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argomenti 2.pdf - Acta Otorhinolaryngologica Italica

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Trattamento chirurgico delle lesioni congenite della linea mediana del basicranio<br />

stata sempre effettuata con la tecnica endoscopica intranasale.<br />

L’iniezione di fluoresceina sodica al 5% tramite puntura<br />

lombare è stata utilizzata, in 8 casi, dopo l’induzione<br />

anestesiologica per ottenere intraoperatoriamente una diagnosi<br />

topografica certa, per verificare l’eventuale presenza<br />

di una concomitante fistola misconosciuta della base cranica<br />

e per permettere al chirurgo un’immediata verifica<br />

dell’avvenuta riparazione durale. La tecnica intranasale<br />

endoscopica permette di finalizzare l’atto chirurgico alla<br />

sede della lesione. Per questo motivo sono state usate tecniche<br />

con invasività chirurgica differente in funzione della<br />

sede. L’approccio alla fessura olfattoria è di tipo diretto e<br />

avviene con conservazione delle strutture solo in casi selezionati,<br />

quando la lesione è localizzata anteriormente alle<br />

strutture etmoidali. Si procede a demucosizzazione dell’area<br />

interessata ed elettrocoagulazione con pinza bipolare<br />

del peduncolo della neoformazione, sezione e asportazione<br />

della stessa indi si procede alla plastica durale. I risultati<br />

migliori sono stati ottenuti con un innesto sottile capace di<br />

adattarsi bene agli spazi stretti: è stato quindi utilizzato per<br />

la riparazione un innesto di mucoperiostio ottenuto asportando<br />

e scomponendo la porzione laterale della concha bullosa,<br />

quando presente. In alternativa può essere utilizzato<br />

un innesto di mucopericondrio settale controlaterale. In 2<br />

casi si è proceduto all’obliterazione della sede interessata<br />

con grasso prelevato dall’addome. Per quanto riguarda le<br />

lesioni del tetto etmoidale viene eseguita un’etmoidectomia<br />

antero-posteriore. Si posiziona un innesto di osso del<br />

turbinato medio modellato e posizionato preferibilmente<br />

con tecnica underlay successivamente ricoperto da mucoperiostio<br />

del turbinato stesso. Se necessario in alcuni casi<br />

si utilizza un piccolo innesto di dura artificiale, utile per<br />

spingere all’interno del cranio la porzione encefalica erniata.<br />

Lo scollamento durale della faccia endocranica della<br />

lesione ossea è fondamentale per prevenire le recidive<br />

di meningoencefalocele nell’età evolutiva. Infatti con la<br />

crescita il difetto osseo tenderà ad aumentare e con esso<br />

il difetto durale se non separato da questo ultimo. In caso<br />

di ristrettezza anatomica, si rende necessario un approccio<br />

meno conservativo. Si esegue un’asportazione del turbinato<br />

medio, una etmoidectomia antero-posteriore asportando<br />

totalmente la lamina dei cornetti e regolarizzando il tetto<br />

etmoidale in un unico piano con la fessura olfattoria. Si<br />

demucosizza il tetto etmoidale, si revisiona il difetto osseo<br />

e si posiziona overlay un innesto libero di mucoperiostio<br />

del turbinato medio 2 . L’approccio endoscopico può essere<br />

utilizzato in caso di lesioni multiple solo quando siano ben<br />

definite e identificabili. Quando il basicranio è ampiamente<br />

danneggiato, è preferibile un approccio esterno. Nei tre<br />

casi di encefalocele multiplo da noi trattati non è stato necessario<br />

ricorrere alla craniotomia.<br />

Risultati<br />

La percentuale di successo al primo intervento per asportazione<br />

delle lesioni congenite della linea mediana della<br />

rinobase con tecnica endoscopica (esclusiva o combinata)<br />

è stata del 96%. Infatti, 20 su 21 pazienti, hanno ottenuto<br />

la risoluzione della problematica. Un solo paziente affetto<br />

