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Il Canto di Tradizione Orale Il Canto di Tradizione Orale

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Un aspetto niente affatto secondario è quello della scelta dei testi verbali. Quasi tutte le forme<br />

<strong>di</strong> canto (ad eccezione del mutu ) si avvalgono <strong>di</strong> poesie dei più celebrati poeti in lingua sardo-<br />

logudorese e il bravo cantore si fa vanto <strong>di</strong> non ripetersi proponendo testi sempre nuovi e<br />

rispettarne, pur nello sviluppo melismatico dei virtuosismi, gli accenti, la struttura metrica e il<br />

contenuto. Si preferiscono i poeti classici, ma possono essere accolti anche testi contemporanei<br />

purché incentrati sui temi consueti: l'amore e la natura. Nei canti <strong>di</strong> area gallurese, in parte<br />

accolti nelle "gare", prevale l'anonimato della matrice popolare ma per alcune forme più nobili,<br />

come la <strong>di</strong>sispirata, si ricorre a poeti della tra<strong>di</strong>zione locale, tra i quali spicca il settecentesco<br />

Gavino Pes. Si può <strong>di</strong>re, anzi, che il canto con chitarra e, in Barbagia il canto a tenore ,<br />

abbiano assolto al compito <strong>di</strong> dare larghissima <strong>di</strong>ffusione a una letteratura in lingua sarda che,<br />

se si valuta l'alto tasso <strong>di</strong> analfabetismo registrato sino alle soglie degli Anni Cinquanta,<br />

sarebbe rimasta quasi del tutto sconosciuta.<br />

Secondo l'opinione <strong>di</strong> Paolo Pillonca, il più<br />

accre<strong>di</strong>tato stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> poesia sarda<br />

improvvisata e <strong>di</strong> gare poetiche, la prima sfida<br />

pubblica dei "poeti a braccio" ha avuto luogo a<br />

Ozieri il 15 settembre 1896 in occasione della<br />

festa della Madonna del Rime<strong>di</strong>o. Risulta da<br />

interviste e testimonianze sparse che più o<br />

meno negli stessi anni, ma in forma più<br />

ru<strong>di</strong>mentale, ebbero inizio le prime sfide <strong>di</strong><br />

canto con chitarra. Non si svolgevano ancora<br />

sul palco, ma in una bettola o in piazza. In<br />

ciascun paese si davano convegno i più noti<br />

cantori del circondario e i giovani ancora<br />

sconosciuti per confrontarsi in estenuanti<br />

competizioni che duravano <strong>di</strong>verse ore e che<br />

potevano coinvolgere sino a una decina <strong>di</strong><br />

sfidanti. Era una gara vera e al vincitore<br />

(secondo una giuria designata dal comitato<br />

della festa) andava un premio in denaro. Ma ben presto la qualità spettacolare <strong>di</strong> queste sfide<br />

consigliò <strong>di</strong> scegliere un numero ristretto <strong>di</strong> cantori (da tre a quattro) e <strong>di</strong> portarli sullo stesso<br />

palco che ospitava le gare poetiche. Prima dell'inizio della sfida tra i poeti, aveva dunque luogo<br />

la "gara" <strong>di</strong> canto, ormai già intesa come confronto accademico poiché ai partecipanti veniva<br />

riconosciuta pari ricompensa. L'abbinamento con la sfida tra i poeti spiega il <strong>di</strong>radarsi delle<br />

gare <strong>di</strong> canto dal 1932 al 1938 quando, accogliendo lagnanze del clero e rimbrotti dei prefetti,<br />

si decretò il <strong>di</strong>vieto delle gare poetiche poiché i temi trattati e, soprattutto le argomentazioni in<br />

ottava degli improvvisatori, contenevano concetti giu<strong>di</strong>cati lesivi della religione o poco in linea<br />

con il regime fascista. Nel 1938, con il Testo Unico <strong>di</strong> Pubblica Sicurezza, le gare poetiche

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