01.06.2013 Views

Dopo l'Estetica - Università di Palermo

Dopo l'Estetica - Università di Palermo

Dopo l'Estetica - Università di Palermo

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

carattere rigorosamente esclusivo è nella cosa stessa, in quanto, come<br />

si è visto, ne va della decisione sulla <strong>di</strong>fferenza ontologica delle opere<br />

d’arte rispetto agli oggetti comuni che ne sarebbero in<strong>di</strong>scernibili. È<br />

per il suo carattere esclusivo, in altri termini, che la definizione <strong>di</strong><br />

Danto è davvero tale: l’enunciazione delle con<strong>di</strong>zioni necessarie e sufficienti<br />

affinché si possa <strong>di</strong>re <strong>di</strong> due oggetti in<strong>di</strong>scernibili che uno è<br />

un’opera d’arte e l’altro no.<br />

Di queste con<strong>di</strong>zioni si è già visto che si tratta <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> carattere<br />

intellettuale le quali richiedono un sapere preliminare. Si dovrà<br />

aggiungere, ora, che il “mondo dell’arte” circoscrive l’ambito <strong>di</strong> quegli<br />

oggetti <strong>di</strong> cui si sappia che la loro natura è intenzionalmente relazionale<br />

(che essi sono a-proposito-<strong>di</strong> qualcos’altro) e che pertanto essi<br />

postulano, coessenzialmente, un’interpretazione conforme all’intenzionalità<br />

rappresentativa <strong>di</strong> cui sono stati resi portatori, ovvero – secondo<br />

una più recente e sintetica formulazione dell’autore – l’assunzione dei<br />

“significati” che essi “incorporano”. Si potrebbe osservare (e lo stesso<br />

Danto vi accenna) che il concetto <strong>di</strong> “significato incorporato” è piuttosto<br />

vicino (ma non identico, tuttavia) a quanto intendeva <strong>di</strong>re Kant<br />

quando parlava <strong>di</strong> “idee estetiche” – che non sono, appunto, “significati”,<br />

ma indeterminate configurazioni <strong>di</strong> senso incorporate nell’opera<br />

e solo parzialmente traducibili in enunciati espliciti 25 . Tornerò più<br />

avanti su questa convergenza, per mostrarne un limite insuperabile. Il<br />

punto che desidero evidenziare, per il momento, è che l’intero apparato<br />

definitorio <strong>di</strong> Danto appare strettamente tributario nei confronti <strong>di</strong><br />

un’istanza autoriflessiva che egli naturalmente riconosce, senza tuttavia<br />

attribuirle, se non in modo rapso<strong>di</strong>co, l’importanza e la centralità che<br />

riveste. Danto infatti osserva spesso che l’essere-a-proposito-<strong>di</strong> delle<br />

opere d’arte riguarda, riflessivamente, l’arte stessa. E in un passaggio,<br />

che abbiamo citato, si spinge fino a parlare, per questa peculiare autoriflessività,<br />

<strong>di</strong> “autoriferimento” 26 . Ma egli non esamina, per quanto<br />

ne so, la possibilità che questi tre termini – riflessività, autoriflessività,<br />

autoreferenzialità – non solo non siano equivalenti ma presuppongano<br />

procedure simboliche che potrebbero prospettare esiti ad<strong>di</strong>rittura<br />

opposti.<br />

La questione è piuttosto complessa. Proverò comunque a presentarla<br />

nei suoi aspetti fondamentali 27 . Il tema della riflessività è opportunamente<br />

ricondotto da Danto alla filosofia <strong>di</strong> Hegel e al suo pensiero<br />

sul destino storico dell’arte nel momento in cui viene meno la sua<br />

funzione <strong>di</strong> manifestare sensibilmente i più alti valori spirituali <strong>di</strong> una<br />

comunità. Come ho già detto, Danto assume il pensiero <strong>di</strong> Hegel in<br />

modo del tutto formale. Non gli interessa affatto, cioè, che l’arte sia<br />

stata pensata da Hegel come una figura della “fenomenologia dello<br />

spirito” (quanto <strong>di</strong>re che non gli interessa la motivazione stessa per la<br />

quale l’arte è, per Hegel, qualcosa che deve essere pensato), limitandosi<br />

a con<strong>di</strong>videre con Hegel la constatazione che l’arte moderna comporta<br />

191

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!