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argomenti 2.pdf - Acta Otorhinolaryngologica Italica

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Valutazione sul modello in vitro di carcinoma squamocellulare di testa e collo dell’anticorpo monoclonale C225<br />

Fig. A. Confronto a 24 h, 48 h e 72 h tra controlli (a),<br />

cellule trattate con Cetuximab a concentrazione 10 μg/ml<br />

(b) e Cetuximab a concentrazione 100 μg/ml (c) mediante<br />

conta cellulare. Si osserva la significatività statistica tra le<br />

cellule trattate con il farmaco ad entrambe le concentrazioni<br />

e i controlli in prima giornata, mentre a 48 h statistificamente<br />

significativo risulta solo il confronto tra il farmaco<br />

a concentrazione maggiore ed il controllo.<br />

effetto inibitorio sulla proliferazione delle Hep-2 mediante<br />

una curva dose-risposta. I risultati (Fig. A) hanno<br />

dimostrato come l’effetto inibitorio all’inizio del time<br />

course abbia un’azione di inibizione della crescita nelle<br />

prime 24-48 ore, che si riduce progressivamente nel<br />

tempo. Le ipotesi plausibili a questo riguardo sono due:<br />

l’attivazione di pathways cellulari che rendono la cellula<br />

indipendente dalla stimolazione dell’EGFR; la presenza<br />

di fattori che inattivano il farmaco degradandolo o superandone<br />

l’azione con modalità competitiva. Nel secondo<br />

esperimento si è evidenziato che l’effetto inibitorio sulla<br />

crescita persiste per tutta la durata dell’esperimento<br />

quando si effettua un’applicazione quotidiana del farmaco<br />

(Fig. 1). Pertanto la perdita di efficacia dopo 24-48 ore<br />

sarebbe dovuta alla degradazione del farmaco o “escape<br />

competitivo” 5 : una linea cellulare resistente risponde all’inibizione<br />

di una data attività enzimatica dando origine<br />

ad un meccanismo di feedback che determina l’aumento<br />

quantitativo dei recettori per i fattori di crescita. La somministrazione<br />

giornaliera di Erbitux permette di ottenere<br />

un’inibizione della proliferazione cellulare fino a 72 h,<br />

termine oltre il quale l’inibizione non mantiene un andamento<br />

costante nel tempo (Fig. 1). Ciò potrebbe essere<br />

spiegato dalle possibili concomitanti modificazioni dei<br />

Fig. 1. Confronto mediante conta cellulare a 24 h, 48 h e<br />

72 h tra controlli (a), e cellule trattate con Anticorpo anti-<br />

EGFR a concentrazione 100 μg/ml, applicato in monosomministrazione<br />

(b) e quotidianamente (c). Si osserva la<br />

significatività statistica tra le cellule trattate con entrambe<br />

le modalità di applicazione del farmaco e i controlli già in<br />

prima giornata, mentre statistificamente significativa appare<br />

la differenza tra l’applicazione giornaliera del farmaco<br />

e la sua applicazione in monosomministrazione a 72 h.<br />

Fig. B. Valutazione dell’apoptosi mediante la metodica di<br />

colorazione con colorante vitale Hoechst 33258 su cellule<br />

trattate con Cisplatino a diverse concentrazioni. La percentuale<br />

di cellule apoptotiche è calcolata come rapporto<br />

del numero di cellule andate incontro a morte cellulare e<br />

numero di cellule visibili per campo. Si apprezzano valori<br />

statisticamente significativi rispetto al controllo per trattamenti<br />

con concentrazione di Cisplatino uguale o maggiore<br />

di 10 μg/ml, mentre alla concentrazione di 25 μg/ml la<br />

percentuale di cellule apoptotiche risulta statisticamente<br />

significativa anche rispetto ai 10 μg/ml e 15 μg/ml.<br />

pathways dell’EGFR a livello genomico, responsabili di<br />

una ridotta sensibilità all’azione del Cetuximab 2 , la cui<br />

analisi genomica dell’amplificazione di EGFR ha portato<br />

alla scoperta di mutazioni tumore-specifiche, la più comune<br />

delle quali è la EGFRvIII: molecola tronca ligando<br />

indipendente, correlata alla scarsa prognosi nei pazienti<br />

affetti da glioblastoma. Il terzo esperimento è stato infine<br />

disegnato con lo scopo di ipotizzare i meccanismi molecolari<br />

attraverso cui agisce il Cetuximab come farmaco<br />

concomitante con il Cisplatino. Abbiamo disegnato una<br />

curva dose/risposta per scegliere il dosaggio più adeguato<br />

alle necessità dello studio (Fig. B) risultato essere 15<br />

mcg/ml, tale da ottenere un effetto subottimale, e quindi<br />

passibile di potenziamento, ma comunque statisticamente<br />

significativo rispetto al controllo. L’eventuale potenziamento<br />

dell’apoptosi indotta dalla somministrazione<br />

congiunta delle due molecole potrebbe essere giustificata<br />

dalla possibilità che il Cetuximab possa agire inducendo<br />

esso stesso l’apoptosi, ipotesi smentita da un esperimento<br />

in cui l’applicazione di Cetuximab come unico farmaco<br />

induceva una percentuale di apoptosi fisiologica,<br />

sovrapponibile ai controlli. Nell’ultimo esperimento, infine,<br />

viene messo in luce come l’applicazione congiunta<br />

di Cisplatino ed Erbitux ad una concentrazione di 100<br />

mcg/ml induca una morte cellulare che è significativamente<br />

maggiore rispetto ai controlli ed all’applicazione<br />

del Cisplatino da solo (Figg. 2, C). Ciò indicherebbe che<br />

il Cetuximab non solo induce una inibizione della crescita<br />

cellulare come dimostrato nei primi esperimenti, ma<br />

interagisce con molecole in grado di generare apotosi,<br />

potenziandone gli effetti, senza pur tuttavia essere in grado<br />

di indurre esso stesso la morte cellulare programmata.<br />

I meccanismi che potenzialmente sono chiamati in causa<br />

sarebbero differenti: inibizione della capacità di riparare<br />

il danno del DNA 6 , il C225 induce una ridistribuzione<br />

del DNA-PK dal nucleo al citosol con una riduzione dei<br />

livelli di DNA-PK nel nucleo cellulare, limitando così i<br />

meccanismi di detezione dei DSB e di trasmissione dei<br />

messaggi volti alle proteine riparatrici nella quale sud-<br />

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