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Il Canto di Tradizione Orale Il Canto di Tradizione Orale

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5-<strong>Il</strong> canto <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione orale a Cosola<br />

<strong>Il</strong> rimpianto per un mondo caratterizzato da durezze e povertà, ma anche da momenti <strong>di</strong><br />

convivialità e socializzazione oggigiorno quasi inconcepibili, si traduce sempre più spesso nella<br />

volontà <strong>di</strong> valorizzarne gli aspetti positivi. Gli abitanti <strong>di</strong> Còsola in alta val Borbera, non<br />

<strong>di</strong>versamente dai loro vicini delle valli confinanti, benché costretti dal corso degli eventi a<br />

vivere e lavorare altrove, hanno conservato un forte legame affettivo per il loro paese, come<br />

pure per quel ricchissimo patrimonio <strong>di</strong> canti che un tempo risuonavano in ogni momento della<br />

giornata: si cantava nell'aperto dei pascoli, accudendo le bestie o sfalciando i campi,<br />

trebbiando il grano o scartocciando il granturco, nel calore delle stalle, tra il fumo dell'osteria<br />

come tra l'incenso della chiesa. E si cantava nei momenti rituali del matrimonio e del<br />

carnevale, quando risuonavano anche le note del piffero. Un tempo il piffero era anche<br />

utilizzato per accompagnare la melo<strong>di</strong>a degli stranôt, canti rituali o narrativi, <strong>di</strong>ffusi in tutte le<br />

valli delle Quattro Province. A Cosola era attivo lo stimato pifferaio Damiano Figiacone che si<br />

<strong>di</strong>stingueva anche come cantore. <strong>Il</strong> canto religioso rappresenta un importante capitolo nella<br />

tra<strong>di</strong>zione canora locale, passata e<br />

presente. Quasi tutti i canterini del paese<br />

sono anche esecutori <strong>di</strong> canti liturgici.<br />

A Cosola, come altrove nelle valli delle<br />

Quattro Province, convivevano il canto a<br />

terze (basato cioè su intervalli <strong>di</strong> terza),<br />

<strong>di</strong>ffuso in varie modalità in tutta l'Italia<br />

settentrionale, e il trallalero ligure, canto<br />

genovese dalla caratteristica<br />

impostazione contrappuntistica. Si ritiene<br />

che questo stile <strong>di</strong> canto sia stato portato<br />

dai primi villeggianti genovesi, anche se determinante potrebbe essere stata la presenza <strong>di</strong><br />

squadre <strong>di</strong> trallalero nella vicina valle Scrivia, e il passaggio dei mulattieri che portavano merci<br />

dal genovesato verso l'entroterra e viceversa. Gli stessi cantori eseguivano entrambi i<br />

repertori, anche se il trallalero era considerato un canto più esclusivo e "professionale", mentre<br />

più libero, conviviale e alla portata <strong>di</strong> tutti era considerato il canto locale.<br />

Nella squadra <strong>di</strong> trallalero, come <strong>di</strong> consueto, si avvicendavano vari canterini, anche se si<br />

possono in<strong>di</strong>care alcuni membri pressoché stabili del gruppo: Ivo Burrone, Sergio Negro,<br />

Biagio Novelli "Biazen", il figlio Luigi Novelli, Cornelio Callegari, Giovanni Negro "Péveri",<br />

Davide Novelli "Dolu". In particolare, il baritono (cuntrubassu) Sergio Negro è stato attivo per<br />

alcuni anni anche nella squadra <strong>di</strong> Grondona ed ha preso parte alle registrazioni effettuate nel<br />

1982 da Mauro Balma per il suo stu<strong>di</strong>o de<strong>di</strong>cato alla polivocalità della montagna pavese [La<br />

polivocalità della montagna pavese / Mauro Balma (( Pavia e il suo territorio -- Silvana : Milano<br />

: 1990].

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