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leggere<br />
Di esso ROLAND BARTHES scriveva nel 1979 (Voce Lettura dell’Enciclopedia Einaudi 8, pp.176-<br />
199) che «leggere è una tecnica», «leggere è una pratica sociale», «leggere è una forma di<br />
gestual<strong>it</strong>à», «leggere è una forma di saggezza», «leggere è un metodo», «leggere è un’attiv<strong>it</strong>à<br />
voluttuaria». Oggetto, Operazione, Fenomeno, in esso è implicato il desiderio; senso e intertesto<br />
ne cost<strong>it</strong>uiscono l’anima come pratica della testual<strong>it</strong>à, commercio con i testi.<br />
Ebbene, secondo Hadot, quasi tutti i filosofi antichi hanno scr<strong>it</strong>to in funzione della scuola,<br />
pensando ai loro allievi, a partire <strong>da</strong> problemi specifici. Anche le opere più ardue e<br />
apparentemente sistematiche in realtà non lo sono quasi mai: gli antichi pensavano in termini di<br />
ricerca, di formulazione dei problemi <strong>da</strong> punti di vista sempre diversi.<br />
Leggere per loro significava questo: riservare il commento, la silloge, il trattato a interlocutori<br />
diversi. Diverso era il grado della conoscenza posseduto, diversi i testi a cui far accostare gli<br />
allievi, gli interlocutori, il pubblico. La lettura dei testi filosofici per gli antichi è pratica degli esercizi<br />
spir<strong>it</strong>uali.<br />
«La filosofia appare allora - nel suo aspetto originario - non più come una costruzione teorica, ma<br />
come un metodo inteso a formare una nuova maniera di vivere e di vedere il mondo, come uno<br />
sforzo di trasformare l’uomo. In genere gli storici contemporanei della filosofia hanno<br />
scarsamente la tendenza a prestare attenzione a questo aspetto, nondimeno essenziale»<br />
(PIERRE HADOT, Esercizi spir<strong>it</strong>uali e filosofia antica, EINAUDI 2002, pag.66).<br />
Da http://www.gabrieleder<strong>it</strong>is.<strong>it</strong>/?p=447<br />
in barthes, hadot<br />
leggere<br />
« Quale benessere ci offrono i nuovi libri! Io vorrei che ogni giorno mi cadessero <strong>da</strong>l cielo a grandi<br />
fasci i libri che raccontano la giovinezza delle immagini. Questo voto è naturale. Questo prodigio<br />
è facile. Lassù, in cielo, non è forse il paradiso un'immensa biblioteca? ».<br />
Ma non basta ricevere, bisogna raccogliere. Bisogna, dicono a una sola voce il pe<strong>da</strong>gogo e la<br />
dietologa « assimilare ». Per questo, ci consigliano di non leggere troppo velocemente, e di<br />
guar<strong>da</strong>rsi <strong>da</strong>ll'inghiottire pezzi troppo grossi. Dividete, ci dicono, ogni difficoltà in tutte le particelle<br />
possibili per risolverla meglio. Masticate bene, bevete a piccole sorsate, assaporate verso per<br />
verso i poemi.<br />
Tutti questi precetti sono belli e buoni. Ma un principio li coman<strong>da</strong>. È necessario <strong>da</strong>pprima un buon<br />
desiderio di mangiare, di bere e di leggere. Bisogna desiderare di leggere molto, leggere ancora,<br />
leggere sempre.<br />
« Fin <strong>da</strong>l mattino, <strong>da</strong>vanti ai libri accumulati sulla mia tavola, faccio la mia preghiera al dio della<br />
lettura: « Dacci oggi la nostra fame quotidiana... ».<br />
in BACHELARD GASTON