Dopo l'Estetica - Università di Palermo
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to, senso comune estetico che precede ogni sapere determinato testimonia<br />
che la nostra esperienza originaria è essenzialmente doppia:<br />
esperienza della genesi dell’essere e del suo annullarsi, del sorgere dal<br />
nulla dell’ente e del suo <strong>di</strong>leguare nel nulla. Essenzialmente segnata<br />
dalla <strong>di</strong>mensione della per<strong>di</strong>ta, attestazione della ra<strong>di</strong>cale contingenza<br />
dell’ente, la questione che dal logos estetico proviene non è primariamente<br />
domanda sull’essere (sull’imporsi dell’essere sul nulla), ma sul<br />
nulla: dell’imporsi del nulla sull’essere. In fin dei conti la domanda<br />
sull’unicità del qualcosa (l’essere proprio quel qualcosa) che si incide<br />
nella nostra sensibilità, nella nostra immaginazione, nel nostro desiderio,<br />
avviene essenzialmente nella ferita del suo <strong>di</strong>leguarsi, e ciò apre<br />
il senso <strong>di</strong> un comune appartenersi che precede il darsi e anche il<br />
non-darsi del significato. Non solo quella forma intelligente del piacere<br />
che è la gioia del corpo e dell’intelligenza insieme è quin<strong>di</strong> la<br />
tonalità affettiva ed emotiva fondamentale del logos estetico, dell’originaria<br />
con<strong>di</strong>visione che permette che davvero ci si possa intendere,<br />
ma anche il suo contrario, quel sentire che viene dallo stupore per un<br />
destino <strong>di</strong> annullamento, voci varie del dolore e della sofferenza spesso<br />
incrementate dalla ferocia che abita l’uomo. Tutto ciò è all’origine<br />
della comunicazione umana, e insieme dell’incomunicabilità, che tiene i<br />
<strong>di</strong>stinti separati, <strong>di</strong>sancorati dall’armonica connessione alla totalità sensata,<br />
perché questa è anche, per la nostra esperienza estetica, assente.<br />
Dall’altro lato, l’attenzione al corpo, al suo <strong>di</strong>venire e alla sua<br />
espressività deve oggi fare programmaticamente i conti con le variazioni<br />
estesiologiche, cioè sensitive e cognitive, indotte dalle nuove<br />
tecnologie, in particolare della comunicazione. Il pensiero filosofico<br />
della neotecnologia appare così tra i compiti propri dell’estetica attuale;<br />
ma le nuove tecnologie <strong>di</strong> natura fondamentalmente numerica<br />
implicano un’uscita dal duplice para<strong>di</strong>gma che ha orientato le riflessioni<br />
moderne sulla tecnica: la tecnica come strumento <strong>di</strong> supplenza<br />
delle carenze adattive tipicamente umane (tesi classicamente esposta<br />
da Gehlen 6 e da molti altri), e la tecnica come protesi “naturale”, cioè<br />
originariamente connessa alla “natura umana”, in sé stessa ibridata con<br />
l’artificiale (nota tesi <strong>di</strong> Leroi-Gourhan 7 ). Le nuove tecnologie invece<br />
sono oltre l’uomo, ed è piuttosto l’essere umano e la sua corporeità a<br />
doversi riconfigurare attraverso <strong>di</strong> esse e sostanzialmente in esse, come<br />
intorno a un centro gravitazionale mutevole e plurale, in un’ine<strong>di</strong>ta e<br />
problematica sintesi tra estetico e noetico. «After all, aesthetics was<br />
founded upon another <strong>di</strong>stinction, one more closely related to the<br />
idea of the subjet: the <strong>di</strong>stinction between aistheta and noeta, sensuos<br />
and rational cognition, or aesthetic and logic» 8 . È vero, ma proprio<br />
questa <strong>di</strong>stinzione, e l’idea <strong>di</strong> soggettività che sta alla sua base, che va<br />
oggi stravolta in una prospettiva che proietti l’estetica oltre la sfera<br />
concettuale della modernità, verso l’elaborazione <strong>di</strong> un logos estetico<br />
ancora da pensare. E forse, nel proporsi l’ambizione <strong>di</strong> costituirsi fi-<br />
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