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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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isultato (Hegel) alla connessione necessaria delle determinazioni come originario: dunque<br />

nella struttura originaria la contraddizione, come negata, appartiene all’essenza<br />

stessa dell’originario 11 . La struttura originaria e la dialettica hegeliana hanno un punto<br />

di contatto nella tesi astratta secondo cui l’isolamento è il fondamento della non-verità,<br />

ma in Hegel l’isolamento è isolamento dal divenire, mentre nella struttura originaria<br />

l’isolamento si costituisce come lontananza delle determinazioni dalla Necessità la<br />

quale sottrae da sempre ogni ente al nulla 12 .<br />

Hegel, osserva Severino, non spiega perché la contraddizione indugi nel suo non<br />

essere ancora tolta e non sia invece, come nella struttura originaria, originariamente<br />

tolta. Il divenire ripensato e fondato da Hegel è tale solo se esso è divenire altro, mentre<br />

per la struttura originaria severiniana tale divenire altro è l’impossibile, cioè la follia<br />

originaria non vista dal pensiero occidentale 13 . Dunque proprio le difficoltà legate al<br />

“compimento” del processo dialettico sembrano essere il punto di contatto tra le tesi<br />

critiche di Severino verso Hegel e la insoddisfazione di Emo per l’attualismo nella formulazione<br />

gentiliana.<br />

4. Va però ricordato che una “riforma della dialettica hegeliana” era stata già<br />

tentata da Gentile e che alcune delle critiche a Hegel sviluppate da Severino erano,<br />

almeno in parte, già state espresse da Gentile. Tuttavia in Gentile permane, anzi si radicalizza,<br />

la concezione hegeliana che la totalità coincida con il divenire, ma la stessa formulazione<br />

gentiliana resta ambigua; le critiche di Emo a Gentile si appuntano, almeno<br />

indirettamente, forse proprio in relazione al fatto che l’attualismo gentiliano non è stato<br />

abbastanza coraggioso nel pensare il negativo.<br />

Il limite più serio rintracciabile in Hegel è, per Gentile, la fissazione della dialettica<br />

dello spirito in concetti astratti e immutabili, mentre la riforma gentiliana dovrebbe<br />

consistere nel chiarimento che l’essere identico al non-essere non può costituirsi come<br />

isolato e astratto, malgrado Hegel abbia tentato, fallendo, di superare tale astrazione e<br />

isolamento, ma debba invece costituirsi sempre come essere del pensiero che è poi soggetto<br />

14 . Ne consegue che per Gentile una dialettica della natura, così come la costruisce<br />

Hegel, sia un problema assurdo, perché essa finisce per svilire la scoperta-chiave<br />

dell’idealismo, per la quale tutto è pensiero, abbassando così i vari momenti dello spirito<br />

ad una mera dialettica del pensato ancora dominata dall’intellettualismo; invece<br />

Gentile vuole sempre tenere ferma l’intrascendibilità del pensiero.<br />

11 Ivi, p. 56.<br />

12 Ivi, p. 58.<br />

13 Sull’identità e il «divenire altro» si cfr. E. Severino, Tautótes, Milano 1995.<br />

14 Cfr. G. Gentile, Teoria generale dello spirito come atto puro, in Opere filosofiche, a cura di E.<br />

Garin, Milano 1991, p. 505.<br />

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