argomenti 2.pdf - Acta Otorhinolaryngologica Italica
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Argomenti di ACTA <strong>Otorhinolaryngologica</strong> <strong>Italica</strong><br />
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gran dorsale), nel 19% il lembo di gran pettorale, nel 17%<br />
il lembo di digiuno, nel 17% lembi loco regionali di rotazione<br />
(facial artery musculomucosal –FAMM, nasogenieno,<br />
Karapandzic, sternocleidomastoideo, temporale e<br />
platysma) e nell’8% lembi ossei (cresta iliaca, fibula). Nel<br />
gruppo B le percentuali sono rispettivamente il 17, il 38, il<br />
29, l’8 e l’8%. Di questi pazienti 49 (54%) sono stati trattati<br />
con lembi loco regionali e 42 (46%) con lembi liberi<br />
microvascolarizzati.<br />
I pazienti sono stati inoltre valutati per la comparsa di complicanze<br />
postoperatorie. Abbiamo definito complicanze<br />
maggiori quelle che hanno reso necessario il ricorso a procedura<br />
chirurgica per essere risolte. Tra queste troviamo la<br />
necrosi del lembo, fistole, emorragie, deiscenza della ferita<br />
chirurgica, dislocazione di monconi ossei, osteomieliti.<br />
Come complicanze minori, risolvibili con terapia medica<br />
o semplice medicazione, sono state classificate le necrosi<br />
parcellari del lembo, le fistole di minor entità, le raccolte<br />
ematiche, le infezioni locali (celluliti), la deiscenza della<br />
ferita, l’esposizione temporanea di placche metalliche e la<br />
dispnea da esuberanza del lembo.<br />
Le comorbidità presentate dai pazienti sono state raggruppate<br />
in tre categorie: le patologie del metabolismo,<br />
le patologie dell’apparato respiratorio e le patologie cardiovascolari.<br />
I giorni di degenza medi sono stati calcolati per entrambi<br />
i gruppi.<br />
Per “follow-up” abbiamo considerato l’intervallo di tempo<br />
tra la data della chirurgia ricostruttiva e la data dell’ultimo<br />
controllo. La mediana è risultata di 26,3 mesi (range compreso<br />
tra 0,5 mesi e 140,5 mesi).<br />
In entrambi i gruppi abbiamo analizzato la sopravvivenza<br />
globale complessiva e suddivisa per i due gruppi a 2 anni<br />
ed a 5 anni secondo il metodo di Kaplan Meier con intervallo<br />
di confidenza al 95%.<br />
Abbiamo inoltre valutato la presenza o meno di fattori<br />
che potevano eventualmente influenzare la sopravvivenza.<br />
Questa analisi statistica è avvenuta tramite l’utilizzo del<br />
rischio relativo (o hazard ratio) che calcola se un determinato<br />
fattore provoca nei pazienti maggior o minor probabilità<br />
di morire/sopravvivere. Come valore di significatività<br />
statistica è stato considerato un p < 0,05.<br />
Abbiamo analizzato anche lo status dei margini chirurgici<br />
sul pezzo operatorio. Sono stati definiti positivi quando<br />
l’infiltrazione neoplastica li interessava o giungeva a meno<br />
di 1 mm dal margine di resezione. In tutti i casi abbiamo<br />
anche considerato l’esito dell’esame istopatologico estemporaneo<br />
sui margini del difetto chirurgico.<br />
Per insuccesso chirurgico abbiamo inteso tutti quei casi<br />
in cui è avvenuta una rimozione del lembo, sia per motivi<br />
dovuti a necrosi che per complicanze croniche a distanza,<br />
come le fistole o le stenosi, risultate irreversibili.<br />
Risultati<br />
I pazienti del gruppo A hanno presentato complicanze<br />
maggiori nel 16,7% dei casi e complicanze minori nel<br />
25%, contro il 19,8 e il 26,4%, rispettivamente, del gruppo<br />
B.<br />
