Quale futuro per i produttori di latte in Italia? - Centro Ricerche ...

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IL PROGETTO INNOVALATTE 2030
2. assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie
in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che
lavorano nell’agricoltura;
3. stabilizzare i mercati;
4. garantire la sicurezza degli approvvigionamenti;
5. assicurare prezzi ragionevoli nella distribuzione ai consumatori.
Mentre alcuni di questi obiettivi, strettamente correlati tra loro, sono
stati raggiunti nel volgere di pochi anni, altri non sono stati raggiunti con
lo stesso successo, anche perché mettevano in relazione finalità in antitesi
tra di loro, come, per esempio, il miglioramento del reddito degli agricoltori
e i prezzi ragionevoli ai consumatori. Il tentativo di raggiungere questi
obiettivi facendoli convivere tra di loro ha rappresentato un lungo lavoro
di continua revisione della PAC, anche alla luce degli stravolgimenti politici
ed economici avvenuti negli ultimi decenni. Basti pensare alla caduta
del muro di Berlino e quindi alla fine della guerra fredda e all’allargamento
della Unione europea a 27 Paesi, decisamente impensabile all’epoca del
trattato di Roma. Un altro elemento non trascurabile è stato la nascita
dell’euro, che ha legato indissolubilmente le economie agricole di alcuni
Paesi chiave europei, in particolare i fondatori della Unione europea, tra
cui Francia, Germania e Italia.
Facendo però un passo indietro, già a pochi anni dalla sua applicazione
la PAC inizia a mostrare i propri limiti, in particolare a causa di un incremento
delle produzioni tale da non poter essere assorbito dal consumo
interno. In linea di principio era un elemento positivo che permetteva di
raggiungere gli obiettivi 1, 4 e in parte 5, creando problemi però al raggiungimento
dei punti 2 e 3.
Le misure che vengono adottate per gestire le eccedenze produttive
(sussidi alle esportazioni, stoccaggi, distruzione di prodotto, ecc.) diventano
presto poco gradite dall’opinione pubblica e diventano rapidamente
inaccettabili in termini di spesa pubblica. Per ovviare a questa situazione,
in particolare negli anni 80’, si introducono i primi meccanismi di limitazione
delle produzioni che riguardano anche gli eccessi produttivi del
settore lattiero-caseario che si manifestano in particolare con enormi stoccaggi
di polvere di latte e burro.
Nel 1984 venne creato il sistema delle quote latte, che ha attribuito
limiti produttivi nazionali per ciascun Paese membro e limiti individuali
per le singole aziende da latte. Il principio delle quote prevede, come per
le altre produzioni, che la limitazione dell’offerta riduca le eccedenze e
incontrando la domanda mantenga alto il prezzo di mercato, con conseguenti
benefici per il bilancio pubblico e per l’economia delle aziende
zootecniche. Il funzionamento del regime fa in modo che la produzione
annuale di ogni allevatore non superi il livello consentito e, ove ciò si verificasse,
prevede la riscossione di sanzioni a carico dei produttori con
eccedenze rispetto alla quota di riferimento individuale.