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argomenti 2.pdf - Acta Otorhinolaryngologica Italica

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L’approccio diagnostico e terapeutico delle tumefazioni della ghiandola parotide<br />

microscopica dei margini di resezione chirurgica, si è effettuata<br />

una radioterapia complementare post-operatoria.<br />

La stratificazione dei pazienti in riferimento alla classificazione<br />

TNM, ha consentito di rilevare 9 pT1N0M0 (60%)<br />

e 2 soli N+ (13,2%). Questo ultimo dato che conferma la<br />

bassa incidenza di interessamento linfonodale nel carcinoma<br />

parotideo, sconsiglia di procedere sistematicamente ad<br />

uno svuotamento profilattico dei linfonodi del collo che<br />

deve essere invece riservato ai casi in cui le caratteristiche<br />

tumorali (estensione, istotipo, grading, invasione perineurale,<br />

ecc.) sono suggestive di “aggressività” biologica<br />

del tumore e, quindi, di possibile presenza di adenopatie<br />

metastatiche.<br />

In generale i carcinomi epidermoidi e i carcinomi mucoepidermoidali<br />

ad alta malignità si associano ad una elevata<br />

frequenza di metastasi linfonodale (25-50%); cosi come,<br />

seppure con una minore incidenza, gli adenocarcinomi ad<br />

alto grado di malignità e i tumori misti maligni (25-30%).<br />

Il carcinoma adenoidocistico e il carcinoma a cellule aciniche<br />

metastatizzano per via linfatica nel 13-15%, mentre<br />

il carcinoma mucoepidermoidale a bassa malignità eccezionalmente<br />

invade i linfonodi laterocervicali. Bisogna<br />

rilevare, però, che il carcinoma adenoidocistico per la tendenza<br />

a diffondere per via perineurale può dare metastasi<br />

a distanza (polmone, ossa e cervello) anche a distanza di<br />

10-15 anni.<br />

Il follow-up medio dei pazienti affetti da neoplasia parotidea<br />

è stato di 3,5 anni (range: 10 mesi-7 anni). Si sono<br />

verificati tre casi di recidiva di neoplasia maligna da noi<br />

sottoposta a parotidectomia sovraneurale (1 caso di ca.<br />

adenoidocistico, 1 mucoepidermoide G3, 1 ca. squamocellulare).<br />

Le tre recidive osservate sono state sottoposte a<br />

trattamento di recupero mediante RT, e si trovano attualmente<br />

ancora nel follow-up.<br />

La sopravvivenza libera da malattia dopo 3 anni è risultata<br />

del 94%; mentre quella a 5 anni è del 87%.<br />

La diagnosi differenziale di una tumefazione parotidea<br />

non può prescindere da un corretto inquadramento clinico<br />

e terapeutico della lesione, in particolare relativamente ad<br />

anamnesi ed esame obiettivo. Un ruolo fondamentale è indubbiamente<br />

svolto dalle moderne metodiche di imaging<br />

quali l’ecografia, ecotomografia, la risonanza magnetica<br />

nucleare e la tomografia assiale computerizzata, finalizzate<br />

a stabilire l’esatta localizzazione topografica della lesione,<br />

il volume, i rapporti con le strutture limitrofe e con<br />

il nervo facciale.<br />

In presenza di una tumefazione palpabile della ghiandola<br />

parotide, l’esame ecotomografico rappresenta la metodica<br />

di diagnostica strumentale di prima istanza, in quanto non<br />

invasiva, di basso costo e complementare ad un eventuale<br />

esame agobioptico mirato. Il ricorso ad altre metodiche<br />

(TAC; RMN) è risultato tuttavia indispensabile in caso<br />

di lesioni voluminose (diametro superiore a 3 cm) o per<br />

lesioni di dubbia natura o quando era presumibile un interessamento<br />

del lobo profondo della ghiandola parotide.<br />

La RMN presenta comunque una maggiore sensibilità<br />

(95%) rispetto alla TAC nel riconoscere un’eventuale<br />

diffusione perineurale, evento non infrequente in particolare<br />

nei carcinomi adenoidocistici. Inoltre l’esame RMN<br />

risulta più sensibile rispetto alla TAC nell’identificazione<br />

