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argomenti 2.pdf - Acta Otorhinolaryngologica Italica

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Risultati audiologici a lungo termine della stapedotomia con inversione dei tempi chirurgici<br />

disarticolazione incudo-stapediale; frattura delle branche<br />

e rimozione della sovrastruttura della staffa; verifica del<br />

movimento manico del martello-pistone; riposizionamento<br />

del lembo; tamponamento del condotto uditivo esterno<br />

con Gelfoam ® e un Merocel ® .<br />

Complicanze<br />

Intraoperatorie ed a breve termine<br />

Perforazione timpanica durante l’accesso alla cassa in 6<br />

pazienti (0,8%); lesione della corda del timpano in 54 pazienti<br />

(7%); sindrome vertiginosa in 134 pazienti (17,2%);<br />

infezione del lembo timpano-meatale in 24 pazienti (3%);<br />

deterioramento della VO in 88 pazienti (11,3%) quasi<br />

sempre di lieve entità (< 20 dB) e transitorio, paresi transitorie<br />

del nervo facciale in 36 pazienti (4,6%).<br />

A lungo termine<br />

Abbiamo effettuato interventi di revisione chirurgica per<br />

mancato recupero o deterioramento della soglia uditiva<br />

per via aerea 37 casi (4,7%) trovando: dislocazione della<br />

protesi in 19 pazienti (2,4%); necrosi dell’incudine in 8<br />

casi (1%); granuloma reattivo e/o eccessiva reazione cicatriziale<br />

della cassa in 5 pazienti (0,6%); progressione<br />

del focolaio otosclerotico con fissazione della protesi in<br />

3 casi (0,4%); presenza di una protesi troppo corta in 2<br />

casi (0,3%).<br />

Risultati<br />

Il PTA (pure tone average) 0,5-4 kHz per la VA, VO ed<br />

ABG è riportato nella Tabella I.<br />

Dai nostri dati emerge che nell’immediato postoperatorio,<br />

l’ABG si è chiuso quasi completamente per le frequenze<br />

tra 1000 e 4000 Hz con un buon recupero anche per le basse<br />

frequenze con un guadagno medio di 31,5 dB rispetto al<br />

gap preoperatorio.<br />

Ad un anno dell’intervento i risultati audiologici sono ulteriormente<br />

migliorati con un guadagno medio dell’ABG<br />

di 33 dB rispetto al controllo preoperatorio.<br />

Nel follow-up a cinque anni dall’intervento il miglioramento<br />

del PTA per VA rispetto al preoperatorio è stato di<br />

23 dB, mentre il deterioramento della VO è stato di 6,5 dB<br />

con un miglioramento medio dell’ABG di 29,5 dB.<br />

Dopo 10 anni dall’intervento il miglioramento del PTA<br />

per VA rispetto al preoperatorio è stato di 15,3 dB, mentre<br />

il deterioramento della VO è stato di 12,5 dB con un miglioramento<br />

medio dell’ABG di 27,4 dB.<br />

Dopo 15 anni dall’intervento il miglioramento del PTA<br />

per VA rispetto al preoperatorio è stato di 5,7 dB, mentre il<br />

deterioramento della VO è stato di 21 dB con un miglioramento<br />

medio dell’ABG di 24,7 dB.<br />

Comparando i risultati migliori (ad un anno) con quelli a<br />

più lungo termine (15 anni) si è rilevato un deterioramento<br />

del PTA per via aerea e via ossea rispettivamente di 31,6<br />

dB e 25,3 dB con un peggioramento dell’ABG di 7,3 dB.<br />

Conclusioni<br />

Come si può osservare, dopo un iniziale significativo miglioramento<br />

lievemente progredito fino ad un anno dall’intervento,<br />

il deterioramento uditivo a lungo termine è stato<br />

di 0,5 dB/anno per l’ABG e di 1,8 dB/anno per la VO.<br />

Pertanto, nel corso degli anni, dopo un intervento di stapedioplastica<br />

si instaura progressivo deterioramento uditivo<br />

che nel lungo termine arriva quasi a bilanciare il guadagno<br />

ottenuto con la chirurgia. Questa progressiva perdita uditiva<br />

è in piccolissima parte da riferirsi ad un problema di<br />

trasmissione del suono. Infatti anche dopo 15 anni l’ABG<br />

rimane tutto sommato contenuto (14,9 dB) ad indicare un<br />

corretto funzionamento della protesi stapediale.<br />

La parte più cospicua del decadimento uditivo è invece dovuta<br />

alla compromissione della funzione cocleare. L’eziologia<br />

di questa componente neurosensoriale è stata analizzata<br />

in diversi Studi 6-9 . Secondo la maggior parte degli<br />

Autori essa sarebbe legata in parte alla presbacusia e in<br />

parte sarebbe dovuta alla coclearizzazione dell’otosclerosi<br />

(per la liberazione di enzimi litici dal focolaio otosclerotico<br />

ai liquidi labirintici o per invasione diretta nel labirinto<br />

dei focolai). I suddetti lavori riportano una media di deterioramento<br />

uditivo di 0,6-1,2 dB/anno.<br />

I nostri risultati sono peggiori rispetto a queste medie con<br />

una perdita uditiva che si attesta attorno i 2,3 dB/anno di<br />

cui 1,8 dB/anno di componente neurosensoriale. Confrontando<br />

questi valori con i dati riportati in letteratura<br />

sulla presbiacusia, che sarebbe variabile tra 0,4 e 1,1 dB/<br />

anno 10 , abbiamo ipotizzato che in questi pazienti otosclerotici<br />

ci debbano essere altri fattori capaci di determinare<br />

un danno alle cellule ciliate dell’orecchio interno che si<br />

sommano a quello del fisiologico invecchiamento. Probabilmente<br />

le cause devono ricercarsi nella stessa patologia<br />

ed ammettere come Altri, i possibili effetti cocleolesivi<br />

dell’otosclerosi. Tuttavia un’alternativa eziopatogenetica<br />

potrebbe essere ricercata nella chirurgia che pur risolvendo<br />

nell’immediato la componente trasmissiva dell’ipoacusia,<br />

potrebbe determinare nel lungo periodo un danno<br />

all’orecchio interno. Infatti, nei pazienti operati, al posto<br />

della più ampia superficie platinare, a vibrare è il pistone<br />

che determina una diversa meccanica dei fluidi labirintici<br />

i cui effetti sull’organo del Corti non sono conosciuti. Infine,<br />

l’assenza del muscolo stapediale, che normalmente<br />

protegge l’orecchio interno da suoni di notevole intensità,<br />

potrebbe contribuire al lento deterioramento uditivo dovuto<br />

all’inquinamento acustico in cui tutti noi viviamo<br />

giornalmente.<br />

Tuttavia, per arrivare a conclusioni più accurate, questo<br />

studio dovrebbe essere approfondito tenendo conto di<br />

eventuali pazienti a rischio di lesioni uditive per attività<br />

lavorativa, abitudini ludiche, patologie, terapie farmacologiche,<br />

tutti fattori che possono influire sull’entità del deterioramento<br />

uditivo.<br />

85<br />

Tab. I. PTA: medie delle soglie VA, VO e dell’ABG alle frequenze di 0,5-4 kHz nei vari controlli.<br />

PRE operatorio POST operatorio 1 anno 5 anni 10 anni 15 anni<br />

VA 61,0 27,3 23,7 38,0 45,7 55,3<br />

VO 20,4 18,2 16,1 26,9 32,5 41,4<br />

ABG 40,6 9,1 7,6 11,1 13,2 14,9

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