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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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pensiero novecentesco 5 . Se l’attualismo gentiliano è oggi una filosofia che ha ancora<br />

molto da dire, sarà ancora più interessante e, per certi versi, urgente istituire un confronto<br />

tra l’attualismo propriamente detto e l’attualismo di Emo, che ne è sì una variante<br />

“negativa”, ma risulta talmente originale da allontanarsi, e di molto, dalle intenzioni<br />

esplicite e implicite di Gentile.<br />

Si potrebbe cominciare col fornire una definizione di atto che Emo dà nel 1973<br />

all’inizio del quaderno n° 359, oggi incluso nel volume Supremazia e maledizione:<br />

l’atto è perfettamente immanente alla sua negazione e insieme è assoluta diversità; ne<br />

consegue che l’attualità del negarsi coincide con la trascendenza del negarsi: c’è cioè<br />

sempre e ancora negazione. Appare subito da questa prima parafrasi la paradossalità del<br />

testo emiano e quindi la difficoltà di una lettura critica; è pertanto necessario procedere<br />

a qualche altra precisazione. L’atto da Emo è pensato come tutto, ma si tratta di una<br />

totalità che non può mai essere presupposta, ma si dà nel suo farsi; questa è sicuramente<br />

l’eredità dell’idealismo presente in Emo, di un idealismo però liberato da ogni presupposto<br />

che ipostatizzi le categorie; detto così, sembrerebbe un discorso che parafrasi<br />

Gentile, ma Emo non si appiattisce mai sul fondatore dell’attualismo. Si potrebbe parlare<br />

per Emo di un attualismo negativo, se con attualismo positivo si intende il tentativo<br />

di Gentile di mantenere l’atto come unico e ultimo assoluto. Emo è allora molto lontano<br />

da tutto ciò, anch’egli parla di assoluto, ma solo per dire che questo assoluto ha un<br />

modo solo di stare, quello di negarsi.<br />

L’attualismo “negativo” di Emo si costituisce in specifico a partire dall’autocoscienza,<br />

la quale può sussistere solo negativamente; infatti l’unica modalità possibile<br />

dell’autocoscienza è proprio il differenziarsi, il darsi come “altro da sé”, l’oggettivarsi,<br />

quindi ancora il divenire radicalmente altro da sé: in una parola, il nientificarsi. Il Dio<br />

personale come lo presenta la tradizione metafisica, ma anche il Dio-Spirito dell’idealismo,<br />

finiscono entrambi per apparire ad Emo un assurdo. “Dio” può essere solo pensato<br />

come attualità che si dà attraverso la sua negazione, un “Dio negativo” dunque, l’unico<br />

Dio possibile 6 . L’atto è negazione, nulla e coscienza come soggetto del proprio negarsi;<br />

all’atto si affiancano altri concetti quali la presenza, il nulla, il tempo e l’origine.<br />

5 A questo proposito andrebbero menzionati gli innumerevoli studi su Gentile che sono comparsi<br />

negli ultimi anni per mostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, l’obsolescenza delle letture di<br />

Gentile “a senso unico”, che fanno dell’attualismo un episodio ormai concluso del dibattito filosofico<br />

d’inizio Novecento, o di quelle letture che fanno di Gentile il «fascista nemico della scienza».<br />

Per brevità basterà ricordare i contributi di S. Natoli, Giovanni Gentile filosofo europeo,<br />

Torino 1989, e di E. Severino, Nietzsche e Gentile, in Oltre il linguaggio, Milano 1992, pp. 77-<br />

98. Va poi segnalato un importante studio, forse non sufficientemente valorizzato: F. Farotti,<br />

Senso e destino dell’attualismo gentiliano, postfazione di E. Severino, Lecce 2000.<br />

6 Cfr. A. Emo, Supremazia e maledizione, cit., p. 20.<br />

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