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Il Canto di Tradizione Orale Il Canto di Tradizione Orale

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fatta cun na villana, e te la rendo ch'un cita<strong>di</strong>n." Anche la nostra sposa "mal maritata" avrà<br />

avuto qualcosa da rimproverare al marito.<br />

14: Erano tre sorelle<br />

<strong>Canto</strong> <strong>di</strong>ffusissimo, presente nella tra<strong>di</strong>zione orale <strong>di</strong> varie regioni del nord e del sud d'Italia. È<br />

pervaso da un'atmosfera onirica e denso <strong>di</strong> simbolismi. <strong>Il</strong> tema è quello dell'iniziazione<br />

all'amore, simboleggiata dalla caduta in mare dell'anello. Le <strong>di</strong>verse versioni presentano esiti<br />

altrettanto <strong>di</strong>fferenziati, proprio come nella vita. Nigra, che titola la canzone "La pesca<br />

dell'anello" [66], riporta un'opinione dotta secondo la quale il motivo della pesca dell'anello<br />

avrebbe "qualche lontana relazione con la leggenda dell'uomo-pesce, incarnata nel pugliese,<br />

messinese, o catanese Nicola-Pesce, detto Cola-Pesce, la quale, per suggerimento <strong>di</strong> Goethe,<br />

fornì a Schiller l'argomento d'una delle sue celebri ballate" (Nigra, p. 415). Va detto che il<br />

motivo delle tre sorelle in attesa <strong>di</strong> scoprire l'amore sulla riva del mare si ritrova in un'anonima<br />

poesia provenzale del 12'-13' secolo, il cui incipit recita: "Trois sereurs seur rive mer |<br />

chantent cler" ("Tre sorelle sulla riva del mare | cantano con voci chiare") [cfr. Poesia dell'età<br />

cortese. p 422 / A Roncaglia -- Milano : 1961]. Chissà che una più attenta ricerca nella vasta<br />

materia della lirica me<strong>di</strong>evale non possa portare ad in<strong>di</strong>viduare più strette ascendenze.<br />

15: Son tornata dalla Francia<br />

<strong>Canto</strong> d'amore sublimato o semplicemente<br />

impossibile; lei non è "né montanara né citta<strong>di</strong>na",<br />

è invece una creatura soprannaturale, immacolata<br />

come un giglio, forse scaturita da qualche antica<br />

leggenda celtica. Anche qui il riferimento alla<br />

poesia me<strong>di</strong>evale (un altro anonimo del 11'-12'<br />

secolo) è certo, anche se frammentario. Vi si trova<br />

il tema dell'incontro, la provenienza dalla Francia,<br />

il riferimento alla veste (che nell'antica poesia è<br />

descritta nel dettaglio), e infine la <strong>di</strong>chiarazione delle origini soprannaturali della fanciulla: "La<br />

seraine ele est ma mere, qui chantent in la mer salee | Et plus haut rivage" ("La sirena è mia<br />

madre, | Che canta nel mare salso | Dove più fonda è la costa") [cfr. Roncaglia. p 417].<br />

16: Adré la riva de lu mâr<br />

L'incontro tra la pastorella e il cavaliere è il più classico esempio dell'ascendenza me<strong>di</strong>evale dei<br />

canti <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione del Nord Italia. Già il Nigra ne in<strong>di</strong>cava la sicura corrispondenza con il<br />

Carmen 119 dei celebri Carmina Burana (12'-13' secolo) reperiti nel monastero <strong>di</strong><br />

Bene<strong>di</strong>ktbeuren (da cui il nome della raccolta) in Baviera. <strong>Il</strong> finale della canzone è invece<br />

analogo ad altri due carmi della stessa raccolta (120 e 52). Stranamente incruenta la punizione<br />

paventata per l'eventuale infedeltà della pastora. <strong>Il</strong> canto affonda le sue ra<strong>di</strong>ci nel repertorio <strong>di</strong><br />

quegli scolari vagabon<strong>di</strong> "vestiti da chierici, che nel 12' secolo e seguente, col nome <strong>di</strong> Goliar<strong>di</strong>,<br />

giravano da scuola a scuola, da Bologna a Parigi, da Colonia a Pavia, da Toledo a Salerno..."<br />

[Nigra. p 421-434]. <strong>Il</strong> motivo dell'uccisione del lupo e della profferta amorosa è al centro anche<br />

del componimento <strong>di</strong> Adam de la Halle (13' sec.). La comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Robin e Marion, mentre il<br />

tentativo <strong>di</strong> seduzione della pastorella da parte del cavaliere era motivo <strong>di</strong>ffusissimo che dal<br />

trovatore Marcabru, vissuto nel 12' secolo ("L'autrier jost'una sebissa | trobei pastora<br />

mestissa..."), è pervenuto nelle ballate lirico-narrative dell'Italia settentrionale. <strong>Il</strong> canto è qui<br />

eseguito in forma <strong>di</strong> stranòt, con la melo<strong>di</strong>a del canto che si svolge parallelamente a quella del<br />

piffero esaltando le doti vocali della canterina.

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