Bollettino n. 184 - Società Filosofica Italiana
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damentale funzione trascendentale che Leibniz avrebbe previsto. Invece, «secondo la<br />
filosofia trascendentale ci si può accorgere […] del proprio percepire, perché si è costituiti<br />
in atto dalla capacità originaria dell’appercezione» (p. 226). La filosofia trascendentale,<br />
in definitiva, rende autocosciente la capacità rappresentativa della monade e<br />
porta a coglierne la genesi. La riflessione leibniziana sull’anima è un utile punto di partenza<br />
21 .<br />
Il tema della percezione in Fichte è legato a quello del «ricordo» in relazione<br />
al quale l’Io si costituisce come determinazione continua 22 , proprio come per la<br />
monade legata alla determinazione della sua identità. Ciò senza dimenticare il principio<br />
dell’azione che, per Fichte, è sempre pervaso dalla libertà. L’Io, inoltre, è<br />
Ragione, Spirito, condizione di possibilità degli oggetti. Anche se manca a Leibniz il<br />
momento della ri-flessione dell’Io, al pensatore di Lipsia spetta un posto privilegiato<br />
nella genealogia della filosofia trascendentale.<br />
L’Io è azione, s’è detto. Per tale ragione, la vis speculativa di Fichte è ancora<br />
attratta dalla tematica dell’appetizione tra le monadi, legate da vincoli di condizionamento<br />
reciproco in funzione del loro grado di percezione. La monade, essendo materia<br />
e spirito, vive di questa sua ambivalenza, accrescendo o decrescendo il proprio<br />
grado di spiritualità. Anche l’Io fichtiano è in perenne contrasto con il Non-Io, pertanto<br />
la dialettica della monade ricorda assai da vicino la dialettica dell’Io. Ancora: la<br />
convivenza tra le monadi costituisce quella che Leibniz definisce agostinianamente la<br />
«città di Dio» 23 ; per Fichte, dare una giustificazione trascendentale al sistema<br />
dell’essere nell’intreccio tra le sue componenti rappresenta lo scopo ultimo e più alto<br />
della Filosofia.<br />
L’ultima parte dello studio di Ivaldo è dedicata all’illustrazione dell’idea di Lauth<br />
secondo cui, nella Dottrina della scienza del 1801/1802, «ci troviamo davanti a una trattazione<br />
che assume come punti di partenza le posizioni decisive della monadologia» 24 . In<br />
quest’opera il nome di Leibniz non viene mai citato, eppure termini quali «monade»,<br />
«armonia», «mondo migliore» compaiono con grande frequenza. La filosofia di Leibniz<br />
viene ancora contrapposta a quella di Spinoza. In più: «Fichte prende posizione contro il<br />
sistema di Spinoza […] per salvare […] una posizione e una verità specifica di Leibniz»<br />
(p. 272). Militare a favore di Leibniz significa salvare le ragioni dell’individuo dinanzi al<br />
panteismo dell’Uno-tutto. Riferirsi a Leibniz equivale a fare proprie le posizioni della<br />
21 Cfr. G.W. Leibniz, Principî della natura e della grazia, cit., pp. 345-346; Principî di filosofia o<br />
Monadologia, cit, pp. 355-356.<br />
22 Cfr. J.G. Fichte, Vorlesung über Logik und Metaphysik, cit., p. 237.<br />
23 G.W. Leibniz, Principî di filosofia o Monadologia, cit., p. 463.<br />
24 R. Lauth, Leibniz…, cit., p. 422.<br />
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