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sapeva che prima o poi sarebbe toccato pure a lui. Sperava solo di non trovare,<br />
dall‟altra parte, la Leggenda.<br />
Guardava con i suoi occhi scuri anche l‟indiano, seduto nella stessa posizione<br />
in cui passava gran parte delle sue giornate, con le spalle appoggiate alla parete<br />
del saloon. Più che occhi erano due strette fessure, che sembravano guardare<br />
lontano. Aldilà della folla, della strada, della Leggenda stessa. Sembravano<br />
guardare altre Leggende, infinitamente più lontane e più antiche. Sembravano<br />
guardare i suoi avi, la sua gente dispersa, la sua gioventù. Quand‟era forte, irrequieto<br />
e fiero. Quando credeva di potersi difendere e di poter difendere la<br />
propria tribù dai fucili degli uomini bianchi. Ma non fu coi fucili che gli uomini<br />
bianchi li avevano sconfitti. Quelli, col suo pugnale e le sue frecce, avrebbe<br />
saputo affrontarli. Sarebbe morto, forse, ma sarebbe morto subito. Senza dover<br />
vedere la sua gente scomparire pian piano, morire o scappare lontano.<br />
Non avrebbe dovuto vedere le loro tende marcire, il loro totem sgretolarsi al<br />
sole. Non avrebbe dovuto vedere sé stesso, seduto con le spalle appoggiate al<br />
saloon, elemosinare un bicchiere di veleno all‟uomo bianco di passaggio. Ora<br />
attendeva solo l‟inizio e la fine del duello. Conosceva la Leggenda, tutti la conoscevano,<br />
ogni tanto gli offriva un bicchiere o una sigaretta. Era un buon<br />
diavolo per essere un bianco, dopotutto, ma vedere due bianchi uccidersi tra<br />
loro era una delle poche cose, insieme alle sigarette e all‟alcool, che gli dava<br />
ancora un po‟ di piacere.<br />
C‟era lo sguardo benevolo del sindaco, presente per esser testimone<br />
dell‟ennesima impresa del suo concittadino più illustre. Si guardava bene dal<br />
chiamare l‟Autorità, come gli imporrebbe il suo incarico, ma si nascondeva tra<br />
la gente, pronto ad apparire un attimo dopo per congratularsi col vincitore<br />
come se si trattasse di una stupida gara. E come se il vincitore fosse stato lui.<br />
E un po‟ di ragione, in questo, ce l‟aveva pure. Era solo grazie alla Leggenda<br />
che quel villaggio aveva dignità di essere segnato sulle mappe, era solo grazie<br />
a lui che ogni tanto si vedeva qualche faccia nuova in giro. Anche se per poco<br />
tempo. E ogni vita stroncata per mano della Leggenda, allungava di un pochino<br />
quella del suo villaggio. Si toccò i baffi, come faceva sempre, si toccò il<br />
cravattino e si sistemò la giacca sul pancione sporgente.