Dopo l'Estetica - Università di Palermo
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che è simmetrico 15 . Così anche gli artisti e i pensatori del Manierismo,<br />
del Romantiscimo, dell’Espressionismo e del Postmoderno, misero in<br />
dubbio il valore delle unità <strong>di</strong> misura calcolabili, secondo le quali si<br />
credeva <strong>di</strong> potere imme<strong>di</strong>atamente realizzare forme belle, senza darsi<br />
alla sterilità <strong>di</strong> semplici copie. Prima <strong>di</strong> analizzarle e mutarle in <strong>di</strong>mensioni<br />
calcolabili, le misure esemplari dovevano valere già come belle<br />
nella singola opera riuscita o, comparativamente, nello stile <strong>di</strong> un’epoca.<br />
Forse il segreto delle armonie può essere svelato matematicamente o<br />
analiticamente al fine <strong>di</strong> riportare le <strong>di</strong>mensioni meccanicamente; non<br />
però i segreti della bellezza stessa, anche se lo stu<strong>di</strong>o e l’impiego <strong>di</strong><br />
proporzioni armoniche, che ogni epoca deve <strong>di</strong> volta in volta trovare<br />
da sé, può <strong>di</strong>ventare la premessa per potere ottenere una straor<strong>di</strong>naria<br />
bellezza, non mancandola. Come si potrebbe allora determinare ad<br />
esempio la grazia, la finezza o l’eleganza attraverso proporzioni calcolabili<br />
esternamente; come, ancora, l’essere prestante e sublime, ciò che<br />
<strong>di</strong> splen<strong>di</strong>do vi è in una passione, il decoro <strong>di</strong> un comportamento o la<br />
nobiltà <strong>di</strong> un’azione, laddove perfino un contegno morale può rivelarsi<br />
come bello? Anche se l’armonia, nel significato profondo del termine<br />
che non può essere ridotto a quello <strong>di</strong> “conciliazione”, non è ancora<br />
in grado <strong>di</strong> garantire l’affiorare della bellezza, agevola comunque il suo<br />
possibile avverarsi.<br />
5. Alexander Gottlieb Baumgarten, il fondatore dell’“Estetica” come<br />
specifica <strong>di</strong>sciplina filosofica, cioè a <strong>di</strong>re come “scienza della bellezza”,<br />
contrastò l’idea che in fin dei conti la bellezza risiedesse in elementi<br />
semplici e calcolabili 16 . In accordo con il pensiero <strong>di</strong> Leibniz e Wolff,<br />
Baumgarten cercò <strong>di</strong> innalzare il bello dalla conoscenza sensibile oscura<br />
e confusa “al <strong>di</strong> sotto della soglia <strong>di</strong> una rigida <strong>di</strong>stinzione logica” ad<br />
una “intensa chiarezza”, nella quale l’elemento sensibile poteva mostrarsi<br />
come “perfezione composta” e come tale essere “bellezza” 17 . La successiva<br />
critica <strong>di</strong> Immanuel Kant al concetto <strong>di</strong> bellezza come perfezione<br />
nel senso <strong>di</strong> una «conformità oggettiva a scopi» 18 non concorda con<br />
la concezione che ha Baumgarten <strong>di</strong> bellezza come perfezione, attraverso<br />
la quale questi cerca piuttosto <strong>di</strong> pensare una «massima armonia<br />
possibile del fenomeno», nella misura in cui essa è completa, cioè a <strong>di</strong>re<br />
nella misura in cui, escludendo il mancante, giunge alla presenza piena.<br />
Non <strong>di</strong>versamente da quanto farà più tar<strong>di</strong> Kant, Baumgarten ritenne<br />
che l’unisono avrebbe dovuto dominare nell’accordo del molteplice 19 .<br />
Dunque la bellezza si rivela per Baumgarten come anche per Kant in<br />
una compagine del molteplice concettualmente non più scomponibile e<br />
in grado <strong>di</strong> organizzarsi in un unità determinata. La bellezza affiora così<br />
in primo luogo in una varietà indeterminabile e in una complessità <strong>di</strong><br />
rapporti e funzioni, la cui adeguatezza o inadeguatezza non si verificano<br />
attraverso l’intelletto che comprende, ma attraverso una facoltà <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio<br />
che la riflette in relazione al sentimento. A tale riguardo ci si rese<br />
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