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4 EFFETTO DELLE CERE EPICUTICULARI DI FRUTTA E VEGETALI SULLA FOTODEGRADAZIONE DEL ROTENONE M. Cabizza, M. Melis, P.Cabras Dip. di Tossicologia Università di Cagliari Via Ospedale, 72 Cagliari E' stato studiato l'effetto delle cere epicuticulari di frutta e ortaggi sulla fotodegradazione del rotenone alla luce solare La fotodegradazione è stata condotta utilizzando capsule di petri all'interno delle quali veniva posto il rotenone con (o senza) la cera di susine, nettarine, mele, pere, melanzane e pomodoro. Le capsule sono state esposte alla luce solare e i campioni prelevati a intervalli di tempo prestabiliti Dopo l'esposizione al sole i campioni sono stati ripresi con acetonitrile:acqua 50:50 (v/v), iniettati per l'analisi HPLC e sono stati determinati il rotenone e i suoi principali metaboliti: 6',7'-epoxy-rotenone α e β, rotenolone 6αβ,12αα, rotenolone 6αβ,12αβ, deidrorotenone. Il tempo di semivita del rotenone irradiato alla luce solare senza cere era 1,0 ore. In presenza di cere di pomodoro non c'erano sensibili variazioni mentre con cera di nettarine e susine il tempo di semivita risultava maggiore. Le cere di mele, pere e melanzane aumentavano la cinetica di fotodegradazione del p.a. Il rotenone irradiato al sole in assenza di cere formava 5 metaboliti più importanti (6',7'epoxy-rotenone α e β, rotenolone 6αβ,12αα, rotenolone 6αβ,12αβ, deidrorotenone e un metabolita con tr 5,37) mentre irradiando il rotenone in presenza di cere si avevano differenze nella formazione di tali metaboliti sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Solo irradiando il rotenone in presenza di cere di pomodoro tali metaboliti si formavano contemporaneamente mentre con tutte le altre cere impiegate esistono differenze nella loro formazione a seconda del tipo di cera utilizzato. La cera di pere inibisce la formazione di tutti i metaboliti ad eccezione del deidrorotenone e del rotenolone 6αβ,12αβ. Il metabolita rotenolone 6αβ,12αβ si forma sempre nel rotenone irradiato sia in assenza che in presenza di cere ed è il metabolita quantitativamente più abbondante. PDF creato con FinePrint pdfFactory versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint 52
5 INSETTICIDI D’ORIGINE VEGETALE E ACARI Castagnoli M., Liguori M., Nannelli R., Simoni S. Sezione di Acarologia, Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria. Firenze Different formulations of extracts of neem, derris, equisetum, ryania, wormwood, garlic, chrysanthemum, and bitter wood were tested on the phytophagous mite Tetranychus urticae, the phytoseiid Neoseiulus californicus, the stored food mite Lepidoglyphus destructor to evaluate their different toxicity on eggs and females and the effects on the female fecundity. On the whole, these botanical pesticides were more effective on eggs than on motile stages. The highest toxicity was registered on N. californicus. The extracts based on low concentrations of azadirachtina and neem oil were the most toxic for the females and the eggs of the tetranychid and did not significantly affect the survival and fecundity of the phytoseiid. Derris and wormwood extracts were the most effective on the stored food mite. KEY WORDS: Tetranychus urticae, Neoseiulus californicus, Lepidoglyphus destructor, neem, derris, ryania, wormwood, chrysanthemum, bitter wood. INTRODUZIONE Negli ultimi anni una maggiore sensibilità verso le conseguenze negative per l’ambiente determinate dall’uso di molti pesticidi di sintesi ha determinato anche nel nostro Paese una crescita di interesse nei confronti dei prodotti d’origine vegetale ritenuti più facilmente degradabili. L'uso di questi prodotti commercializzati sia come insetticidi o più genericamente come biostimolanti e coadiuvanti ad azione limitatrice nei confronti di artropodi nocivi si è particolarmente affermato in agricoltura biologica. Nell'ottica di una valutazione complessiva dei loro effetti, si rende quindi sempre più necessaria la verifica anche sulle specie non target. L’efficacia di sostanze naturali come rotenone, piretro e quassia è nota da tempo, più recente è l’interesse per i derivati di Azadiracta indica (A. Juss) ritenuti in grado di esplicare azione tossica, repellente, fagodeterrente e inibitrice della crescita su moltissime specie di artropodi (SCHMUTTERER, 1990). Per quanto riguarda gli acari le conoscenze sono molto limitate e, se poche sono le ricerche dedicate all'attività biologica di estratti di neem (MANSOUR et al.,1987,1997; SUNDARAN & SLOANE, 1995; SPOLLEN & ISMAN, 1996; MOMEN et al., 1997; PAPAIOANNOU-SOULIOTIS et al., 1997; TSOLAKIS et al., 1997), ancora meno sono quelle che prendono in esame altri principi di origine naturale (PERRUCCI, 1995; GULATI & MATHUR, 1995; CASTAGNOLI et al., 2002). Nell' ambito di un più vasto programma di indagini, l’efficacia di alcuni principi attivi di origine vegetale è stata saggiata su tre delle più comuni specie di acari: Tetranychus urticae Koch, Neoseiulus californicus (McGregor) e Lepidoglyphus destructor (Schrank) (CASTAGNOLI et al., 2000; NANNELLI & SIMONI, 2001). Il primo è un fitofago estremamente polifago e in grado di causare seri danni su un’ampia gamma di colture, il secondo è un fitoseide predatore frequentemente associato al tetranichide e in grado di contrastarne le pullulazioni, mentre il terzo è un acaro astigmata che colonizza le più disparate derrate alimentari immagazzinate che vanno dai cereali ai salumi e ai formaggi. MATERIALI E METODI I prodotti saggiati e le relative diluizioni, che corrispondono alle dosi massime consigliate dai produttori, sono elencati nelle tabelle 1-3. In laboratorio sono stati valutati gli effetti sulla schiusura delle uova e sulla sopravvivenza delle femmine su un totale di 80 esemplari o uova per prodotto. Per il fitofago e il predatore è stata presa in considerazione anche l’incidenza sulla fecondità. I metodi usati erano diversificati a seconda dello stadio e delle caratteristiche della specie: “dip method” (HELLE & OVERMEER, 1985) e “microimmersion bioassay” (modificato da DENNEHY et al., 1993) sono stati usati rispettivamente per tutte le uova e per le femmine del fitofago e del predatore, mentre per le femmine dell’astigmata è stato usato il metodo "impregnated filter paper bioassay" secondo THIND & MUGGLETON (1998). I risultati sono stati espressi come percentuale di tossicità globale (E), combinando mortalità e fecondità delle femmine del trattato e del non trattato (OVERMEER & VAN ZOON, 1982) o come mortalità di ABBOTT (1925), tenendo conto dell’eventuale mortalità naturale registrata nel testimone. PDF creato con FinePrint pdfFactory versione dimostrativa http://www.secom.re.it/fineprint 53
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