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adattarsi Moquette e carta da parati, pia - Segnalo.it

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pensare opinioni<br />

... In quanti modi diversi noi giudichiamo le cose? Quante volte cambiamo idea?<br />

Quello che r<strong>it</strong>engo oggi e quello che credo, lo r<strong>it</strong>engo e lo credo con tutta la mia convinzione; tutti i<br />

miei strumenti e tutti i miei congegni sostengono quest'opinione e me ne <strong>da</strong>nno garanzia per<br />

quanto possono. "Non potrei abbracciare alcuna ver<strong>it</strong>à né conservarla con maggior forza di<br />

questa. Ad essa mi son <strong>da</strong>to intero, mi son <strong>da</strong>to veramente; ma non mi è successo, non una<br />

volta, ma cento, ma mille, e tutti i giorni, di aver abbracciato qualche altra cosa con questi stessi<br />

strumenti, in questa stessa maniera, e averla poi giudicata "falsa?<br />

Bisogna almeno diventar saggi a proprie spese.<br />

Se spesso mi son trovato trad<strong>it</strong>o per questa ragione, se la mia pietra di paragone si rivela di sol<strong>it</strong>o<br />

falsa e la mia bilancia inesatta e ingiusta, come posso esserne sicuro questa volta più delle<br />

altre? Non è una sciocchezza lasciarmi ingannare tante volte <strong>da</strong> una stessa gui<strong>da</strong>? Benché la<br />

fortuna ci muova cinquecento volte di posto e non faccia che vuotare e riempire continuamente,<br />

come un vaso, la nostra credenza di opinioni sempre diverse, la presente e l'ultima è sempre<br />

quella certa .e infallibile. Per essa bisogna abbandonare i beni, l'onore, la v<strong>it</strong>a e la salute e tutto...<br />

Io che mi spio più <strong>da</strong> vicino, che ho gli occhi incessantemente fissi su me stesso, come chi non<br />

ha molto <strong>da</strong> fare altrove ... a malapena oserei dire quanta van<strong>it</strong>à e debolezza trovo in me. Ho il<br />

piede così instabile e malsicuro, lo trovo così facile a crollare e così pronto a vacillare, e la mia<br />

vista così sregolata, che a digiuno mi sento tutt'altro che dopo il pasto; se la salute mi ride e la<br />

seren<strong>it</strong>à di una bella giornata, eccomi amabile; se ho un callo che mi fa dolere l'al- luce, eccomi<br />

corrucciato, stizzoso e intrattabile. Una stessa an<strong>da</strong>tura del cavallo mi sembra ora rude, ora<br />

dolce, e la stessa stra<strong>da</strong> in questo momento più breve, un'altra volta più lunga, e una stessa<br />

forma ora più, óra meno gradevole. Ora mi va di far tutto, ora niente; quello che mi fa <strong>pia</strong>cere in<br />

questo momento, talvolta mi sarà penoso. Mille impulsi disordinati e casuali si producono in me. O<br />

mi prende l'umore melanconico, o quello collerico; e ora predomina in me la tristezza con la sua<br />

privata autor<strong>it</strong>à, ora l'allegria. Quando prendo in mano dei libri, se avrò scorto nel tal passo delle<br />

grazie rare e che avranno colp<strong>it</strong>o la mia anima, che questo mi ca<strong>da</strong> sot-t'occhio un'altra volta, ho<br />

un bel girarlo e rigirarlo, ho un bel piegarlo e maneggiarlo, è per me una massa sconosciuta e<br />

informe. Nei miei stessi scr<strong>it</strong>ti non sempre r<strong>it</strong>rovo il tono della mia prima idea; non so che cosa ho<br />

voluto dire, e mi nuoccio spesso cercando di correggere e di <strong>da</strong>rvi un nuovo senso, perché ho<br />

perso il primo che era migliore. Non faccio che an<strong>da</strong>re e venire: il mio giudizio non va sempre<br />

avanti; ondeggia, vaga qua e là ... Molte volte (come facilmente mi accade di fare), avendo<br />

cominciato per esercizio e per divertimento a sostenere un'opinione contraria alla mia, il mio<br />

spir<strong>it</strong>o, applicandosi e volgendosi <strong>da</strong> quella parte, mi ci attacca così bene che non trovo più la<br />

ragione della mia prima opinione, e me ne allontano. Mi lascio quasi trascinare dove pendo,<br />

comunque sia, e mi lascio portare <strong>da</strong>l mio peso.<br />

Ognuno direbbe pressappoco lo stesso di sé, se si guar<strong>da</strong>sse come faccio io... Insomma, non c'è<br />

alcuna esistenza costante, né del nostro essere né di quello degli oggetti. E noi, e il nostro<br />

giudizio, e tutte le cose mortali andiamo scorrendo e rotolando senza posa. Così non si può<br />

stabilire nulla di certo <strong>da</strong>ll'uno all'altro, tanto il giudicante quanto il giudicato essendo in continuo<br />

mutamento e movimento. Non abbiamo alcuna comunicazione con l'essere, poiché ogni natura<br />

umana è sempre a metà fra il nascere e il morire, non manifestando di sé che un'oscura<br />

apparenza e un'ombra, e un'opinione incerta e debole. E se, per caso, fissate il vostro pensiero<br />

per voler afferrare il suo essere, sarà né più né meno che se voleste afferrare l'acqua: poiché<br />

quanto più esso serrerà e stringerà ciò che per sua natura cola via <strong>da</strong>ppertutto, tanto più perderà<br />

ciò che voleva tenere e stringere in pugno. Così, essendo tutte le cose soggette a passare <strong>da</strong><br />

un cambiamento all'altro, la ragione, cercandovi una reale consistenza, si trova delusa, non<br />

potendo afferrar nulla di consistente e permanente, poiché tutto o sta per essere e non è ancora<br />

del tutto, o comincia a morire prima di esser nato...<br />

in De Montaigne Michel

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