argomenti 2.pdf - Acta Otorhinolaryngologica Italica
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Dacriostorinostomia endoscopica LASER diodi assistita<br />
lo studio stenosi dell’apparato lacrimale da carcinoma del<br />
sacco lacrimale, complicanze ostruttive del dotto naso-lacrimale<br />
da neoplasie del massiccio facciale e stenosi congenite<br />
da ipoplasia o aplasia dei dotti.<br />
Sono stati considerati, invece, casi puri di epifora o dacriocistite<br />
cronica.<br />
27 pazienti (il 41% della casistica) sono stati sottoposti a<br />
(dacriocistorinostomia) DCR endoscopica in seconda istanza<br />
dopo un fallimento di chirurgia esterna, attribuibile ad<br />
una restenosi cicatriziale del sacco, preventivamente aperto<br />
e nasalizzato. In tre casi l’insuccesso era da imputare a patologia<br />
intranasale (deviazione del setto o sinusite etmoidale),<br />
non correggibile attraverso una tecnica esterna.<br />
Il 59% (38 pazienti) è stato trattato in prima istanza con chirurgia<br />
endoscopica LASER diodi assistita; di questi 38 pazienti,<br />
26 trattati per epifora e 12 per dacriocistite cronica.<br />
È stato interessante notare come nel caso degli interventi<br />
endoscopici per la correzione di restenosi post chirurgica<br />
per via esterna, la percentuale di nuova restenosi sia alta<br />
(il 44%); le neo-ostruzioni sono principalmente dovute a<br />
stenosi del tratto pre-saccale e, quindi, non sono valutabili<br />
come fallimenti da chirurgia endoscopica, ma come complicanze<br />
da patologie oftalmiche (congiuntiviti, stenosi<br />
dei punti lacrimali o dei canalicoli).<br />
Nel caso delle DCR endoscopiche eseguite come primo intervento<br />
le recidive sono state 3 su 38 (8%), con un successo<br />
calcolato in base a remissione di sintomi e lacrimazione<br />
nel 92% dei casi. 2 sono state le recidive da intervento<br />
per dacriocistite cronica a causa di una plurisaccatura del<br />
sacco lacrimale in post intervento; l’approccio chirurgico<br />
endoscopico successivo è stato quello di creare una osteotomia<br />
più ampia, mediante una maggiore aggressione chirurgica<br />
sull’osso lacrimale e sul montante del mascellare;<br />
mentre nel caso dell’unica recidiva dopo DCR endoscopica<br />
per epifora, la sintomatologia è ricomparsa a causa di<br />
un’ostruzione della rinostomia dovuta ad una sinechia tra<br />
turbinato medio e parete laterale della fossa nasale, quindi<br />
per un complicanza intranasale, corretta agevolmente per<br />
via endoscopica con un secondo intervento.<br />
Le tre recidive da DCR endoscopica primaria rioperate<br />
sono attualmente in follow-up.<br />
L’applicazione della tecnologia LASER per il trattamento<br />
delle ostruzioni lacrimali è descritta in letteratura dal<br />
1990, con lavori che hanno sperimentato diverse tipologie<br />
di LASER: CO 2<br />
, argon, KTP, holmium:YAG, LASER<br />
diodi. Tuttavia i successi di tale chirurgia sono dipendenti<br />
dall’esperienza dell’operatore e dal tipo di LASER utilizzato.<br />
La nostra scelta è ricaduta sul LASER diodi per diversi<br />
motivi. A differenza dell’holmium:YAG LASER, più comunemente<br />
utilizzato per la rimozione ossea, la fibra utilizzata<br />
ha un sezione piccola e può passare attraverso un<br />
canalicolo stretto, ha maggiore flessibilità e rilascia energia<br />
solo a livello della punta della fibra, evitando di sovrariscaldare<br />
le pareti del canalicolo e di crearne una stenosi<br />
post chirurgica. L’energia erogata della fibra sulla punta<br />
viene, quindi, assorbita solo dalla parete ossea lacrimale.<br />
Attraverso la transilluminazione prodotta dalla luce del<br />
LASER diodi, inoltre, è possibile verificare la proiezione<br />
