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argomenti 2.pdf - Acta Otorhinolaryngologica Italica

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Argomenti di ACTA otorhinolaryngologica italica 2009; 3: 73-75<br />

Analisi delle complicanze e dei risultati<br />

oncologici dopo chirurgia ricostruttiva<br />

per il trattamento delle neoplasie primitive<br />

e delle recidive del distretto cervico-facciale<br />

M. Proh<br />

Scuola di Specializzazione in Otorinolaringoiatria, Università di Pavia<br />

Introduzione<br />

La patologia neoplastica del distretto cervico-facciale, che<br />

è caratterizzata da connotazioni epidemiologiche particolari<br />

e da un’incidenza significativamente aumentata negli<br />

ultimi decenni, è gravata da un’elevata mortalità e morbidità<br />

nei trattamenti.<br />

Per la maggior parte delle localizzazioni neoplastiche<br />

spinocellulari primitive il trattamento standard è quello<br />

chirurgico demolitivo, eventualmente associato a radioterapia.<br />

Pochi casi selezionati rispondono al trattamento<br />

radiante e/o chemioterapico conservativo 1 .<br />

È quindi imperativo nella scelta del trattamento ottimale<br />

riuscire a programmare un approccio chirurgico che abbia<br />

garanzie di radicalità oncologica.<br />

Anche la chirurgia di salvataggio persegue questo stesso<br />

principio, ma può risultare talvolta influenzata dalla tipologia<br />

del trattamento precedentemente utilizzato.<br />

La figura del chirurgo “ricostruttore” si inserisce proprio<br />

in un contesto di riparazione degli esiti della demolizione,<br />

sia primitiva che di salvataggio, e, in base alla condizione<br />

del difetto anatomico-funzionale, deve programmare una<br />

plastica dei tessuti che tenga conto di elementi anatomici<br />

e fisiologici imprescindibili con un impatto fondamentale<br />

sull’estetica e sulla funzionalità.<br />

Grazie ai progressi della chirurgia plastica ricostruttiva, è<br />

oggi possibile perseguire ampie demolizioni chirurgiche con<br />

margine di sicurezza oncologica e ridurre notevolmente nel<br />

contempo importanti menomazioni estetiche e funzionali.<br />

Le tecniche ricostruttive possono avvalersi di numerose<br />

metodiche basate su lembi loco regionali, peduncolati o<br />

lembi liberi.<br />

In questa tesi vengono presi in considerazione i risultati delle<br />

ricostruzioni con lembi sia in pazienti operati per tumori<br />

primitivi che pazienti operati per recidiva dopo chirurgia<br />

o protocolli di chemio/radioterapia. Di entrambi i gruppi<br />

abbiamo analizzato i risultati oncologici, le complicanze<br />

e tutti quei fattori che possono influenzare il decorso della<br />

malattia. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di dimostrare<br />

che nella chirurgia di salvataggio, l’utilizzo lembi, sia<br />

liberi che peduncolati, è possibile e porta a risultati clinici<br />

sovrapponibili a quelli della chirurgia primitiva.<br />

Materiali e Metodi<br />

Per il nostro studio di coorte retrospettivo abbiamo analizzato<br />

il database informatico contenente le informazioni<br />

relative ai pazienti affetti da carcinoma squamocellulare<br />

delle alte vie aereo-digestive (cavo orale, orofaringe ed<br />

ipofaringe) che sono stati sottoposti ad exeresi della malattia<br />

e ricostruzione con lembi sia peduncolati loco regionali<br />

che lembi liberi rivascolarizzati presso la Clinica Otorinolaringoiatrica<br />

dell’Università di Pavia tra il 1995 e il 2008.<br />

Abbiamo ulteriormente suddiviso la nostra popolazione in<br />

due gruppi. Il gruppo A rappresentato da pazienti sottoposti<br />

a ricostruzione con lembi per tumore primitivo e mai in<br />

precedenza trattati, il gruppo B composto da pazienti che<br />

hanno presentato recidiva di malattia, e quindi già trattati<br />

in precedenza con chirurgia, radioterapia, chemioterapia<br />

o una combinazione di esse. Il gruppo A è risultato composto<br />

da 167 pazienti (38 F/129 M), il gruppo B da 91<br />

(7 F/84 M), per un totale di 258 pazienti. Di questi ultimi,<br />

5 sono stati sottoposti ad una seconda ricostruzione<br />

con lembo per cause differenti: 3 pazienti per necrosi del<br />

primo lembo nel periodo postoperatorio e 2 pazienti per<br />

la comparsa di nuova recidiva sul lembo precedentemente<br />

posizionato.<br />

L’età media dei pazienti risulta essere di 60,2 anni (gruppo<br />

A: 59,5 anni, gruppo B: 61,5).<br />

Va segnalato che tutte le ricostruzioni sono state eseguite<br />

dalla stessa équipe chirurgica e che la procedura è sempre<br />

avvenuta durante la stessa seduta operatoria della demolizione.<br />

Abbiamo effettuato lo staging della malattia basandoci<br />

sulla sesta edizione della classificazione TNM pubblicata<br />

dalla American Joint Committee on Cancer (AJCC) nel<br />

2002 2 .<br />

Il gruppo A è composto per il 46% da pazienti in stadio<br />

IV, per il 28% da pazienti appartenenti al III stadio, 23%<br />

al II e il 3% al I. Nel gruppo B il 41% dei pazienti è al IV<br />

stadio, il 25% al III, il 31% al II e il 3% al I.<br />

La nostra analisi ha preso in considerazione la sede del tumore,<br />

dividendo il distretto in tre diverse sottosedi: il cavo<br />

orale, l’orofaringe e l’ipofaringe, rappresentate rispettivamente,<br />

nel gruppo A, dal 51, dal 13 e dal 36% dei pazienti.<br />

Nei malati del gruppo B, oltre al cavo orale (28%), l’orofaringe<br />

(18%), l’ipofaringe (38%), il 16% mostra recidiva<br />

a livello del neofaringe<br />

Nei pazienti che sono stati sottoposti a chirurgia primitiva<br />

la ricostruzione è stata portata a termine utilizzando<br />

diversi tipi di lembo, sia loco regionali (62 pazienti) che<br />

liberi (105 pazienti): nel 39% dei casi abbiamo impiegato<br />

lembi fascio(mio)cutanei (radiale, anterolaterale di coscia,<br />

laterale di braccio, retto addominale, laterale di coscia,<br />

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