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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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gorgiano. Gli uomini sbagliano perché pensano secondo schemi oppositivi (Luce/Notte), cercano<br />

di piegare la verità all’apparenza e soprattutto non sanno ricondurre la molteplicità del reale<br />

all’unico essere. I nomi dati alle cose sono solamente segni imposti agli aspetti esteriori dell’essere;<br />

il legame originario dell’essere è con il pensiero, che è un “fiutare” che qualcosa c’è, è dato.<br />

Questa è la grande scoperta di Parmenide, l’aver parlato di to eon, dell’essere come presenza,<br />

come concretezza nel presente; e quando Heidegger coglie tutto questo nel famoso scritto sul<br />

detto di Anassimandro, ha perfettamente ragione, mentre sbaglia nella sua interpretazione<br />

dell’Aletheia, secondo un senso che non è mai stato inteso dai Greci (p. 97). Vorrei concludere<br />

dicendo che la traduzione di questi scritti ha il merito di rendere maggiormente fruibile e di testimoniare<br />

ancora una volta il grande impegno scientifico di Hans Georg Gadamer; forse non si sarà<br />

d’accordo con lui in merito ad alcuni problemi specifici, ad alcune letture interpretative, ma non<br />

si potrà non ammirare la passione, l’umiltà, la serietà, il rispetto profondo che quest’uomo ha<br />

avuto verso la filosofia, che traspare sempre dalle sue parole e che ha testimoniato incessantemente<br />

fino al termine della sua vita ultracentenaria.<br />

M. De Caro, Il libero arbitrio. Una introduzione, Laterza, Roma-Bari 2004, pp. V-186.<br />

Francesca Gambetti<br />

Questo libro è la prima introduzione italiana ad una delle più antiche e dibattute questioni<br />

della filosofia occidentale, quella della libertà del volere. Il libro è scritto in uno stile analitico,<br />

che permette al suo autore, Mario De Caro, di offrire un testo chiaro e rigoroso, secondo gli<br />

obiettivi che hanno ispirato fin dai suoi inizi, un secolo fa, la filosofia che si richiama all’analisi<br />

concettuale e del linguaggio. Ma il testo non ha solo un carattere introduttivo: esso propone una<br />

soluzione teorica al problema della libertà del volere, e lo fa con ricchezza di argomentazioni: in<br />

esso, insieme alla dettagliata ricostruzione della discussione contemporanea, viene presentata una<br />

posizione originale, che accresce di una voce italiana il dibattito internazionale. Il testo è quindi,<br />

principalmente, un testo di filosofia, dove per filosofia si intende la discussione argomentata di<br />

tesi teoriche, e non solo, la ricostruzione storico-contestuale del pensiero.<br />

De Caro presenta le alternative in campo quando si tenta di dare una risposta alla domanda<br />

se le nostre scelte sono libere: il determinismo causale, il libertarismo e il compatibilismo. Sia<br />

il determinismo causale sia il libertarismo sono teorie incompatibiliste; esse negano, cioè, la compatibilità<br />

fra determinismo e libero arbitrio: o si dà l’uno o si dà l’altro, non essendo possibile una<br />

terza via. Il compatibilismo si oppone, invece, sia al determinismo causale sia al libertarismo.<br />

Esso sostiene che determinismo e libertà possono essere compatibili, una volta intesa in senso<br />

corretto la nozione di libertà. È una teoria che ha avuto larga diffusione nel ’900, e la cui origine<br />

è almeno in Hume (De Caro cita anche Hobbes: ma Hobbes nega la libertà del volere e ammette<br />

la compatibilità del determinismo solo con la libertà dell’agire, apparendo quindi, rispetto al<br />

volere, più come un determinista che non come un compatibilista).<br />

Il problema generale a cui queste teorie si trovano di fronte è quello costituito dalla mancanza<br />

di conferma empirica delle soluzioni da esse prospettate: i risultati delle scienze della natura<br />

a questo riguardo non sono certi. Inoltre né il libertarismo né il compatibilismo sembrano in<br />

grado di rendere conto adeguatamente di due condizioni essenziali della libertà della scelta: l’esistenza<br />

di possibilità alternative e il controllo della scelta da parte dell’agente. In conseguenza di<br />

questi problemi, De Caro registra l’insorgenza, nella discussione degli ultimi anni, di posizioni<br />

scettiche, che ritengono insolubile la questione dell’esistenza della libertà o considerano la possibilità<br />

della conoscenza della libertà un vero e proprio ‘mistero’ (come è sostenuto da uno dei pro-<br />

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