di recidive post-chirurgiche, grazie alla possibilità di discriminare<br />

con maggiore affidabilità il tessuto fibrotico dal<br />

tessuto patologico neoformato.<br />

Nel nostro studio abbiamo messo a confronto i referti dell’ecografia,<br />

della RMN e della TAC con quelli dell’esame<br />

istologico definitivo dopo intervento di parotidectomia,<br />

per valutare l’attendibilità di queste tecniche di imaging.<br />

Dei nostri 150 pazienti esaminati, 78 hanno eseguito ecografia<br />

della regione parotidea (52%), 42 una RMN (28%)<br />

e 30 una TAC collo e regione parotidea (20%). È da considerare<br />

che in alcuni pazienti è stata praticata sia un’ecografia<br />

che un esame RMN e/o TAC, allo scopo di definire<br />

in maniera ottimale l’estensione della lesione rispetto alle<br />

strutture circostanti.<br />

Abbiamo comparato i referti ecografici, della RMN e della<br />

TAC con l’esame istologico sul pezzo operatorio, valutando<br />

in particolare i casi indicativi di adenoma pleomorfo o<br />

cistoadenolinfoma ed i casi in cui lo specialista radiologo<br />

poneva il sospetto di neoplasia maligna.<br />

Nella nostra casistica l’ecotomografia (ETG) ha fornito<br />

un corretto inquadramento diagnostico nell’85% dei pazienti<br />

affetti da adenoma pleomorfo (34/40), e addirittura<br />

nel 95% dei pazienti (19/20) affetti da tumore di Whartin.<br />

La RMN ha consentito di individuare correttamente la<br />

presenza di adenoma pleomorfo nel 96% dei casi (23/24)<br />

rilevando quindi l’alta specificità di tale esame per questa<br />

lesione, a differenza della TC che ha rivelato una specificità<br />

inferiore (10/15, pari al 67%).<br />

Per quanto concerne la scelta tra TC e RMN quali esami<br />

complementari alla ETG, generalmente la Tomografia<br />

Computerizzata si è dimostrata adeguata per dare risposta<br />

ai quesiti diagnostici non risolti dall’esame ETG, associata<br />

in un numero ristretto di casi alla FNAB. Tuttavia,<br />

laddove sono disponibili entrambi le apparecchiature, è<br />

preferibile l’impiego della risonanza magnetica che, per<br />

multiplanarietà e maggior risoluzione di contrasto, garantisce,<br />

a nostro avviso, un più agevole ed accurato bilancio<br />

dell’estensione dei processi espansivi.<br />

La chirurgia delle neoplasie della parotide è associata a<br />

complicanze costituite soprattutto da lesioni del nervo facciale<br />

e dalla sindrome di Frey. Altre complicanze come<br />

una fistola salivare, lesioni del nervo grande auricolare,<br />

ematomi o lesioni estetiche sono meno frequenti<br />

Il follow-up effettuato sui pazienti sottoposti ad intervento<br />

ha messo in evidenza la bassa incidenza di complicanze<br />

post-operatorie. Il 5% del campione ha presentato un deficit<br />

transitorio del nervo facciale di grado II, il restante<br />

95% ha presentato una normale funzione del facciale in<br />

tutte le aree. La sindrome di Frey è comparsa nel 5% dei<br />

casi; l’1% ha avuto come complicanza la comparsa di una<br />

fistola salivare parotidea. Il 60% dei nostri pazienti ha manifestato<br />

perdita della sensibilità della regione innervata<br />

dal nervo grande auricolare. Di questi il 50% ha però riacquistato<br />

la sensibilità a distanza di un periodo di tempo più<br />

o meno lungo.<br />

In 3 casi si è osservato un ematoma postoperatorio, che ha<br />

reso necessaria una revisione chirurgica immediata, con<br />

risoluzione completa del quadro clinico.<br />

Conclusioni<br />

Il nostro studio conferma l’alta incidenza di neoplasie<br />

benigne nel contesto della patologia tumorale parotidea<br />

e la esigenza di programmare, allo scopo di ottenere un<br />

risultato completo e definitivo, un approccio chirurgico<br />

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