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nostalgia<br />
Nostalgia: sentimento di lontananza <strong>da</strong> un luogo o un’epoca in cui siamo stati felici. In origine è un<br />
termine medico (nostos, r<strong>it</strong>orno + algos, dolore = dolore del r<strong>it</strong>orno), coniato <strong>da</strong> Johannes Hofer<br />
nel XVII secolo per descrivere il male dei mercenari. La parola assume un significato poetico con<br />
il Romanticismo: prima in rapporto a un’epoca storica di perfezione estetica o morale (la Grecia<br />
classica, il Medioevo cristiano), poi come condizione esistenziale, rim<strong>pia</strong>nto di un’età dell’oro<br />
indefin<strong>it</strong>a e irraggiungibile. Nell’arte si può forse parlare di una “nostalgia dello sguardo”. È il senso<br />
di esilio caro a Henry James, per cui è possibile scrivere di un luogo soltanto <strong>da</strong> lontano, e di<br />
un’epoca dopo che è passata. È uno sguardo sensibile al tempo, allo scorrere del tempo che<br />
rende la scr<strong>it</strong>tura necessaria: scriviamo storie per fermare il fiume, per superare la nostra natura<br />
mortale, per costruire luoghi in cui le persone che abbiamo amato, e noi stessi mentre le<br />
amavamo, possano vivere per sempre.<br />
Paolo cognetti<br />
in<br />
NOVECENTO<br />
Il mondo di ieri di Stefan Zweig compendia gli orrori e le memorie del '900. Descrive il maestoso<br />
congedo di un'epoca, sotto i colpi di due guerre mondiali e due total<strong>it</strong>arismi. Zweig,<br />
inconsciamente conservatore, tratteggia l'avvento di un'età pervasa di fanatismo e di giovanilismo<br />
che volta le spalle alla tradizione. Pur annunciando una catastrofe, il testo di Zweig (assieme a<br />
quelli magistrali di Roth, Lernet-Holenia e Kraus) conserva l'aura serena di un caffè viennese: è<br />
difficile pensare che dopo aver scr<strong>it</strong>to quel libro e prima che fosse pubblicato, lo scr<strong>it</strong>tore<br />
austriaco, assieme a sua moglie, si sia tolto la v<strong>it</strong>a nel tragico inverno di 65 anni fa. Di quel<br />
tramonto Zweig fu testimone e v<strong>it</strong>tima, consegnò la sua v<strong>it</strong>a al mondo di ieri, rifiutando<br />
categoricamente il passaporto per quello di domani.<br />
Non aveva tutti i torti (visto ciò che accadde), non aveva tutte le ragioni (visto come andò a<br />
finire). Ma questo càp<strong>it</strong>a, soprattutto quando non si hanno più speranze. E' allora che nel giardino<br />
dell'anima sbocciano solo le paure; "fiori" che portano sempre con sé - inev<strong>it</strong>abilmente - il profumo<br />
della disperazione.<br />
in Stefan Zweig<br />
nulla morte occidente<br />
Le grandi forme di pensiero dell'Occidente sospendono l'uomo sull'abisso del nulla e poi tentano di<br />
convincerlo che gli è con¬sent<strong>it</strong>o essere in qualche modo felice. Spingono la morte appena un<br />
passo più in là, appena dietro la porta, e mentre se ne sente il respiro terribile vogliono<br />
convincere che si ha a che fare con la v<strong>it</strong>a. Anche le scienze psicologiche credono, come i<br />
pazienti <strong>da</strong> esse curati, che <strong>da</strong> ultimo, ad attendere l'uomo, non vi sia che il nulla <strong>da</strong> cui l'uomo<br />
proviene. Stando anch'esse su questo fon<strong>da</strong>¬mento disperato vogliono guarire l'uomo <strong>da</strong>lla<br />
disperazione — <strong>da</strong>ll'angoscia, <strong>da</strong>lle anomalie psichiche. Anche le terapie psicolo¬giche tentano di<br />
spingere sullo sfondo lo spettacolo terribile del nulla e di trattenere lo sguardo di chi si angoscia<br />
all'interno dello spazio breve, dove si può credere di incontrare il successo, la v<strong>it</strong>a, il benessere,<br />
la felic<strong>it</strong>à.<br />
In Emanuele Severino, La legna e la cenere, Rizzoli, 2000, p. 68/69<br />
in Emanuele Severino