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Il Canto di Tradizione Orale Il Canto di Tradizione Orale

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dell'elemento accentato richiede lo scoppio <strong>di</strong> una pressione . Chi percepisce rivive secondo un principio<br />

isomorfico, lo sforzo articolatorio della persona parlante.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione degli accenti (che non avrebbe senso senza implicare l'alternanza con momenti <strong>di</strong><br />

rilassamento come il movimento binario del respiro precedentemente visto) crea movimento, ritmo,<br />

<strong>di</strong>namiche corporee.<br />

L'accento enfatico in particolare serve retoricamente ad evidenziare accanto agli accenti grammaticali,<br />

certe prominenze <strong>di</strong> senso che si richiamano, per i meccanismi fisiologici coinvolti (come l'attività<br />

particolarmente vigorosa dei muscoli respiratori e un'iperventilazione o getto violento d'aria all'esterno),<br />

allo stato fisico-psico-emotivo della collera e dell'uomo che si prepara al combattimento tramite una<br />

simulazione della battaglia.<br />

"L'accento si carica <strong>di</strong> vibrazioni significative ed emotive (lo stupore, l'esultanza,<br />

la collera, lo slancio passionale...), emergendo sopra il tessuto delle altre<br />

parole."<br />

Gli accenti metrici (accento ritmico) costanti <strong>di</strong> certa poesia invece, richiamano un andamento<br />

altalenante, ninnante, <strong>di</strong> danza; danno la sicurezza <strong>di</strong> un ritmo che ritorna sempre uguale, circolare. V.<br />

Mathieu sottolinea come il ritmo circolare sia un tentativo <strong>di</strong> sottrarsi al <strong>di</strong>venire e quin<strong>di</strong> alla morte, un<br />

tentativo <strong>di</strong> rinchiudere l'infinito e avere la illusione <strong>di</strong> poter controllare quello che segue, il futuro.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione degli accenti e la qualità dell'accentazione, più o meno marcata, costante o meno,<br />

costituisce quin<strong>di</strong> un ulteriore in<strong>di</strong>catore d'analisi dello stile vocale.<br />

<strong>Il</strong> tempo<br />

Mai come nel Novecento si è messa in <strong>di</strong>scussione la <strong>di</strong>mensione temporale, relativizzandola.<br />

Con Einstein il tempo è <strong>di</strong>ventato una coor<strong>di</strong>nata e una variabile; con Bergson si è riflettuto su un tempo<br />

interiore che possiede un proprio flusso e un proprio ritmo.<br />

Esiste un tempo "naturale" dovuto all'incessante ritorno del giorno e della notte, delle stagioni, delle<br />

maree. Esiste un tempo artificiale e convenzionato: i secon<strong>di</strong> <strong>di</strong> un orologio per esempio. Esiste un tempo<br />

interiore: il tempo dei ricor<strong>di</strong>, il tempo delle emozioni, il tempo onirico, ...assolutamente elastici.<br />

La modalità <strong>di</strong> misurazione della velocità dell'eloquio (come avviene ad esempio in I. Fonagy o nello<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> L. Anolli e R. Ciceri) del parlato calcolata in funzione della durata delle pause e della velocità <strong>di</strong><br />

articolazione delle sillabe e al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare le <strong>di</strong>fferenze in relazione ai <strong>di</strong>versi stati psico-emotivi,<br />

deve essere affiancato da altre considerazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne percettivo.<br />

Affermando come in<strong>di</strong>ssolubile il legame tra un fenomeno sonoro e la percezione <strong>di</strong> esso, ossia l'uno<br />

esiste solo se esiste l'altro, non si può prescindere dal considerare l'aspetto percettivo oltre a quello<br />

fisico.<br />

Durante il canto ad esempio la velocità d'eloquio fisicamente si <strong>di</strong>lata, e viene percepito <strong>di</strong>versamente in<br />

situazioni <strong>di</strong>verse.<br />

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