Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija
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olo una nazione ricca e libera può produrre grande arte. La confusione e la divisione nella vita culturale, in conseguenza<br />
“Sdi guerre, migrazioni e varie influenze, poi gli ostacoli dei governi stranieri che hanno accompagnato lo sterminio del<br />
nostro popolo ed infine la mancanza di fondi ci hanno impedito di lasciare in Vojvodina monumenti artistici simili a quelli da<br />
noi costruiti in Serbia all’epoca della dinastia Nemanjić. Comunque ce ne sono molti altri nel campo dell’architettura, pittura<br />
ed arti applicate che sono d’indiscutibile e talvolta estremo valore. In Vojvodina sono presenti veri e propri capolavori sia in stile<br />
tradizionale che moderno.<br />
In relazione a tutti questi aspetti, questa provincia ha avuto rango di nazione e nelle più avverse circostanze del nostro passato<br />
ha assunto il ruolo di ereditare, proteggere e sviluppare le tradizioni artistiche del Medioevo serbo nonché di accogliere e diffondere<br />
le influenze occidentali. Grazie alla determinazione, alla coscienza e al talento della sua gente, la Vojvodina ha espresso<br />
questo ruolo onorevolmente e con successo. Senza la sua mediazione avremmo accettato le idee e le aspirazioni dell’Europa<br />
occidentale solo un secolo dopo. <br />
Milan Kašanin<br />
aveva la forza ed il talento necessari per eseguire le scene monumentali<br />
che l’organizzazione spaziale della chiesa e l’epoca<br />
richiedevano. L’impressione che gli affreschi e le icone della<br />
cattedrale fanno ancora oggi (dopo il recente restauro) è<br />
sorprendente. E dopo aver dato il merito dei lavori d’intaglio<br />
del legno dell’iconostasi a Dimitrije Petrović, dotto scultore e<br />
medaglista viennese, si può affermare che, dopo il suo completamento,<br />
la cattedrale rappresentò il punto di svolta nello<br />
sviluppo artistico della Serbia a metà del XIX secolo.<br />
Il consenso che Avramović ricevette per l’ultimazione della<br />
cattedrale sfortunatamente non durò a lungo. Dopo le notizie<br />
sulla rivoluzione del 1848 in Ungheria, Avramović si unì<br />
ad un gruppo di rivoluzionari che erano a favore di una linea<br />
dura nei confronti degli Ungheresi. Da allora iniziò a fare disegni<br />
e litografie caricaturali con soggetti aspramente satirici<br />
sul conto degli Ungheresi e sulla politica che stavano seguendo.<br />
Le sue caricature rappresentano la nascita dell’arte socialmente<br />
impegnata e più precisamente la nascita della satira<br />
politica in Serbia. La sua reputazione probabilmente a quel<br />
tempo ne risentì a causa dell’intolleranza imposta in Vojvodina<br />
da parte della popolazione non serba, principalmente da<br />
parte degli Ungheresi. Nel frattempo terminò gli affreschi nel<br />
monastero di Vrdnik a Fruška Gora e sei icone per l’ordine<br />
supremo dell’iconostasi nella chiesa della sua città natale. In<br />
ogni caso, nell’ambito della pittura sacra, Avramović seguì fedelmente<br />
i principi artistici dei Nazareni viennesi.<br />
Con tutta probabilità, Avramović era più un romantico e<br />
un patriota che un prudente opportunista che lavorava per<br />
un’ampia clientela borghese in Vojvodina. Lo provano non<br />
solo le opere che si sono conservate, ma anche il fatto che<br />
morì improvvisamente per un attacco di cuore nel 1855 quando<br />
seppe che l’imperatore russo Nikolai II Romanov (che aveva<br />
sconfitto i ribelli ungheresi a Vilagosh) aveva subito una<br />
grave sconfitta nella guerra di Crimea.<br />
208<br />
Molto diverse furono la vita e il destino di Konstantin Danil<br />
e Nikola Aleksić, due artisti di spicco del Banato. Benché<br />
entrambi appartengano senza dubbio allo stile Biedermeier<br />
della prima metà del XIX secolo, differiscono l’uno dall’altro<br />
per molti aspetti.<br />
Konstantin Danil (o Daniel, come lo chiamavano i contemporanei)<br />
era senza dubbio una figura centrale e molto<br />
popolare all’epoca fra i pittori del Banato. Non vi sono tante<br />
notizie su Danil quante sul suo maestro Arsa Teodorović o sul<br />
suo contemporaneo Nikola Aleksić. Per molto tempo non abbiamo<br />
neppure conosciuto la sua data di nascita e se avesse<br />
compiuto studi presso un’accademia d’arte. Non parlava mai<br />
di queste cose, ma con tutta probabilità lavorava liberamente<br />
per chiunque gli commissionasse un ritratto o un dipinto<br />
per una chiesa, non importava se il committente fosse serbo,<br />
ungherese, rumeno, tedesco o di qualunque altra nazionalità.<br />
Non diede mai molta importanza a quali fossero la religione o<br />
la lingua delle persone, mentre egli parlava principalmente tedesco,<br />
perché non conosceva molto bene il serbo e il rumeno.<br />
Dipinse iconostasi per chiese serbe ortodosse a Pančevo<br />
e Timisoara, nei villaggi di Dobrica e Jarkovac nel Banato, e<br />
una per la chiesa rumena a Uzdin. Il suo allievo e biografo<br />
Lazar Nikolić lo descrisse come un uomo gentile, beneducato<br />
e piacevole.<br />
«Basso, con la schiena curva, capelli grigi, con le lentiggini,<br />
pelle ruvida rovinata dal vaiolo, a prima vista sembrava un<br />
vecchio insegnante e professore o un artigiano piuttosto ricco.<br />
Ma chi gli parlava nel suo studio si rendeva conto di essersi<br />
sbagliato nel giudicarlo, perché tutta la distinzione dell’artista<br />
spariva e da lui irradiavano conoscenza e comprensione» (L.<br />
Nikolić, Pittori serbi, 1895).<br />
Si potrebbe dire che le opere di Danil erano un riflesso<br />
dell’estetica della pittura Biedermeier, verso cui era più propenso<br />
probabilmente perché fondeva in questo stile la sua im-