburgico. Accanto ad<br />

essi, già dal settimo, e più intensamente dall’ottavo e specialmente<br />

dal nono decennio del XVIII secolo in poi, appariranno<br />

sempre più spesso, fra i donatori e restauratori di chiese e<br />

monasteri, rappresentanti dei borghesi serbi che erano principalmente<br />

mercanti e artigiani. È sufficiente anche dare solo<br />

uno sguardo alla carta topografica delle chiese e dei monasteri,<br />

che all’epoca andavano da Zemun a Pančevo, Arad, Budim,<br />

Timisoara e alla Slavonia occidentale, per rendersi conto della<br />

densità di chiese serbe rinnovate o costruite ex novo.<br />

Le influenze più forti dell’arte barocca in Serbia si manifestarono<br />

soprattutto dove tutti le potevano vedere: nell’architettura<br />

a carattere monumentale. Le opere costruite per soddisfare<br />

i bisogni dei Serbi all’interno dell’impero austroungarico<br />

abbracciarono lo stile barocco a partire dalla metà del XVIII<br />

secolo. Da quel momento, tutte le chiese ortodosse costruite<br />

all’interno del regno asburgico dovevano avere l’aspetto delle<br />

chiese cattoliche, il che significa che dovevano essere ad una<br />

sola navata con uno o due campanili sul lato occidentale della<br />

facciata e avere fronti che seguissero i canoni dell’architettura<br />

barocca. All’interno della chiesa, però, era permessa la<br />

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