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Il Canto di Tradizione Orale Il Canto di Tradizione Orale

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<strong>Il</strong> linguaggio è "metafora" delle "strutture mentali" , cioè dei contenuti e delle modalità <strong>di</strong><br />

funzionamento della mens.<br />

Forma, metafora e simbolo.<br />

<strong>Il</strong> mondo dei significati che si considera come contenuto della psiche nella sua duplicità <strong>di</strong> Luce e Ombra,<br />

<strong>di</strong> coscienza (cioè sapere acquisito e consapevole) e inconscio (cioè presenza <strong>di</strong> saperi, complessi e<br />

archetipi , che agisce senza consapevolezza), esiste come semplice funzione, operante prima che venga<br />

posta la forma rappresentante.<br />

La Forma è un'unità chiusa, complessa, e sensibile nella quale e con la quale necessariamente si presenta<br />

a noi il mondo dei significati. Come sostiene E. Cassirer quin<strong>di</strong>, cessa <strong>di</strong> contrapporsi mundus sensibilis<br />

e mundus intelligibilis, (e quin<strong>di</strong> non ha più senso una "netta" separazione tra significato e significante,<br />

contenuto ed espressione) perché i significati non possono presentarsi alla nostra coscienza se non in<br />

forma sensibile . Nulla ha significato al <strong>di</strong> fuori delle forme che rappresentano il significato stesso . <strong>Il</strong><br />

segno costituisce il mezzo per l'espressione <strong>di</strong> un senso che non può trovarsi al <strong>di</strong> fuori del segno stesso.<br />

Questo che appare un paradosso <strong>di</strong>mostra la complessità del linguaggio che non si risolve nella semplice<br />

relazione significato/significante, S/s. Come <strong>di</strong>ce Agamben, occorre porre l'attenzione sulla "barriera /",<br />

consapevoli delle ancora misteriose "stonature" implicite al processo <strong>di</strong> significazione. Una <strong>di</strong> queste è<br />

"l'equivocità" , per cui ad uno stesso linguaggio possono corrispondere <strong>di</strong>verse realtà, cosí come a una<br />

stessa realtà possono corrispondere <strong>di</strong>versi linguaggi . Per in<strong>di</strong>care lo stesso oggetto esistono <strong>di</strong>versi<br />

segni, tutti ugualmente veri, e tutti ugualmente <strong>di</strong>stanti dall'oggetto stesso, che ha subíto il passaggio <strong>di</strong><br />

tras-formazione da oggetto o fenomeno concreto alla <strong>di</strong>mensione del segno del linguaggio, con<br />

conseguente per<strong>di</strong>ta e acquisto <strong>di</strong> sensi-connotanti. Questo stato <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta-acquisto che si verifica nel<br />

processo tras-formante è quello che avviene nella metafora. La metafora è una figura in cui si in<strong>di</strong>ca un<br />

oggetto non con il termine che gli è proprio (il significato "denotante", cioè il primo dato nei vocabolari),<br />

ma con un'espressione che lo evoca secondo principi analogici. Posso ad esempio in<strong>di</strong>care l'oggetto<br />

"capigliatura" come "crine fluente" oppure come "fili dorati". In entrambi i casi si realizza una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

denotazione in quanto manca la precisione offerta dal termine che sarebbe proprio dell'oggetto; ma<br />

l'oggetto stesso si carica <strong>di</strong> connotati: nel primo caso, "crine fluente", il termine "crine" porta con sé<br />

l'immagine della criniera, quin<strong>di</strong> del cavallo, <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> selvaggio, <strong>di</strong> libero, che si <strong>di</strong>spiega nel vento,<br />

concetto rafforzato dall'aggettivo "fluente", che scivola tra le <strong>di</strong>ta, acquoso, quin<strong>di</strong> ondulato come il mare,<br />

ecc...; nel secondo caso, si mette in evidenza della capigliatura, l'aspetto filiforme, <strong>di</strong> sottigliezza<br />

estrema, del particolare della singolarità dei capelli, unito alla proprietà del colore, in questo caso non<br />

solo biondo ma anche lucente, proprio come l'oro.<br />

I contesti richiamati dalle parole coinvolte si arricchiscono reciprocamente.<br />

La metafora rappresenta l'oggetto fissando l'attenzione su alcune proprietà dell'oggetto stesso. Al<br />

medesimo modo, le varietà <strong>di</strong> linguaggi selezionano una serie <strong>di</strong> proprietà dell'oggetto, a seconda degli<br />

stimoli percepiti che variano da cultura a cultura, da uomo a uomo, ma che possono esistere anche come<br />

forme universali (questione citata in note come degli "universalia") , riflettendo nel segno le "marche<br />

semantiche" selezionate perché sentite come espressive e significative.<br />

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