Dopo l'Estetica - Università di Palermo
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estetica si manifesta in questo vedere le cose da lontano, che procede<br />
da un lato attualizzando eventi remoti e dall’altro minimizzando la cosiddetta<br />
attualità. L’unica vera crisi conosciuta dall’Occidente è quella<br />
causata dalle invasioni barbariche: per il resto, la continuità prevale<br />
sulla novità. Naturalmente tutto ha una fine: ciò avviene quando prevale<br />
l’idea che le cose devono cambiare e che il passato deve essere<br />
<strong>di</strong>menticato e <strong>di</strong>strutto. Per Burckhardt questa è la situazione in cui si<br />
trova l’Occidente: assistiamo ad una totale devastazione dello spirito<br />
causata dal giornalismo e da una inau<strong>di</strong>ta rete <strong>di</strong> comunicazioni, che<br />
insieme intontiscono completamente le popolazioni! Nello stesso tempo,<br />
l’eccessiva specializzazione scientifica crea stu<strong>di</strong>osi preparatissimi in<br />
piccoli settori del sapere, i quali restano tuttavia nel complesso persone<br />
rozze e ignoranti. Bisogna sempre domandarsi: quale quota della vita<br />
posso de<strong>di</strong>care a questo argomento?<br />
Sulla questione riguardante l’eccellenza dei personaggi storici, Burckhardt<br />
non ha dubbi: soltanto con i gran<strong>di</strong> filosofi inizia il dominio<br />
dell’autentica grandezza, dell’unicità e della insostituibilità, dell’energia<br />
abnorme e del rapporto con l’universale. Infine per quanto riguarda, il<br />
successo o il fallimento storico, i giu<strong>di</strong>zi sulla fortuna e sulla sfortuna<br />
appartengono all’ingombrante bagaglio dell’opinione pubblica e sono i<br />
veri nemici della conoscenza storica.<br />
L’importanza <strong>di</strong> Burckhardt non si limita al fatto <strong>di</strong> essere stato tra<br />
i primi a rendersi conto del declino dell’Occidente. A questo fatto <strong>di</strong><br />
aggiungono tre intuizioni fondamentali. La prima riguarda il riconoscimento<br />
della molteplicità delle culture: il declino <strong>di</strong> una civiltà non<br />
implica la fine del mondo, da qualche altra parte inizia qualcosa <strong>di</strong><br />
nuovo. Sotto questo aspetto può essere considerato l’antesignano <strong>di</strong><br />
un’estetica globale.<br />
Il suo secondo apporto fondamentale riguarda la stessa nozione <strong>di</strong><br />
cultura, da lui considerata una delle tre gran<strong>di</strong> potenze, accanto allo<br />
stato e alla religione, che le sono tendenzialmente sempre ostili, perché<br />
in essa si manifesta il mondo della libertà e del movimento, del non<br />
necessariamente universale, <strong>di</strong> ciò che non riven<strong>di</strong>ca per sé alcuna<br />
vali<strong>di</strong>tà costrittiva. La cultura è per Burckhardt la somma complessiva<br />
delle manifestazioni dello spirito che avvengono spontaneamente e non<br />
riven<strong>di</strong>cano nessuna vali<strong>di</strong>tà universale e obbligatoria. Essa ha perciò<br />
una funzione <strong>di</strong>sgregatrice rispetto allo stato e alla religione. Da ogni<br />
azione materiale, se eseguita con zelo e non per puro servilismo, nasce<br />
un’eccedenza spirituale, che per quanto inizialmente esigua, rappresenta<br />
il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> ogni opera d’arte: l’origine della cultura va<br />
dunque ricercata nell’ornamento, nel non-utilitario, in ciò che è fatto<br />
in modo del tutto <strong>di</strong>sinteressato. La cultura si identifica perciò con<br />
l’atteggiamento estetico.<br />
Il terzo – e forse il più fecondo – contributo <strong>di</strong> Burckhardt riguarda<br />
l’invenzione <strong>di</strong> un metodo <strong>di</strong> emancipazione dal colonialismo<br />
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