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Il Canto di Tradizione Orale Il Canto di Tradizione Orale

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organizzati la trasmissione orale e l'appren<strong>di</strong>mento attraverso l'ascolto rivestono ancora una<br />

basilare importanza. Non tutti i coristi sanno leggere la musica - anzi in alcuni dei più famosi<br />

cori della regione si contano sulle punta delle <strong>di</strong>ta i cantori che possiedono queste capacità - e i<br />

canti vengono insegnati dal maestro attraverso delle strategie assai prossime a quelle della<br />

tra<strong>di</strong>zione orale (ascolto/imitazione, passaggio "bocca-orecchio"). Ogni coro trentino<br />

me<strong>di</strong>amente ha in repertorio <strong>di</strong>verse decine <strong>di</strong> canti. Pertanto ciascun corista - che come si è<br />

detto nella maggior parte dei casi non conosce o non usa la scrittura musicale - deve ricordare<br />

un numero altrettanto elevato <strong>di</strong> linee melo<strong>di</strong>che. Basta questa semplice osservazione per<br />

<strong>di</strong>mostrare il legame essenziale fra la coralità organizzata e la polivocalità tra<strong>di</strong>zionale: solo<br />

delle armonizzazioni fortemente ra<strong>di</strong>cate nel bagaglio culturale dei coristi possono essere<br />

memorizzate in questo modo. Se ciò non fosse l'uso della scrittura sarebbe in<strong>di</strong>spensabile. Se<br />

cioè le armonizzazioni non rispettassero in certo modo le basi <strong>di</strong> quella competenza polivocale<br />

<strong>di</strong> cui abbiamo parlato (e fossero realizzate, per esempio, sui modelli della musica d'arte<br />

barocca, o romantica o comunque lontana della musica etnica) certamente non sarebbe<br />

possibile la loro memorizzazione per dei cantori non professionisti come sono quelli dei cori<br />

alpini.<br />

Del resto Silvio Pedrotti (che gentilmente mi ha parlato della sua attività musicale nel corso <strong>di</strong><br />

un lungo incontro nel febbraio 1997) mi ha raccontato che la commissione del coro SAT ha<br />

richiesto ed ottenuto che niente meno Arturo Benedetti Michelangeli correggesse le proprie<br />

armonizzazioni in alcuni punti in cui esse risultavano <strong>di</strong>fficilmente eseguibili, cioè -<br />

verosimilmente - lontane dal modello standard.<br />

Al <strong>di</strong> là del fatto tecnico-musicale il mondo della coralità organizzata è interessante anche per<br />

la <strong>di</strong>mensione sociale comunque compresa nella sua attività. Far parte <strong>di</strong> un coro è<br />

essenzialmente motivo <strong>di</strong> aggregazione comunitaria: il concerto o l'incisione <strong>di</strong>scografica - al<br />

contrario <strong>di</strong> quanto pensano alcuni stu<strong>di</strong>osi - sono solo un pretesto per l'attività corale, non il<br />

suo scopo primario, che è invece, stare insieme, ritrovarsi dopo il lavoro. Al <strong>di</strong> fuori dei concerti<br />

e delle relative prove preparatorie, i coristi si ritrovano spesso, cantando insieme brani del<br />

repertorio specifici del coro <strong>di</strong> cui fanno parte, brani <strong>di</strong> altri cori o brani tra<strong>di</strong>zionali e non<br />

armonizzati. È in tali occasioni informali che si manifesta pienamente la sostanziale<br />

competenza tra<strong>di</strong>zionale (polifonia trentina) con<strong>di</strong>visa da tutti i coristi trentini: per esempio<br />

nella capacità (che ho <strong>di</strong>rettamente rilevato) <strong>di</strong> eseguire canti <strong>di</strong> cui non sono note le parti o <strong>di</strong><br />

proporre imme<strong>di</strong>atamente l'accompagnamento a più voci <strong>di</strong> una linea melo<strong>di</strong>ca appena<br />

ascoltata. Basta che qualcuno intoni una melo<strong>di</strong>a e subito c'è chi la raddoppia una terza sopra<br />

(o sotto) e chi aggiunge una parte <strong>di</strong> basso secondo lo schema della musica tra<strong>di</strong>zionale prima<br />

citato.<br />

D'altra parte se si analizzasse la struttura profonda dei repertori utilizzati dai <strong>di</strong>versi cori,<br />

sfrondandola degli artifici e dei manierismi superficiali, sono certo che emergerebbe<br />

chiaramente l'ossatura base della polivocalità alpina - magari volutamente inquadrata dentro

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