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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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tica» (p. 9) di fondo su cui si basa la possibilità di porre in relazione linguaggi ed esperienze<br />

diversi. Ne discende un’idea della filosofia come esercizio di libertà, lontano da giochi di<br />

potere e non guidato da occulte consorterie, fedele alla sua intrinseca vocazione critica e<br />

sedotto dalle ragioni del confronto e del dialogo. In quest’ottica si colloca la stretta collaborazione<br />

tra «Il Protagora» e l’“Istituto Pedagogico della Resistenza <strong>Italiana</strong>”, che detiene, custodisce<br />

e promuove la memoria tragica ed eroica di quella filosofia-prassi della libertà qual fu il<br />

movimento resistenziale. In nome di questo stretto legame con la tradizione culturale di cui si<br />

è, nel bene e nel male, espressione, Minazzi cita Giulio Preti, per il quale «la possibilità del<br />

nuovo non giace sulle ginocchia dell’Eterno, ma nell’ampio grembo del passato-presente,<br />

ossia della tradizione» (p. 12).<br />

Particolarmente ricca si presenta la sezione degli “Studi”. La apre un inedito di Husserl: si<br />

tratta di un estratto, curato e tradotto da Anselmo Caputo, delle Vorlesungen über Bedeutungslehre<br />

tenute a Gottinga nel semestre estivo del 1908. Strettamente legate ai temi delle Logische<br />

Untersuchungen del 1901, le Vorlesungen costituiscono un delicato momento di transito verso Ideen.<br />

Vengono trattate questioni decisive per il futuro sviluppo della fenomenologia, come quella di<br />

«noema». In questo senso, l’opera in questione costituisce una sorta di «laboratorio» concettuale del<br />

pensiero husserliano, in cui, fatti i conti con i residui psicologismi dei primissimi scritti, Husserl si<br />

avvia a definire i punti cardine del suo sistema di pensiero. In Riflessioni sull’ontologia Fulvio Papi<br />

insiste sulla necessità di intendere il concetto di ontologia come un termine multivoco, stratiforme,<br />

duttile. Tale considerazione consente di coglierlo in tutta la sua ricchezza, permettendo di gustarne<br />

l’attualità, in un’epoca in cui si sente un massiccio bisogno di radicamento e di definizione dello statuto<br />

dell’«oggetto» e della «cosa».<br />

Segue il saggio di Dario Antiseri (Liberalismo e antifascismo nel “pensiero” e<br />

nell’“azione” di Benedetto Croce) in cui, ricostruendo l’itinerario teorico dello storicismo assoluto,<br />

dimostra come il sistema crociano della libertà si traduca in una decisa pratica della libertà<br />

negli anni del totalitarismo fascista. Egli «tenne accesa la fiaccola e la speranza della libertà» (p.<br />

105), quando sembrava non esserci ostacolo all’arbitrio ed al totalitarismo. Antiseri si sofferma<br />

anche sulle difficili scelte del Croce alle prese con gli sviluppi del delitto Matteotti, così come<br />

non esita a sottolineare i risvolti politici del sodalizio con Gentile. Ma emerge sempre il coraggio<br />

e la coerenza di un Croce convinto assertore del valore della libertà individuale che si traduce<br />

nelle «forme» della Vita dello Spirito, un protagonista che seppe vivere il proprio ruolo – come<br />

ha scritto Norberto Bobbio – all’insegna dell’antagonismo.<br />

Giancarlo Pinciroli (Elementi di una pedagogia “altra” negli scritti giovanili di Walter<br />

Benjamin) focalizza l’attenzione sulle frequenti indicazioni pedagogiche presenti nell’opera di<br />

Benjamin. Attraverso un sapiente intreccio di citazioni, si giunge a sostenere che il culto per<br />

l’arte costituisce una sorta di modello educativo di tipo socratico, fondato sul precetto del «conoscere<br />

se stessi». In tal modo la dialettica a due maestro-allievo finisce con l’assumere un’univoca<br />

funzione educativa. È dedicato alla lettura popperiana di Parmenide il saggio di Fabio Minazzi<br />

(Popper, il mondo di Parmenide e l’illuminismo presocratico) a chiusa della prima sezione della<br />

rivista. L’autore insiste sulla centralità dell’interesse popperiano per il filosofo greco e sulla<br />

necessità di una contestualizzazione, per comprenderne pienamente la rilevanza epistemologica<br />

ed interpretativa. Così, il «quadro fallibilista» finisce con il caratterizzarsi come «la forza e il<br />

limite» (pp. 172-173) della lettura popperiana della funzione critica assunta da Parmenide nel<br />

pensiero presocratico, che, tuttavia, continua ad offrire suggestioni e spunti fecondi sia agli epistemologi<br />

sia agli antichisti.<br />

Nelle “Note e discussioni” trovano spazio i testi di Rolando Bellini (Uomini e no. Una<br />

testimonianza per il risorgimento de “Il Protagora”), Fulvio Papi (Il secondo viaggio di Antonio<br />

Banfi: resistenza e filosofia a Milano), Franco Cambi (Le Università popolari in Italia (1901-<br />

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