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Il Canto di Tradizione Orale Il Canto di Tradizione Orale

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Campli lungo il versante orientale del Gran Sasso (zona teramano-pescarese) o all’orazione de “<strong>Il</strong> miracolo del<br />

glorioso Sant’Antonio da Padova” il cui testo trovò <strong>di</strong>ffusione su foglio volante stampato dal “Premiato<br />

Stabilimento Tipografico Giuseppe Campi <strong>di</strong> Foligno”. Nell’immaginario conta<strong>di</strong>no, le due figure coincidono<br />

tanto che alcune squadre, per l’occasione del 17 gennaio, eseguono in<strong>di</strong>stintamente i canti riferiti all’uno o<br />

all’altro santo. La quasi totalità dei canti presenta nel testo poetico una traccia cronologica espositiva così<br />

schematizzata: saluto della compagnia e presentazione del fatto che si sta per narrare; illustrazione della vita<br />

penitente e contemplativa del santo; tentazioni e vittoria del santo; questua con richiesta <strong>di</strong> beni alimentari;<br />

commiato con bene<strong>di</strong>zione, saluti ed auguri. Una particolarità dei canti <strong>di</strong> questua <strong>di</strong> Sant’Antonio – come per il<br />

canto <strong>di</strong> questua del Giovedì Santo - è quella <strong>di</strong> poter intonare le strofe su due tracce esecutive: la doppië e la<br />

sdoppië. <strong>Il</strong> modo doppië si caratterizza per l’andamento più lento e per lo sviluppo strofico con ripetizioni degli<br />

ultimi due versi o <strong>di</strong>stici; il modo sdoppië si basa su un ritmo terzinato più veloce e la strofa poetica non subisce<br />

<strong>di</strong>latazioni nella fase esecutiva. A seconda dei casi e della fretta che i suonatori hanno – “…cchiù facemë prestë<br />

a candà e cchiù casë giremo…!”- si sceglie al momento la formula da adottare. I canti sono eseguiti su ritmi<br />

binari puntati o su ritmi ternari.<br />

<strong>Canto</strong> <strong>di</strong> questua<br />

Squadra <strong>di</strong> Palmoli<br />

E dumane è cullu gran Sandë<br />

A Palmoli (Ch), la tra<strong>di</strong>zione questuante risale, al ricordo dei più anziani, agli inizi del novecento ma le sue<br />

ra<strong>di</strong>ci sono ben più remote. La squadra <strong>di</strong> Palmoli oggi è composta da soli uomini <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse generazioni,<br />

con<strong>di</strong>zione ideale questa per la conservazione spontanea della cultura orale. I protagonisti sono: Venanzio Tilli,<br />

Angelo Marulli, Clau<strong>di</strong>o De Sanctis, Felice Meo (fisarmonica), Ferrara Marco, Donato Ferraina, Andrea Ferrara,<br />

Rodolfo De Sanctis (grancassa), Massimo Ricci (piatti). Gli elementi tematici descrivono: l’eremitaggio del<br />

santo; Gesù che lo chiama dalla croce assieme alla Madonna che prega San Michele; la bene<strong>di</strong>zione del Santo<br />

alla famiglia visitata; la richiesta <strong>di</strong> doni alimentari. L’esecuzione lenta ed in forma corale all’unisono ricreano<br />

un clima <strong>di</strong> grande me<strong>di</strong>tazione e coinvolgimento religioso. Di particolare rilievo sono le cesure (respiri) a metà<br />

parola poste a fine verso, elemento esecutivo ricorrente nel canto tra<strong>di</strong>zionale.<br />

1- E dumane è cullu gran Sandë<br />

e dumane è cullu gran Sandë<br />

e dumane è cullu gran Sandë<br />

è Sand’Andunji Sandë<br />

è Sand’Andunji Sandë<br />

2- Sand’Anduji s’è misse in gammine<br />

jave vistutë da pellegrina<br />

3- Chi nu cambanelle in manë<br />

jave Gesù che richiamavë<br />

4- Li chiamava a yalda voce

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