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Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija

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ta, la stessa struttura, la stessa concezione e le stesse coordinate<br />

e norme rituali. Fu costruito in tempi brevissimi<br />

con efficienza militare, e con abbondante monumentalità<br />

per quanto non ne fosse questo lo scopo. Era il luogo dove<br />

l’imperatore, dopo la sua volontaria abdicazione dopo venti<br />

anni di governo, seguendo l’esempio di Diocleziano, “sarebbe<br />

stato circondato da mura invincibili e avrebbe trascorso<br />

una sicura e tranquilla vecchiaia”.<br />

L’aggettivo felix non era usato per nomi di luoghi, città<br />

e regioni come un semplice aggettivo, ma piuttosto come<br />

attributo di dei, imperatori, imperatrici ed eroi per esprimerne<br />

lo splendore, la gloria, l’eternità, il profondere abbondanza<br />

e progresso ovunque.<br />

La statua in porfido di Galerio è una scultura monumentale<br />

dell’imperatore seduto, in abiti militari, con un globo<br />

nella mano protesa a significare la calma della pace universale<br />

dopo il trionfo. La dea Vittoria lo cinge con una corona<br />

su cui sono raffigurati medaglioni e le effigi di quattro imperatori<br />

identificati con altrettanti dei: Diocleziano/Giove,<br />

Massimiano Erculio/Ercole, Costanzo Cloro/Apollo-Sole e<br />

Galerio/Marte.<br />

Uno dei mosaici conservati offre un’ingegnosa e raffinata<br />

variazione del famoso tema di Lisippo e Leocare: la<br />

caccia reale di Alessandro. Partecipa a questa scena un<br />

uomo più giovane, protetto dallo scudo e, in certo modo,<br />

dalla sollecitudine del partecipante più anziano. Volto<br />

aperto, tipico di un ragazzo, faccia triangolare dai grandi<br />

occhi, capelli arruffati con grandi riccioli che racchiudono<br />

il bel volto di un giovane la cui dignità non è offuscata dal<br />

fatto che egli sta nascosto dietro lo scudo: si potrebbe supporre<br />

che rappresenti il figlio di Galerio, Candidiano, per il<br />

quale l’imperatore nutriva ambizioni politiche.<br />

Gamzigrad (nell’antichità, di volta in volta, Felix Romuliana,<br />

Romulianum e Romuliana), la solenne testimonianza<br />

di Galerio, rappresenta un monumento unico al<br />

trionfo, all’ambizione, alla vanità, al desiderio utopistico<br />

di un’esistenza eterna nella memoria. Accadde proprio<br />

l’opposto: la residenza di Galerio fu coperta da basiliche<br />

cristiane, quasi che il sogno di Lattanzio si fosse avverato,<br />

e dopo il primo periodo bizantino il luogo cadde nell’oblio<br />

e perse il suo nome; nelle rare leggende di Gamzigrad non<br />

vi è menzione alcuna del potente Galerio<br />

e di sua madre Romula.<br />

Un mosaico raffigurante una scena di caccia fu scoperto nel 1953 nella sala delle<br />

cerimonie della residenza di Galerio. In un momento di cieco fanatismo questo<br />

mosaico fu rimosso dal luogo originario e trasferito al Museo del 25 maggio di Belgrado.<br />

In quell’occasione fu danneggiata l’integrità dell’immagine, cosicché delle tre figure<br />

di cacciatori ne restano oggi soltanto due. Sullo sfondo, incorniciato da volute ioniche,<br />

erano precedentemente raffigurate tre figure di cacciatori (venatores) ed un leone ritto<br />

sulle zampe posteriori. Il lato sinistro della composizione si è parzialmente conservato<br />

e vi sono rappresentati due cacciatori: uno si erge coraggiosamente tenendo un laccio<br />

nella mano sinistra protesa, mentre l’altro cacciatore è inginocchiato al riparo di un<br />

grande scudo tondeggiante che regge con la mano sinistra, mentre con la destra impugna<br />

una lancia (pilum) diretta verso la bestia inferocita. <br />

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