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Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana

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mente all’unità originaria metafisica di un assoluto» 3 . Dunque, lo studio delle relazioni<br />

tra questi due pensatori è molto più che il frutto di una semplice curiosità storiografica,<br />

ed è quasi dettato da un’intrinseca necessità.<br />

Con tale valutazione dice di concordare Marco Ivaldo, autore di questa preziosa<br />

monografia sulla ricezione fichtiana del pensiero di Leibniz. Come sottolinea Ivaldo, il<br />

termine huberiano «ritorno» va inteso, alla maniera di Fichte, come un procedere «‘a<br />

passo di gambero’» nel processo di «avanzamento creativo nella riflessione» filosofica,<br />

così da ritrovare «all’indietro, o meglio in profondità, il pensiero decisivo a partire da<br />

un movimento in avanti» (p. 14). Una Dottrina della scienza in tanto dà una soluzione<br />

ai problemi del pensare in quanto trova nei sistemi del passato solidi riferimenti ed<br />

autorevoli anticipazioni di strumenti idonei a consentire la messa a punto di costrutti<br />

critici nuovi. Vige, qui, l’impianto della logica dei precorrimenti tipico dei grandi esponenti<br />

dell’idealismo classico tedesco: «conta» il raggiunto punto di vista speculativo; il<br />

resto «vale» se prefigura l’approdo, altrimenti contrassegna solo un «attardamento» o<br />

una traiettoria diversiva del Pensiero. Ciò spiega appieno, sin dalle prime battute, il<br />

senso del sottotitolo del libro di Ivaldo: La comprensione trascendentale della monadologia.<br />

Lo schema dell’anticipazione guida Fichte alla rielaborazione critica di alcuni<br />

dei passaggi propri dell’opera di Leibniz, nel segno di «un’assunzione selettiva della<br />

monadologia» (p. 11) in chiave di rielaborazione – sul superiore piano della filosofia<br />

trascendentale – di molti dei suoi nuclei problematici. Nel respingere il «dogmatismo»<br />

monadologico, Fichte legge il sistema leibniziano e le lucide intuizioni – già «idealistiche»<br />

– collocate al suo fondo come pendant razionalistico rispetto allo spinozismo.<br />

Dunque, la presenza di Leibniz alle spalle del pensiero di Fichte può essere letta<br />

all’insegna delle categorie del «precorrimento» e dell’interpretazione, sul piano speculativo,<br />

dei fondamenti della teoria delle monadi. Non è tutto. Fichte rinnova l’immagine<br />

di Leibniz consegnataci da Kant e, nel contempo, si orienta a riflettere, proprio sulla<br />

spinta di riconoscibili suggestioni leibniziane, sui cardini della critica kantiana della<br />

ragione. In altri termini, Leibniz induce Fichte ad integrare Kant. Infatti, se la monadologia<br />

assume chiari caratteri pre-trascendentali, allora può rifluire in quel serrato dialogo<br />

con Kant da cui discende la Dottrina della scienza. Con una significativa aggiunta:<br />

pensare in termini di precorrimenti ed anticipazioni offre a Fichte l’occasione di stabilire<br />

un ordine di successione storico-critica di passaggi lungo un articolato processo che<br />

finisce con lo sfociare proprio nell’idealismo.<br />

Ivaldo articola la sua monografia seguendo un triplice asse problematico. In<br />

3 K. Huber, Leibniz. Der Philosoph der universalen Harmonie, hrsg. von I. Köck mit C. Huber,<br />

München-Zürich 1989, p. 333. La prima edizione di quest’opera, pubblicata a Monaco, è del<br />

1951.<br />

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