anatomica della parete mediale del sacco sul versante<br />
nasale. Con l’attivazione del LASER si producono precisamente<br />
fori a livello dell’osso lacrimale per creare la<br />
rinostomia. Viene utilizzato come tutore per la successiva<br />
apertura dell’intero osso lacrimale, dal fondo del sacco al<br />
dotto, mediante curette per evitare di lesionare la lamina<br />
papiracea etmoidale e quindi di penetrare nell’orbita. A<br />
questo scopo l’aggressione dell’osso lacrimale con curette<br />
avviene anteriormente ai fori praticati con il LASER.<br />
Per la nostra esperienza preferiamo evitare la fresatura del<br />
montante del mascellare, in prima istanza, poiché tale osso,<br />
secondo vari studi istologici, avrebbe un grado di turn over<br />
più elevato rispetto al lacrimale, con rischio secondario di<br />
eccesso di osteogenesi e chiusura o parziale obliterazione<br />
della stomia. Questo spiega perché la sezione delle nostre<br />
stomie non sia circolare, mentre molti studi in letteratura<br />
consigliano rinostomie di 1 cm di diametro. Secondo uno<br />
studio di Linberg et al. sulla sezione degli ostii intranasali<br />
creati mediante DCR esterna, si conclude che una anastomosi<br />
ampia non assicura un’altrettanto ampia definitiva<br />
stomia e che eccellenti risultati funzionali possono essere<br />
raggiunti anche con stomie più piccole. Nell’esperienza di<br />
Mickelson et al. la sezione della stomia finale dopo rimozione<br />
di tubo di silastic è sempre di 1-2 mm.<br />
L’uso di stent non è stato ancora ben definito in letteratura:<br />
secondo alcuni autori, infatti questa procedura è controindicata<br />
tenendo conto di un incremento delle stenosi post<br />
estubazione dovuta alla formazione di tessuto di granulazione;<br />
altri non hanno descritto sostanziali differenze nei<br />
tassi di successo usando una tecnica di stenting.<br />
Nella nostra esperienza l’utilizzo di uno stent di silicone,<br />
lasciato in sede per 6 mesi, ha avuto un buon outcome.<br />
Questo perché, a differenza dei casi di fallimento dello<br />
stenting, è stato utilizzato un catetere di intubazione di<br />
sezione minima, cioè in grado di mantenere pervio il sistema<br />
lacrimale, senza determinare uno stimolo cicatrizialefibrotico<br />
a livello della stomia. Inoltre il tubo di silicone<br />
può facilitare l’anastomosi epiteliale naso-lacrimale.<br />
Conclusioni<br />
La DCR per via esterna e la DCR endoscopica sono le<br />
2 tecniche chirurgiche attualmente accettate per il trattamento<br />
delle ostruzioni delle vie lacrimali.<br />
Il grande pregio della dacriocistorinostomia endoscopica è<br />
quello di stabilire un normale drenaggio lacrimale preservando<br />
l’integrità anatomica delle strutture muscolo-tendinee<br />
del canto interno e dello stesso apparato escretorio<br />
lacrimale.<br />
Studi recenti hanno dimostrato come i tassi di successo<br />
delle due tecniche siano sovrapponibili.<br />
Diversi e contraddittori sono i risultati degli studi sulle<br />
DCR endoscopiche LASER assistite. Riteniamo che, non<br />
esistendo un protocollo standardizzato per questo tipo di<br />
chirurgia, esistano troppe variabili nella casistica, negli<br />
step chirurgici, nei materiali utilizzati e nei tempi di follow-up.<br />
Con la nostra tecnica endoscopica LASER diodi assistita<br />
e stenting delle vie lacrimali abbiamo notato una forte differenza<br />
tra i risultati di prima chirurgia (92% dei casi di<br />
successo) e i risultati di reinterventi su fallimenti di DCR<br />
esterne (56% di successo), dovuti a stenosi cicatriziale<br />
del sacco. Tuttavia le recidive di sintomatologia in questo<br />
gruppo si sono avute, non per stenosi della rinostomia, ma<br />
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