Simile tra i due gruppi è risultata la percentuale dei pazienti<br />
che hanno dovuto subire la rimozione del lembo per<br />
necrosi: 6% per il gruppo A e 6,5% per il gruppo B.<br />
L’analisi statistica delle differenze delle percentuali tra i<br />
due gruppi non è risultata statisticamente significativa.<br />
Per quanto riguarda i giorni di degenza la durata del gruppo<br />
A è stata di 17 giorni e quella del gruppo B di 18 giorni.<br />
Tale differenza non è risultata statisticamente significativa.<br />
Sia per il gruppo A che per il gruppo B la necrosi del lembo<br />
si è presentata con una percentuale simile (6,02 vs.<br />
6,4%) ed ovviamente solo per i lembi liberi.<br />
Per gli altri fattori presi in esame (complicanze maggiori,<br />
minori, insuccesso chirurgico e giorni di degenza) non si<br />
sono osservate differenze statisticamente significative tra<br />
i due gruppi.<br />
Le comorbidità più comuni sono state quelle riguardanti<br />
il sistema cardiocircolatorio (28,5% gruppo A, 35,2%<br />
gruppo B), seguite dalle patologie del metabolismo (21,2<br />
e 31,9%) e dalle alterazioni a carico dell’apparato respiratorio<br />
(16,4 e 16,5%). Non abbiamo trovato correlazioni tra<br />
la presenza di comorbidità e comparsa di complicanze.<br />
Abbiamo quindi preso in considerazione la sopravvivenza<br />
globale complessiva e per i due gruppi a 2 e a 5 anni.<br />
La sopravvivenza a 2 anni dei 258 pazienti è risultata essere<br />
del 67,7% (CI 95% 60,9-73,6) e a 5 anni del 47,7%<br />
(CI 95% 39,6-55,3).<br />
Per il gruppo A è stata calcolata una sopravvivenza a 2<br />
anni del 69,7% (CI 95% 61,2-76,7) contro il 64,9% (CI<br />
95% 52,2-73,9) del gruppo B. La sopravvivenza a 5 anni è<br />
risultata del 49,8% (CI 95% 39,7-59,1) nel gruppo A è del<br />
43,8% (CI 95% 30,2-56,6) nel gruppo B.<br />
Le differenze tra i due gruppi non sono risultate statisticamente<br />
significative.<br />
Tutte le variabili relative ai due gruppi che possono influenzare<br />
le probabilità di sopravvivenza, sono state calcolate<br />
attraverso l’hazard ratio. Sono stati considerati significativi<br />
i valori di p < 0,05.<br />
Dallo studio è emerso che la sede del tumore incide significativamente<br />
quoad vitam.<br />
Se la malattia si è sviluppata nell’orofaringe le probabilità di<br />
sopravvivenza diminuiscono circa di 3 volte rispetto al cavo<br />
orale (2,72 vs. 1). Un po’ migliore sembra essere la situazione<br />
se la neoplasia si trova nell’ipofaringe (1,63 vs. 1).<br />
Decisamente influente sulle probabilità di sopravvivenza è<br />
lo stage clinico della neoplasia.<br />
L’early stage (T1+T2) consente una aspettativa di vita<br />
circa 3 volte (2,64 vs. 1) superiore rispetto ai tumori late<br />
stage (T3+T4).<br />
La presenza di comorbidità e di complicanze, maggiori o<br />
minori che siano, nei pazienti non influenza le possibilità<br />
di vivere più a lungo rispetto a coloro che ne sono esenti.<br />
I margini chirurgici del pezzo operatorio, invece, risultano<br />
fortemente condizionanti le probabilità di vita futura,<br />
avendo la positività degli stessi un rischio relativo di 1,73<br />
rispetto al valore di 1 presentata in caso di margini negativi.<br />
Conclusioni<br />
Tutti gli studi condotti in letteratura sono concordi sul<br />
fatto che la chirurgia ricostruttiva con lembi per tumori<br />
del distretto testa collo rappresenti attualmente, soprattutto<br />
per le neoplasie in stadio avanzato, che esigono quindi<br />
un’ampia demolizione, la miglior scelta di trattamento. È