da meningocele ha necessitato di un secondo intervento<br />

(per via endonasale in endoscopia) per persistenza di rinoliquorrea<br />

in quanto presentava un difetto multiplo del<br />

basicranio misconosciuto alla prima indagine pre-operatoria.<br />

Per quanto riguarda invece le complicanze tardive,<br />

una piccola paziente affetta da glioma ha richiesto un intervento<br />

ricostruttivo per stenosi cicatriziale in seguito ad<br />

asportazione della cartilagine alare. Il follow-up medio<br />

delle lesioni trattate è di 49 mesi, nei quali non è stata<br />

riscontata alcuna recidiva di malattia. Gli esiti cicatriziali<br />

post-chirurgici, a livello facciale, sono stati minimi nel<br />

caso di approccio combinato, o nulli in caso di intervento<br />

condotto con tecnica endoscopica esclusiva.<br />

Conclusioni<br />

Le lesioni congenite della linea mediana del basicranio<br />

richiedono un approccio chirurgico quanto più conservativo.<br />

Pertanto, per il trattamento di gliomi, dermoidi ed<br />

encefaloceli intranasali si raccomanda l’impiego della tecnica<br />

endoscopica persino in caso di coinvolgimento durale<br />

del basicranio. La tecnica endoscopica, evitando la craniotomia,<br />

permette un approccio minimamente invasivo<br />

che non lascia cicatrici esterne e che ha una probabilità<br />

di successo al primo tentativo che nella nostra casistica<br />

raggiunge il 96%. È inoltre un intervento generalmente<br />

ben tollerato dal paziente, con un decorso post-operatorio<br />

relativamente semplice. Nei pazienti pediatrici evita il rischio<br />

di deformità facciali che conseguono all’alterazione<br />

dei nuclei di ossificazione delle linee di accrescimento del<br />

cranio. Durante il trattamento chirurgico la mucosa nasale,<br />

l’anatomia e la fisiologia nasali vengono rispettate. In caso<br />

di ricorso a tecniche di plastica del basicranio, l’uso di innesti<br />

autologhi permette inoltre di eseguire la riparazione<br />

senza rischio di rigetto. Il periodo di degenza è ridotto ad<br />

appena alcuni giorni e il trattamento postoperatorio consiste<br />

solo di poche medicazioni endonasali. L’endoscopia<br />

nasale risulta indicata durante il follow-up permettendo<br />

una valutazione precisa del campo di exeresi chirurgica<br />

con una buona compliance da parte dei pazienti. Inoltre,<br />

ricordiamo che in caso di revisione dopo pregressa chirurgia<br />

endoscopica, il nuovo approccio sarà agevolato e meno<br />

traumatico per l’assenza di importanti esiti cicatriziali. I<br />

limiti della tecnica endoscopica sono rappresentati dalla<br />

sede della lesione e delle eventuali connessioni intracraniche,<br />

dalle sue dimensioni e da difetti ossei molteplici. In<br />

questi casi l’approccio di scelta è il transcranico, al quale<br />

si può comunque associare un approccio combinato endoscopico.<br />

L’approccio transcranico è tuttavia indispensabile<br />

in caso di estensione della lesione a livello della falce o del<br />

parenchima cerebrale. Analogamente, il coinvolgimento<br />

della cute nasale impone il ricorso ad approcci esterni per<br />

l’exeresi radicale della lesione fino alla sua estremità distale.<br />

In conclusione possiamo affermare che l’approccio endoscopico<br />

intranasale ha una bassa morbidità e un’elevata<br />

percentuale di successo ed è quindi la tecnica chirurgica<br />

di prima scelta, esclusiva o combinata, per il trattamento<br />

delle lesioni congenite della linea mediana della rinobase.<br />

Bibliografia<br />

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Hedlund G. Congenital frontonasal masses: developmental anatomy,<br />

malformations and MR imaging. Pediatr Radiol 2006;36:647-62.<br />

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Locatelli D, Rampa F, Acchiardi I, Bignami M, Pistochini A, Castelnuovo<br />

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