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Il Canto di Tradizione Orale Il Canto di Tradizione Orale

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6-Appunti per una ricerca etnomusicologica<br />

nel territorio <strong>di</strong> Paluzza<br />

Un ra<strong>di</strong>cato luogo comune vuole che “oramai” la musica <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione orale sia del tutto<br />

scomparsa (o comunque in via <strong>di</strong> rapida sparizione) e solo interrogando qualche arzillo<br />

vecchietto con buona memoria sia possibile, forse, “ricostruire” le “antiche melo<strong>di</strong>e del<br />

popolo”. Al riguardo probabilmente i lettori ricorderanno la grottesca caricatura presentata nel<br />

film <strong>di</strong> Mario Monicelli, Speriamo che sia femmina, dove il personaggio interpretato da Paolo<br />

Hendel, alla ricerca <strong>di</strong> “arcaiche testimonianze del mondo conta<strong>di</strong>no” va a registrare dei canti<br />

da una vecchina in letto <strong>di</strong> morte, salvo poi scoprire — dopo che i suoi “preziosi” nastri<br />

finiscono <strong>di</strong>strutti — che quei canti nella zona li conoscevano tutti, anche la sua giovane<br />

fidanzata (Giuliana De Sio). In realtà basta andare in giro con le “orecchie ben aperte” per<br />

trovare ancora oggi in tutta Italia un notevole patrimonio <strong>di</strong> canti <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione orale. Canti<br />

conosciuti non solo dagli anziani ma anche da numerosi giovani (1) che vengono eseguiti<br />

normalmente, soprattutto nelle occasioni in cui una comunità si incontra, nelle feste e nelle<br />

ricorrenze pubbliche e private. Certamente i canti che oggi si ascoltano sono ben <strong>di</strong>versi da<br />

quelli del passato. È questo un assunto che deve essere ben chiaro onde evitare<br />

frainten<strong>di</strong>menti. La tra<strong>di</strong>zione orale non è qualcosa <strong>di</strong> immutabile: essa cambia con il<br />

succedersi delle generazioni, mo<strong>di</strong>ficando ed adattando i repertori alle nuove realtà della vita<br />

sociale, abbandonandone definitivamente altri, man mano che vengono meno i contesti e le<br />

funzioni cui erano connessi. Così ad esempio è del tutto normale che certi canti corali legati ai<br />

lavori agricoli del passato siano del tutto scomparsi con la <strong>di</strong>ffusione delle macchine: che senso<br />

avrebbe (e come si potrebbe) cantarli oggi, che so, sul trattore? D'altra parte le trasformazioni<br />

nella musica tra<strong>di</strong>zionale non sono certo una novità della nostra epoca. Di esse, ad esempio, si<br />

lagnava più <strong>di</strong> un secolo fa il folklorista trentino Nepomuceno Bolognini il quale <strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong><br />

raccogliere i testi dei canti del popolo che secondo lui «a poco a poco vanno scomparendo,<br />

soffocati e rimpastati dall'invadente affratellamento dei popoli che viene, viene a corsa sfrenata<br />

nei posti <strong>di</strong> terza classe delle ferrovie e dei tram a vapore o a cavalli che sia»! (2)<br />

Al contrario <strong>di</strong> ciò che spesso si pensa, l’etnomusicologo non ha il compito <strong>di</strong> “ricostruire” il<br />

passato o attribuire “etichette” <strong>di</strong> autenticità a quanto viene ancor oggi eseguito. Egli,<br />

piuttosto, si propone <strong>di</strong> registrare e stu<strong>di</strong>are i cambiamenti in corso ed interpretarli alla luce<br />

delle o<strong>di</strong>erne <strong>di</strong>namiche della nostra società. (3). Quello che segue è un progetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

etnomusicologico sulla musica <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione orale dell'Arco Alpino. Obiettivo <strong>di</strong> tale iniziativa è<br />

infatti la definizione dell'o<strong>di</strong>erna <strong>di</strong>namica della musica etnica alpina, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are cioé cosa,<br />

quando e come viene oggi eseguito nei paesi e nelle <strong>di</strong>verse comunità valligiane, con<br />

particolare riguardo al canto polivocale, (4) ritenuto — come <strong>di</strong>rò tra poco — una delle sue più<br />

importanti espressioni. In questo contesto lo scrivente, insieme con un gruppo <strong>di</strong> studenti ha

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