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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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mondo, l’individuo è alimentato da una «forza primitiva» 29 , che ancora una volta ricorda<br />

molto da vicino l’idea leibniziana di «forza» in quanto componente costitutiva della<br />

monade. L’individuo percepisce il mondo, lo spazializza e lo lega alla propria materialità;<br />

ma è con il tempo che egli instaura un rapporto fondativo: così può «dire che ogni essere<br />

individuale è via via il suo ‘tempo riempito’» (p. 329) dalle proprie percezioni, indice<br />

della costruzione simbolico-interpretativa del mondo stesso da parte dell’Io.<br />

Ivaldo nota un’altra significativa prossimità tra il concetto fichtiano di «Trieb» e<br />

quello leibniziano di «appetizione». L’«impulso» crea un sistema di relazioni, articola i<br />

rapporti tra gli individui ed avvia verso l’autocoscienza del sapere assoluto proprio a<br />

partire dalla condizione di finitezza di chi si spinge a superare i propri limiti 30 . Risalire<br />

ai fondamenti del sapere significa tracciare il senso della destinazione etica dell’uomo,<br />

perché si vive guidati da una legge morale e da un continuo stimolo a trascendersi. In<br />

sintesi, la riflessione fichtiana degli anni 1801/1802 «contiene e realizza a suo modo<br />

una costruzione dell’universo monadico, che riprende la prospettiva fondamentale e<br />

anche specifiche posizioni concettuali della monadologia leibniziana» (p. 355).<br />

Naturalmente, l’approccio alla monadologia è, per così dire, trasversale e Leibniz serve<br />

a risalire agli atti originari della Ragione. In tal modo, l’idealismo dommatico di<br />

Leibniz viene superato; tutte le sue principali intuizioni vengono irrobustite di senso<br />

attraverso l’utilizzo dei costrutti speculativi della filosofia trascendentale. Cosí, il<br />

mondo come sistema di rapporti interindividuali viene letto all’insegna della categoria<br />

della libertà che le governa; la «vera» teodicea diviene il luogo della «trasfigurazione in<br />

noi della verità sotto la legge morale» (ibid.); il mondo delle monadi si trasforma nel<br />

sistema di individui, portatori della loro libertà, che convivono. Nello studio del sistema<br />

speculativo fichtiano, dunque, accanto ai Kant, Schelling, Hegel, bisogna valutare<br />

appieno la fonte leibniziana «per leggere e comprendere Fichte nel suo stesso progetto<br />

sistematico» (p. 356). In tal modo, nel mentre si penetra nei meandri più riposti della<br />

filosofia di Fichte si scrive un importante capitolo sulla fortuna leibniziana tra Sette e<br />

Ottocento.<br />

III. L’approccio di Ivaldo si dimostra assai fecondo sotto molti punti di vista.<br />

Innanzitutto mette in luce l’acutezza con cui Fichte pensa la filosofia di Leibniz e ne<br />

illustra le traiettorie di flusso, i percorsi, le modalità attraverso cui tale ripensamento si<br />

realizza. Si ha, in questo modo, la possibilità di cogliere i primi momenti della nascita<br />

della filosofia trascendentale e di studiare la maniera in cui essa si articola, facendo leva<br />

su una solida logica dei precorrimenti. L’idealismo trascendentale viene considerato<br />

l’inequivocabile punto d’arrivo della vicenda filosofica occidentale. In quest’ottica si<br />

29 Cfr. ivi, p. 279.<br />

30 Cfr. ivi, pp. 291 ss.<br />

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