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adattarsi Moquette e carta da parati, pia - Segnalo.it

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BLOG<br />

"Cosa si fa sui blog?” chiese Incredulo<br />

"Sui blog si fa conversazione!" rispose Sperimentatore<br />

Questo dialoghetto tra Amalteo e SurferRosa mi ha fatto ricor<strong>da</strong>re alcuni frammenti e c<strong>it</strong>azioni<br />

tratte <strong>da</strong>l libro di Dacia e Fosco Maraini, Il gioco dell’universo. Le lascio qui.<br />

“Fosco era uno sperimentatore nato. Il campo dei suoi esperimenti era il linguaggio. Quasi<br />

mettendo in pratica la famosa frase di Roland Barthes: “Ogni rifiuto del linguaggio è una morte”.<br />

Con la morte lui ci giocava a rim<strong>pia</strong>ttino: le parole gli rivelavano i nascondigli più sicuri, più<br />

impensabili per tenerla a ba<strong>da</strong>. Ma rivela anche altro questa passione, come dice T.S. Eliot nel<br />

saggio del Bosco Sacro dedicato a Philip Massinger, ovvero che una evoluzione v<strong>it</strong>ale del<br />

linguaggio è anche una evoluzione del sentimento. Quindi non gioco di superficie, fine a se<br />

stesso, ma scavo, attraverso la lingua scr<strong>it</strong>ta, nella terra dura del pensiero. […]<br />

… Il linguaggio comune, salvo rari casi, mira ai significati univoci, puntuali, a centratura precisa.<br />

Nel linguaggio metasemantico invece le parole non infilano le cose come frecce, ma le sfiorano<br />

come piume, o colpi di brezza, o raggi di sole, <strong>da</strong>ndo luogo a molteplici diffrazioni, a richiami<br />

armonici, a cromatismi polivalenti, a fenomeni di fecon<strong>da</strong>zione secon<strong>da</strong>ria, ed è facile vedere i<br />

“duomi del pensiero” che si muovono lenti spinti <strong>da</strong>i “moti più segreti”.<br />

Nel linguaggio comune dinanzi a cose, eventi, emozioni, pensieri nuovi, o r<strong>it</strong>enuti tali, si trovano<br />

suoni che <strong>da</strong>nno loro foneticamente corpo e v<strong>it</strong>a, che li ren<strong>da</strong>no moneta del discorso.<br />

Nel linguaggio metasemantico, o nella poesia, avviene proprio il contrario. Si propongono dei suoni<br />

e si attende che il proprio patrimonio d’esperienze interiori, magari il proprio subconscio, dia loro<br />

significati, valori emotivi, profond<strong>it</strong>à e bellezze. E’ dunque la parola come musica e come scintilla.<br />

… La parola è come una caramella, qualcosa <strong>da</strong> rigirare tra lingua e palato con voluttà, a lungo,<br />

estraendone fiumi di sapori e delizie.<br />

… Parole belle, parole brutte, parole misteriose, parole semplici, parole complesse, parole<br />

di<strong>da</strong>scaliche, parole poetiche, parole logiche, parole in libertà… . […]<br />

… Fosco confesserà inoltre che quasi ogni sua parola è frutto d’un lungo studio. Certe<br />

espressioni proprio non gli venivano per mesi, sapeva quello che cercava, ma il sassolino giusto<br />

la marea non glie lo gettava mai sulla s<strong>pia</strong>ggia. Poi un certo giorno, magari facendosi la barba,<br />

cambiando una gomma della macchina, studiando gli ideogrammi cinesi o seduto nella neve al<br />

sole, eccoti il sassolino cercato. Adesso gli resta solo <strong>da</strong> sperare di non aver scr<strong>it</strong>to in una lingua<br />

privata e segreta, come dire per lui solo; ciò che proprio gli dis<strong>pia</strong>cerebbe.<br />

… La tensione poetica accompagnerà Fosco per tutta la v<strong>it</strong>a. Ma non scriverà molti versi. La sua<br />

scr<strong>it</strong>tura tendeva allo scientifico e allo storico. Eppure la gioia della poesia si insinua spesso<br />

anche fra i suoi più cocciuti elenchi. La poesia come gioco verbale, la poesia come<br />

affrancamento di una fantasia troppo costretta e razionalizzante, la poesia come alta acrobazia<br />

verbale, la poesia come gioco che si gioca. Tale la troviamo in questa fànfola:<br />

Il giorno ad urlapicchio

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