adattarsi Moquette e carta da parati, pia - Segnalo.it
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MITI<br />
Che cos'è il m<strong>it</strong>o? Non una raccolta di storie, e neppure un'esperienza religiosa, bensì un puro e<br />
semplice "incontro" (basta ricor<strong>da</strong>re i colloqui di Odisseo con Athena per capirlo). Scrive Calasso<br />
ne La letteratura e gli dèi:<br />
...gli dèi sono osp<strong>it</strong>i fuggevoli della letteratura. La attraversano, con la scia dei loro nomi. Ma<br />
presto anche la disertano. Ogni volta che lo scr<strong>it</strong>tore accenna una parola, deve riconquistarli. La<br />
mercurial<strong>it</strong>à, che preannuncia gli dei, è anche il segno della loro evanescenza. Non sempre così<br />
era stato. Almeno, finché sussisteva una l<strong>it</strong>urgia...<br />
Ecco la linea di discrimine: la l<strong>it</strong>urgia, l'interrotto contatto "diretto", la "mediazione". Odisseo parla<br />
con Athena "faccia a faccia", senza turbamento, profeticamente. Non ha bisogno di alcuna<br />
"r<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à", tranne quella, implic<strong>it</strong>a, dell'accettazione del suo status di "ri-conoscente".<br />
Ho sempre visto Athena come una dea cruciale nel complesso rapporto uomo-m<strong>it</strong>o (Bachofen la<br />
fa assurgere addir<strong>it</strong>tura a figura-chiave, nelle sue fasi più ancestrali, per l'acquisizione del lógos<br />
<strong>da</strong> parte dell'uomo; quasi una sorta di "Prometeo" al femminile. Mentre Gottfried Benn pensa bene<br />
di metterle in mano lo strumento dell' artistik, nel tentativo di trasformare Odisseo nell'artefice del<br />
suo <strong>pia</strong>no che, seppur eterodiretto, ha - forse per la prima volta - uno sguardo che va oltre la<br />
pura e semplice idea dell'or<strong>da</strong>lìa finale. E' l'unione tutta "palladiana" tra technè e metis).<br />
In molti hanno parlato, e tanto a lungo, del complesso rapporto di Odisseo con le donne (o con le<br />
dee) con le quali si è imbattuto nel corso del suo lunghissimo nóstos: Calipso, Nausicaa, Circe,<br />
Penelope (così mutata nel corso dei vent'anni di separazione); nessuno - forse - ha posto<br />
l'attenzione su quanto fosse saldo ed esclusivo il rapporto con Athena. Solo il vecchio Nestore<br />
pare accorgersene quando dice a Telemaco, <strong>da</strong> lui giunto implorante a cercare suo padre:<br />
Se Athena <strong>da</strong>ll'occhio azzurro tanto volesse amarti, così come proteggeva il glorioso Odisseo<br />
nella terra dei Teucri, dove tante pene soffrimmo noi Achei - e mai ho visto dèi amare così<br />
apertamente, così come Pallade Athena gli stava vicino - se tanto amarti volesse e prenderti a<br />
cuore, allora qualcuno arriverebbe persino a scor<strong>da</strong>re le nozze... [Od. III, 218-224]<br />
Eppure il rapporto con la dèa sembra non varcare mai i lim<strong>it</strong>i del lec<strong>it</strong>o; <strong>da</strong> nessuna delle due parti<br />
si intravede un gesto, una parola, una s<strong>it</strong>uazione che possa far intuire una "relazione" più diretta.<br />
Questo perché il rapporto Athena-Odisseo, non è mai stato un rapporto "par<strong>it</strong>ario". Odisseo è<br />
sempre stato (e ha accettato sempre di essere) uno "strumento" nelle mani di Athena (basti<br />
pensare alle continue trasformazioni somatiche alle quali essa "magicamente" lo sottopone, e<br />
delle quali l'eroe mai si lamenta). Athena infatti, attraverso Odisseo, vuole ripristinare uno statu<br />
quo ante la guerra di Troia, un confl<strong>it</strong>to a cui Odisseo era ostile e contro cui ha fatto il possibile<br />
per non partecipare (e non perdonò mai a Palamede di averlo costretto a partire suo malgrado).<br />
Ecco dunque il "matrocinio" del viaggio à rebours verso Itaca; ecco l'accorato appello <strong>da</strong>vanti al<br />
consesso divino; ecco il rivendicare <strong>da</strong>vanti a Zeus il suo ruolo di "generata <strong>da</strong>l padre", fino a far<br />
vincere a quest'ultimo ogni r<strong>it</strong>rosia <strong>da</strong>vanti al fatto di esautorare il fratello Poseidone del "dir<strong>it</strong>to"<br />
alla vendetta su colui che aveva accecato Polifemo.<br />
Athena vuole, fortissimamente vuole, rest<strong>it</strong>uire Odisseo al suo mondo. Un mondo sovvert<strong>it</strong>o <strong>da</strong>l<br />
movimento tellurico della guerra, un mondo che egli dovrà riacquisire così come lo ha lasciato,<br />
intatto. Per cui dovrà lottare fino in fondo, in una sorta di palingenesi che, pur chiedendo altro<br />
sangue, sfocerà - sempre sotto i buoni uffici della "dèa <strong>da</strong>gli occhi azzurri" - nella pace<br />
finalmente raggiunta con i maggiorenti di Itaca.<br />
Solo allora la parentesi di una guerra infame sarà finalmente chiusa, anche se tutto, fuori<br />
dell'assolato e finalmente pacifico mondo di Itaca, sarà ormai ineluttabilmente cambiato.<br />
Per sempre. Tanto che Odisseo sarà di nuovo "costretto" a partire, come gli aveva predetto<br />
Tiresia. Senza che Athena - questa volta - possa far niente per proteggerlo e farlo tornare.<br />
369. Se, frantumati i loro simulacri, / noi li scacciammo via <strong>da</strong>i loro templi, / non sono morti per ciò<br />
gli dèi. / O terra della Ionia, ancora t'amano, l'anima loro ti ricor<strong>da</strong> ancora. / Come aggiorna su te<br />
l'alba d'agosto, / nell'aria varca della loro v<strong>it</strong>a un èmp<strong>it</strong>o, / e un'eteria parvenza d'efebo, /