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Il Canto di Tradizione Orale Il Canto di Tradizione Orale

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più parti: - il recipiente che è solitamente un barile. Non a caso il poeta Giuseppe Altobello<br />

scriveva: Cu nu varile viecchie haj'accurdate/ nu piezze de bufù pe cunte mije. <strong>Il</strong> varile è<br />

spesso <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni, ma può essere anche un piccolo barilotto d'uso domestico oppure<br />

una grande e panciuta botte da cantina. In talune tra<strong>di</strong>zioni, in sostituzione del classico barile<br />

viene utilizzata la tina per la raccolta del mosto. Meno frequentemente possono essere<br />

impiegati quale 'cassa <strong>di</strong> risonanza' pure recipienti in metallo o <strong>di</strong> terracotta e quant'altro può<br />

servire all'uso. - la membrana, che negli strumenti grossi è una pelle <strong>di</strong> capra o agnello,<br />

mentre in quelli piccoli e moderni può essere <strong>di</strong> altra natura, anche sintetica. Quando la pelle<br />

viene sistemata sulla circonferenza superiore del barile, il suo pelo è rivolto verso l'interno del<br />

risuonatore (camera <strong>di</strong> risonanza);- la fune con la quale si lega la pelle al recipiente. La fune,<br />

soprattutto nei gran<strong>di</strong> bufù, viene ulteriormente stretta e tenuta in massima tensione con una<br />

mazza-tirante;<br />

- il bastone, realizzato in legno oppure con una solida canna <strong>di</strong> grossezza proporzionata alle<br />

<strong>di</strong>mensioni del bufù. Nei gran<strong>di</strong> strumenti (come ad esempio i bufù sepinesi) il bastone è<br />

piuttosto lungo e robusto, mentre nei bufù <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni inferiori è più sottile e breve. <strong>Il</strong><br />

bastone viene allacciato al centro della pelle dello strumento con un semplice sistema<br />

d'assemblaggio: si preme una estremità della mazza sulla membrana ottenendo una sacca<br />

d'alloggiamento, quin<strong>di</strong> con un laccio si serra la sacca intorno alla mazza. Affinché la legatura<br />

sia stabile i costruttori intaccano con un coltello il bastone, ottenendo così delle scanalature<br />

intorno alle quali il laccio trova un saldo appiglio. <strong>Il</strong> tamburo a frizione è <strong>di</strong> due tipi: stanziale e<br />

portativo. È stanziale quello costruito con una grossa cassa <strong>di</strong> risonanza, le cui considerevoli<br />

<strong>di</strong>mensioni consentono <strong>di</strong> suonarlo solo 'a posto fisso', cioè stando fermi in un luogo. Questo<br />

tipo <strong>di</strong> strumento deve essere frizionato a mani doppie, ovvero si fanno scivolare lungo il suo<br />

bastone entrambe le mani. Invece, è portativo il tamburo a frizione che può essere suonato<br />

mentre viene trasportato; il suonatore, infatti, lo tiene con un braccio e ne friziona il bastone<br />

con la mano dell'altro braccio. Nel Molise sono usati entrambi i tipi, con una prevalenza <strong>di</strong><br />

quello stanziale.<br />

Le maitunate<br />

La nostra regione conserva un ricchissimo repertorio <strong>di</strong> maitunate <strong>di</strong> Capodanno (che in taluni<br />

luoghi vengono dette capodannare). Molti testi sono stati documentati in pubblicazioni, altri<br />

sono affidati solo alla tra<strong>di</strong>zione orale. Una delle componenti fondamentali <strong>di</strong> questo repertorio<br />

cantato è l'improvvisazione. I cantori, infatti, sovente creano al momento dell'esecuzione nuovi<br />

versi, sia essi d'augurio, <strong>di</strong> scherno, <strong>di</strong> richiesta <strong>di</strong> cibarie. L'improvvisazione si rende<br />

necessaria anche per il fatto che i canti si in<strong>di</strong>rizzano, <strong>di</strong> volta in volta, a determinati<br />

personaggi del paese (autorità, amici, parenti) e vanno quin<strong>di</strong> adattati al nome <strong>di</strong> detti<br />

personaggi e a fatti e circostanze <strong>di</strong> cui durante l'anno essi sono stati protagonisti. Ecco un<br />

esempio che parla <strong>di</strong> un tale Giovanni <strong>di</strong>venuto papà: Chesta maitunata la faceme a cumpare<br />

Giuvanne/ ca la mugliera ze figliate propria auanne. Eccone un altro che allude al vizio del

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