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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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pletamente determinata da fattori causali, come l’ambiente sociale in cui vive, o le dinamiche psichiche<br />

della sua infanzia. L’affermazione di questa capacità non esclude, cioè, di per sé il determinismo,<br />

potendo essa risultare compatibile sia con esso sia con la libertà del volere. Il che è poi<br />

quanto può essere sostenuto da una versione di compatibilismo sufficientemente sofisticata, che<br />

a) non affermi semplicemente come vero il determinismo, ma rimanga agnostica sulla verità del<br />

determinismo (così come del libertarismo) fino a che i risultati delle scienze al riguardo non<br />

saranno certi, e b) definisca la libertà non solo in termini di condizioni esterne favorevoli alla<br />

scelta, ma anche come presenza di questa capacità razionale di scelta. Una teoria che avrebbe il<br />

pregio di essere più cauta, rispetto a quella sostenuta da De Caro, riguardo alle assunzioni ontologiche<br />

e metafisiche presupposte.<br />

Sergio Filippo Magni<br />

R. Màdera, L. V. Tarca, La filosofia come stile di vita. Introduzione alle pratiche filosofiche,<br />

Bruno Mondadori, Milano 2003, pp. 256.<br />

La filosofia come arte del vivere, una praxis cui è connesso un logos, è la felice chiave di<br />

lettura che ha ispirato le opere di Pierre Hadot. Un’idea senz’altro feconda, se dall’ambito più<br />

propriamente storico, negli ultimi anni inizia ad interessare quello della riflessione teoretica,<br />

suscita interesse in alcuni settori del mondo accademico italiano, cresce e s’irrobustisce, sino a<br />

proporsi ad una platea più vasta e a diventare oggetto di discussione pubblica. La dimensione<br />

“pratica” del filosofare è al centro della riflessione e delle attività seminariali e comunitarie di<br />

Romano Màdera e Luigi Vero Tarca, l’uno professore di Filosofia Morale e Pratiche Filosofiche<br />

a Milano, l’altro di Filosofia Teoretica a Venezia. La filosofia come stile di vita è frutto della loro<br />

lunga frequentazione, amicale, anzitutto, e professionale. Non a caso, nelle introduzioni, che precedono<br />

i due lunghi saggi di cui il volumetto si compone, entrambi fanno riferimento alla dimensione<br />

autobiografica del loro rapporto umano e filosofico. Ed è proprio il circolo virtuoso individuo<br />

reale-filosofia a rappresentare il Leitmotiv che sorregge l’impianto teoretico del libro. Si tratta<br />

di fornire una risposta convincente alla domanda: come è possibile praticare la filosofia, ossia<br />

vivere filosoficamente, nelle società a capitalismo avanzato? E ancora: quali vie sono concretamente<br />

percorribili per chi ha scelto la filosofia come stile di vita?<br />

Se la dimensione delle pratiche filosofiche rintracciate da Hadot nel mondo antico è<br />

sostanzialmente comunitaria e l’individuo è in grado di trovare una risposta alle principali questioni<br />

di senso e di valori attraverso l’imitazione di un modello vivente, ad esempio quello di un<br />

caposcuola, un Pitagora o un Epicuro, che grazie alla sua esemplarità trascende il particolare elevandosi<br />

a vero e proprio universale; di contro, lo scoglio della modernità con l’emergente individualismo,<br />

la durezza manipolatrice della ratio scientifica, tecnocratica e economico-centrica, ha<br />

infranto la navicella filosofica degli universali condivisi o condivisibili, trasformando l’individuo<br />

in un naufrago senza bussola di fronte agli essenziali problemata che l’esistenza gli getta dinanzi.<br />

La radice viva e vitale della filosofia, quel suo essere esercizio spirituale, via di saggezza, fonte<br />

di consapevolezza, è stata recisa: il logos è stato – chirurgicamente – separato dal bios, ha cessato<br />

di alimentare una praxis. L’Accademia ha accolto e cristallizzato il discorso filosofico, trasformandolo<br />

in esercizio letterario o storico da custodire gelosamente.<br />

Dal disagio di sentirsi – auto-biograficamente – gettati in una realtà professionale schizofrenica,<br />

che per statuto è deputata a studiare ed insegnare la filosofia, in una prospettiva prevalentemente<br />

storicista, ma che si dimostra aliena e refrattaria da ogni forma di attività filosofica,<br />

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