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Il Canto di Tradizione Orale Il Canto di Tradizione Orale

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Sull'onda della ricerca e dell'interesse folkrevivalistico degli anni Sessanta, i canterini cosolani<br />

hanno preso parte nel 1968 alle celebrazioni per l'ottavo centenario della fondazione della città<br />

<strong>di</strong> Alessandria. La prematura scomparsa <strong>di</strong> gran parte dei componenti del gruppo e la parziale<br />

<strong>di</strong>sgregazione del tessuto comunitario hanno purtroppo posto termine all'esperienza <strong>di</strong> una<br />

squadra prestigiosa. <strong>Il</strong> trallalero cosolano resta documentato da sei tracce registrate nel 1958<br />

da Pietro Negro "Pidron", un cosolano immigrato in Argentina, mentre esempi del canto<br />

tra<strong>di</strong>zionale locale sono contenuti in un nastro registrato dal parroco del paese don Romolo<br />

Boccardo, alla vigilia della partecipazione dei canterini alla manifestazione <strong>di</strong> Alessandria,<br />

presso l'Albergo del Ponte: la prima<br />

voce è quella <strong>di</strong> Battista Negro, zio<br />

<strong>di</strong> Giovanna e Romana.<br />

Accanto alla pratica del canto<br />

polivocale esisteva a Cosola un<br />

vastissimo repertorio lirico-<br />

narrativo, spesso su melo<strong>di</strong>e<br />

arcaiche, talvolta in forma <strong>di</strong><br />

stranôt. Si tratta <strong>di</strong> un repertorio<br />

facilmente riconducibile, pur nelle<br />

varianti locali, alla classificazione operata dal Nigra (1828-1907), il <strong>di</strong>plomatico canavesano<br />

che realizzò la prima raccolta sistematica <strong>di</strong> canti popolari piemontesi [Canti popolari del<br />

Piemonte / Costantino Nigra -- Torino : 1974]. Di questi canti erano spesso depositarie le<br />

donne, e a Cosola è rimasta una preziosa documentazione del repertorio <strong>di</strong> Mafalda e Maria<br />

Negro, raccolto intorno alla fine degli anni Settanta dai ricercatori del Centro <strong>di</strong> Cultura<br />

popolare "G. Ferraro" <strong>di</strong> Alessandria. Le due sorelle, dotate <strong>di</strong> una memoria pro<strong>di</strong>giosa, sono<br />

tuttora fonte <strong>di</strong> trasmissione orale per alcuni dei canterini protagonisti <strong>di</strong> questa raccolta.<br />

L'esperienza della monda è unanimemente riconosciuta come una delle principali fonti <strong>di</strong><br />

arricchimento del patrimonio canoro della comunità, e il repertorio lirico-narrativo è per lo più<br />

caratterizzato dall'utilizzo <strong>di</strong> un <strong>di</strong>aletto che potremmo definire<br />

"letterario", ma sicuramente più vicino ai <strong>di</strong>aletti parlati in Lomellina<br />

e nel Vercellese. Nel repertorio locale entrarono anche i canti della<br />

Grande guerra, ma non sembra ne sia rimasta traccia<br />

considerevole, come pure legati alla contingenza storica sono<br />

rimasti i canti della Resistenza.<br />

Impossibile ricordare in questo spazio limitato tutti i cosolani che si<br />

<strong>di</strong>stinsero nella quoti<strong>di</strong>ana pratica del canto tra<strong>di</strong>zionale. Ci<br />

limitiamo ad un cenno a quei suonatori che furono protagonisti delle<br />

innumerevoli occasioni festive e rituali che animavano la vita del<br />

borgo appenninico, come il bravissimo fisarmonicista Mario Negro, i<br />

fisarmonicisti Luciano Burrone e il figlio Silvano. Anche il clarinettista Giovanni Burrone, detto

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