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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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conoscenza umana in generale. Tra le cose, inoltre, che la monade può intuire di sé v’è la<br />

libertà di relazionarsi con l’altra. Per Fichte tutto questo è di enorme rilievo, a patto però di<br />

non ipostatizzare alcuna idea astratta, dotandola di una dimensione di assolutezza tale da<br />

condurla a cadere in un’ulteriore forma di dogmatismo. Nelle Lezioni, quello di Leibniz<br />

viene considerato un «sistema metafisico sublime», persino superiore a quello di Spinoza,<br />

perché «non nega la libertà» 8 . Su questo tema, il piano della trattazione rispetto al Platner è<br />

affatto diverso. Non piú Leibniz messo a confronto con Spinoza e con Berkeley sul problema<br />

della rappresentazione dei fenomeni, ma un Leibniz saggiato nella sua caratura filosofica<br />

dalla comparazione con il sistema critico kantiano e con l’idealismo dello stesso Fichte.<br />

Alla negazione della materia, verso cui indulge l’idealista dogmatico, Fichte replica pensando<br />

al processo conoscitivo in termini di «sintesi», senza più «ipostasi» di cose in sé.<br />

L’idealismo speculativo consente di raggiungere l’unico fondamento della<br />

coscienza, per cui la «filosofia trascendentale è in definitiva spiegazione genetica del<br />

fatto-di-coscienza della materialità» (p. 94). In tale ottica il pensiero di Leibniz rimane<br />

ancora legato alla dimensione «fattuale», nonostante, per esempio, la teoria delle «percezioni<br />

confuse» manifesti l’esigenza di stabilire un fondamento certo ed unico delle nostre<br />

rappresentazioni. In questo, del resto, si era dimostrato insufficiente persino Kant. La<br />

conoscenza è «sintesi», secondo Fichte, a patto di offrire il giusto spazio ad una nuova<br />

concezione dell’«immaginazione», tale da rendere ragione della dialettica Io-Non-Io 9 . Ma<br />

l’Io caratterizza la propria attività per una continua tensione verso l’infinito 10 , pertanto<br />

ritorna alla mente l’attributo dell’«appetizione» predicabile della monade.<br />

Il confronto, anche qui, è strumentale alla costituzione della fisionomia teoretica<br />

dell’idealismo speculativo. Ivaldo precisa infatti come la teoria della relazione contenuta<br />

nella monadologia presupponga la presenza (in senso realistico) delle determinazioni<br />

poste assieme nel sistema: è fuori dall’orizzonte mentale di Leibniz, infatti, l’idea<br />

d’intersecare l’Io e la categoria di relazione. Ciononostante, la monade che «viene<br />

all’essere» lascia intendere una significativa differenza rispetto al rigido determinismo<br />

di Spinoza. Ci si muove in entrambi i casi – giudica Fichte – nel solco di un sostanziale<br />

«intellettualismo» ancora lontano dall’intravedere soluzioni autenticamente speculative.<br />

Se l’Io è sforzo e se si descrive mediante un costitutivo contrasto dialettico con il Non-<br />

Io, allora ne viene a conoscenza nel processo d’intuizione intellettuale di sé, il quale, a<br />

sua volta, viene proiettato a ricercare, nella descrizione dei fenomeni, la loro dimensione<br />

genetica. Alla luce di una simile impostazione il pensiero di Leibniz offre non pochi<br />

8 Cfr. J.G. Fichte, Vorlesung über Logik und Metaphysik, in Gesamtausgabe..., cit., Bd. IV 1, p.<br />

372.<br />

9 Cfr. J.G. Fichte, Grundlage der gesammten Wissenschaftslehre, in Gesamtausgabe..., cit., Bd. I<br />

2, pp. 129-133.<br />

10 Cfr. ivi, pp. 133-137.<br />

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