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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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za e poesia (la poesia come «metafisica istantanea» di Bachelard), una filosofia che mantenga la<br />

«vocazione ontologica» e «componga in un mantello di Arlecchino le molteplicità delle singolarità<br />

complesse» (p. 255). Il compito di un simile pensiero non può non riguardare il destino<br />

dell’uomo, oggi assai precario e «orientato verso la morte» (p. 258).<br />

Polizzi conclude con uno sguardo alle ultime prospettive del pensiero «narrativo e visivo»<br />

serresiano, miranti a denunciare la condizione di grande fragilità e allo stesso tempo di enorme<br />

potere in cui versa l’umanità. Emerge ancora una volta l’improcrastinabilità dell’avvento di<br />

una filosofia che mediti «sull’ominiscenza» individuandone i circuiti o cicli. Serres ne indica tre:<br />

quello dell’evoluzione dei corpi, che va oltre la selezione naturale seguendone una «exodarwiniana»,<br />

non più naturale ma artificiale. Quello dell’oggettualità non separata dal soggetto, «l’abbandono<br />

della suddivisione stabile del mondo» (pp. 300-302). Infine il terzo circuito concerne la<br />

comunicazione ed i rapporti sociali trasformati dalle tecnologie in ‘virtuali’ (p. 303). La prescrizione<br />

etica serresiana ha una ricetta semplice e complessa allo stesso tempo (viene definita<br />

dall’Autore un «segreto di Pulcinella»: p. 307): «non distruggere». Essa è di formulazione semplice<br />

ma di complessa traduzione pratica, in quanto richiede una «eco-logia», un pensiero<br />

dell’interazione, della miscelazione armonica, tra mondo, attività umane e scienze.<br />

Il volume presenta pure un’appendice di G. Gembillo (Natura e storia nella epistemologia<br />

francese del Novecento) in cui vengono ricostruiti i ‘percorsi intellettuali’ dei concetti di<br />

natura e storia dal momento del loro ‘debutto’, o meglio, della loro ‘irruzione’ all’interno delle<br />

riflessioni epistemologiche francesi novecentesche, fino all’attuale declinazione «storicistica» e<br />

«complessa» (Prigogine e Morin).<br />

Francesco Crapanzano<br />

F. Coniglione, La parola liberatrice. Momenti storici del rapporto tra filosofia e scienza,<br />

C.U.E.C.M., Catania 2002, pp. XX-390.<br />

«Tutto ciò che facciamo consiste nel trovare la parola liberatrice». Da quest’aforisma di<br />

Wittgenstein trae il titolo l’ultimo lavoro di Francesco Coniglione, ed è proprio in questa lapidaria<br />

indicazione del filosofo viennese che si può rinvenire il filo conduttore che conferisce al libro<br />

il suo senso unitario. Non c’è dubbio, infatti, che per Coniglione la parola liberatrice sia la parola<br />

che viene della storia, vale a dire dall’indagine diacronica della genesi e dell’evoluzione dei concetti,<br />

che consente di valutare i problemi filosofici all’interno di un contesto più ampio. Si tratta<br />

insomma di comprendere un problema filosofico come risposta ad una domanda: solo l’indagine<br />

dello storico delle idee può essere efficace nel ricostruire quell’orizzonte della domanda per la<br />

quale una teoria o una concezione filosofica costituisce una risposta. In effetti il recupero della<br />

dimensione storica costituisce senza dubbio uno dei tratti caratteristici del lavoro di Coniglione,<br />

tanto più se si considera come i temi affrontati nell’opera appartengano a quella tradizione filosofica<br />

comunemente nota come «filosofia analitica» (ma l’autore mette in luce come sarebbe più<br />

opportuno parlare di «filosofia scientifica» a proposito del progetto filosofico di Russell e<br />

dell’antifondazionalismo del Circolo di Vienna) che troppo spesso ha orgogliosamente escluso la<br />

ricerca storica dal proprio metodo di indagine. Infatti, se l’approccio analitico ha fornito contributi<br />

importanti per lo sviluppo del pensiero filosofico contemporaneo, è altresì vero che i suoi rappresentanti<br />

hanno spesso pensato di avere a che fare con problemi atemporali, semplici puzzles<br />

teoretici sottratti all’influenza del divenire storico e del contesto sociale e culturale da cui hanno<br />

avuto origine.<br />

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