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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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nulla e i due piani posti da Heidegger divengono, per Emo, lo stesso piano. L’essere per<br />

poter essere veramente tale deve spogliarsi dell’essere, uguagliarsi al nulla 21 .<br />

7. Il tema ossessivamente ripetuto dell’atto come negarsi conduce ad un altro<br />

concetto-chiave fortemente collegato all’atto, vale a dire il concetto di origine, che Emo<br />

sviluppa con accenti fortemente personali, che varrebbe la pena di indagare in uno studio<br />

specifico. È inutile dire che il concetto di origine sia uno dei concetti fondamentali<br />

del filosofare in quanto tale; è chiaro quindi che non è possibile, in poche righe, contestualizzare<br />

esaurientemente il problema. Tuttavia si può almeno tentare di fornire una<br />

prima e sommaria analisi del concetto emiano di origine. A questo riguardo, forse, la<br />

formulazione più compiuta la si trova in un passo di Supremazia e maledizione:<br />

Noi siamo l’assoluta origine. Ciò equivale a dire che l’origine è noi. L’origine è<br />

nascosta in ogni individuo, non è fuori dell’individuo. L’origine è un miracolo<br />

perpetuamente attuale. Il miracolo è la diversità da noi, che noi siamo, e che<br />

l’attualità è; l’origine è la diversità da noi. […].<br />

Noi siamo sempre in rapporto con l’infinito, cioè con l’assoluto; e l’assoluto non<br />

può non essere infinito. L’infinità interiore, l’assoluto è ontologico come il Dio di<br />

Anselmo d’Aosta. Soltanto per il fatto che pensiamo, questo pensiero che è pensiero<br />

del nulla, e perciò stesso assoluto, è la realtà originaria dell’assolutezza.<br />

Anche l’inspiegabile diversità è la realtà dell’assoluto, è la presenza in noi<br />

dell’assoluto, è la nostra presenza come assoluto. L’infinito interiore è insondabile<br />

come l’infinito esteriore22 .<br />

Interessante appare questa insistenza di Emo sul fatto che “noi” siamo l’origine,<br />

dunque l’origine non si pone “all’inizio” come un che di fisso, ma si dà in continuazione<br />

e si può essere in continuazione l’origine solo negandola. Per Emo, allora, il negarsi<br />

è l’unica sintesi e l’unicità dell’atto non può essere, ancora una volta, che il negarsi, 23 e<br />

dunque l’origine non può essere che attualità, ragione per cui il pensare l’origine posta<br />

nel passato è un grave errore; infatti il passato ha la sua origine nel presente, che poi<br />

coincide col nulla, che è sempre attuale; perciò l’origine è l’attualità che si crea annullandosi.<br />

Queste considerazioni, lungi dall’essere semplici articolazioni dell’idealismo<br />

21 Qui si potrebbe trovare una consonanza significativa con il concetto di «decreazione», presente in<br />

Simone Weil; dunque andrebbe verificata più da vicino la possibilità di un confronto Weil-Emo. Cfr.<br />

in particolare S. Weil, Quaderni, a cura di G. Gaeta, 4 voll., Milano 1982-’93, vol. IV, p. 248. Mi si<br />

permetta di citare un breve contributo al riguardo: T. Boaretti, Simone Weil e il nichilismo. Note di<br />

lettura, in «Annuario dell’I. P. S. I. A. “Cesare Correnti” di Milano», Milano 1999, pp. 92-97.<br />

22 Emo, Supremazia e maledizione, p. 92.<br />

23 Ivi, p. 95.<br />

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