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argomenti 2.pdf - Acta Otorhinolaryngologica Italica

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Chirurgia endoscopica trans-pterigo-mascellare alla fossa pterigopalatina e infratemporale<br />

• nella gestione di tumori particolarmente complessi può<br />

essere utilizzata in combinazione con interventi esterni<br />

(craniotomico e/o transfacciali) nella medesima seduta<br />

(Endonasal Combined cranio-facial/endoscopic<br />

approaches) o in più sedute programmate (Endonasal<br />

multistages cranio-facial/endoscopic approaches).<br />

Conclusioni<br />

Fig. 8. MRI dopo craniotomia.<br />

Fig. 9. MRI dopo 7 aa dall’intervento: residuo al seno cavernoso<br />

stabile.<br />

della lesione della FPP e del seno cavernoso. Dopo 7 anni<br />

di follow-up il residuo al seno cavernoso risulta stabile, il<br />

paziente non presenta più la sintomatologia d’esordio ma<br />

è residuata una paralisi del VII nervo cranico di II grado<br />

della scala di H-B.<br />

Discussione<br />

Nella nostra esperienza l’approccio endoscopico endonasale<br />

alla FPP è iniziato con la gestione dei fibroangiomi giovanili.<br />

Le difficoltà relative alla ristrettezza dello spazio endonasale<br />

venivano superate con l’ausilio di un approccio combinato<br />

per via transantrale “mini Caldwell-Luc”. Dopo l’adozione<br />

della maxillectomia mediale l’approccio transantrale non<br />

si è reso più necessario. Inoltre la stretta collaborazione<br />

multispecialistica ci ha permesso di integrare l’esperienza<br />

sulla chirurgia sellare, parasellare e del clivus a quella più<br />

strettamente ORL. La ristrettezza e la varietà istopatologica<br />

dei casi trattati ci permettono solo delle considerazioni<br />

preliminari:<br />

• l’accesso endoscopico endonasale alla FPP e FIT è<br />

possibile e permette di gestire con intenti radicali anche<br />

lesioni vascolarizzate, voluminose e fibrotiche;<br />

• si tratta di un approccio diretto a basso impatto algico<br />

postoperatorio senza rischi di disestetismi, perdite uditive,<br />

paralisi facciali e malocclusioni dentarie;<br />

• le possibili sequele chirurgiche si limitano ad una ipoestesia<br />

dell’infraorbitario, disfunzioni naso-lacrimali<br />

e croste nasali, per altro incostanti e spesso di lieve<br />

intensità;<br />

• può essere impiegata principalmente nella gestione di<br />

lesioni extradurali non coinvolgenti la carotide petrosa;<br />

• possono essere trattate sia lesioni benigne che maligne,<br />

quest’ultime a scopo bioptico, citoriduttivo ma talvolta<br />

anche con intenti di radicalità;<br />

• si tratta di una procedura chirurgica “estendibile” al<br />

clivus, rinofaringe e regione sellare senza necessità di<br />

ulteriori accessi;<br />

Studi anatomici e clinici hanno progressivamente evidenziato<br />

la fattibilità dell’approccio endonasale endoscopico<br />

alla FPP ed alla FIT. Si tratta di una procedura difficoltosa<br />

che dovrebbe essere riservata a chirurghi con particolare<br />

esperienza endoscopica o meglio ad équipe miste con un<br />

otorinolaringoiatra endoscopista ed un neurochirurgo, in<br />

centri dove esistono tutte le competenze chirurgiche sia<br />

anteriori che laterali e cranotomiche.<br />

Deve essere sottolineato che mininvasività non significa<br />

minor radicalità: i principi oncologici, sia in una chirurgia<br />

aperta tradizionale che in una endoscopica, non sono differenti.<br />

La finalità dell’intervento è, nei limiti del possibile,<br />

la rimozione totale del tumore nel rispetto della qualità di<br />

vita postoperatoria del paziente. Riteniamo che il futuro sarà<br />

sempre più orientato ad una integrazione delle competenze<br />

dove la combinazione di differenti tipologie di approccio<br />

chirurgico permetterà di aumentare le possibilità di resezione<br />

tumorale, riducendo la morbilità per il paziente.<br />

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