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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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iferisce Tarca in termini di «pura differenza», «puro universale» ed infine «pura determinazione»,<br />

ossia a ciò da cui è escluso ogni negativo. Come dire, la singola determinazione, questouomo-qui<br />

con la sua biografia è un particolare-universale, esiste in quanto differisce dall’Altroda-sé<br />

ma senza per questo negarlo. Assistiamo, quindi, alla fondazione con argomenti squisitamente<br />

logici della tesi di Hadot, secondo la quale sarebbe necessario ricondurre la filosofia alle<br />

sue antiche origini di logos strettamente connesso ad un bios. Nella pratica “biografica”, cui fa<br />

riferimento Tarca, l’universale epistemico si incontra con il particolare esistenziale, superando la<br />

rigida distinzione di scienza e saggezza, l’una apparentemente “forte” ma senz’anima, basata su<br />

un’idea di ragione analitica che inevitabilmente conduce al relativismo moderno e, infine, al<br />

nichilismo contemporaneo; l’altra incentrata sull’individualità umana, cioè su un sapere “debole”,<br />

irrazionale, contraddittorio, immaginifico, forzosamente sintetico. Dunque, una filosofia nonnegativa,<br />

bensì onnicentrica ed inclusiva, che valorizza a posteriori le differenze, facendo del<br />

dialogo maieutico e sincretico il suo punto di forza, tutta la forza della “debolezza socratica”,<br />

della dignità d’una vita dedicata alla ricerca.<br />

Francesco Dipalo<br />

E. Ruschmann, Consulenza filosofica, Prima parte, a cura di R. Longo, Armando Siciliano<br />

Editore, Messina 2004, pp. 106.<br />

Che cos’è la “consulenza filosofica”? Cosa significa comprendere sé stessi e il mondo?<br />

Quando può dirsi adeguato comprendere sé stessi e il mondo? Queste domande costituiscono il<br />

punto di partenza della riflessione di Eckart Ruschmann, autore della Philosophische Beratung,<br />

di cui viene qui tradotta la prima parte, propositiva di una fondazione teoretica della consulenza<br />

filosofica. Nell’orizzonte della comprensione, la consulenza è un’esperienza profonda di «comunicazione<br />

esistenziale», che accomuna consulente e consultante sulla base di una «sostanziale<br />

omogeneità strutturale fra le filosofie di vita, proprie di ciascun uomo, e le più elaborate costruzioni<br />

teorico-scientifiche, di cui il filosofo è un esperto». Si tratta di un’esperienza strutturale, che<br />

esclude perciò qualsiasi «influenza manipolativa» e che è destinata ad orientare e a modificare il<br />

rapporto con il sé e con il mondo. Il compito del consulente filosofico consiste, in primo luogo,<br />

nel ricostruire o interpretare insieme al consultante la sua personale visione del mondo, e quindi<br />

nel «verificare o modificare concezioni sfavorevoli, che possono essere causa o concausa del suo<br />

problema». Il dialogo filosofico è fortemente orientato dapprima alla comprensione e successivamente<br />

alla ricostruzione critica della filosofia di vita del consultante. Ruschmann riprende da<br />

Schleiermacher la distinzione tra critica ed ermeneutica al fine di svolgere il senso delle questioni<br />

di grande rilevanza per la vita pratica del consultante, rielaborandola nel processo dialogico alla<br />

luce della teoria del filosofo e neuropsicologo israeliano Lahav, che parla di worldview interpretation,<br />

ovvero della interpretazione della visione del mondo comprendente la totalità dei punti di<br />

vista del singolo sui molteplici aspetti dell’esistenza. In tal senso la reale comprensione come<br />

«ricostruzione ex post» si basa su elaborazioni di punti di vista alternativi e più favorevoli al<br />

senso pratico della filosofia di vita del consultante.<br />

Nel circolo ermeneutico della comprensione l’interpretazione si riferisce al processo<br />

strutturale delle visioni del mondo che include, secondo quanto ha opportunamente affermato<br />

Dilthey, processi percettivi-cognitivi, emozionali e volitivi. Ruschmann recupera da Dilthey il<br />

concetto di Erlebnis, quale fondamento della comprensione intersoggettiva, e lo rielabora alla<br />

luce della odierna concezione della processualità del pensiero per ‘ambiti’ o «contesti funzionali<br />

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