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Dopo l'Estetica - Università di Palermo

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mostruoso, <strong>di</strong>abolico? Non perderebbe tutto ciò in forza della bellezza<br />

le sue caratteristiche brutte? Può la bellezza, così come sembra, estendersi<br />

fino al suo contrario cioè al brutto e al ributtante, tale che non<br />

si tratterebbe soltanto <strong>di</strong> aumentare “il fascino del bello” per mezzo<br />

del contrasto 36 ? Il brutto e il ributtante giungono semmai alla bellezza<br />

nella loro qualità <strong>di</strong> spaventoso e doloroso, il cui go<strong>di</strong>mento perciò non<br />

può essere definito “piacevole” anche se poggia su un assenso, avvertito<br />

interiormente, verso ciò che è doloroso. Dovremmo ammettere che<br />

consideriamo ciò che è spaventoso semplicemente alla stregua <strong>di</strong> uno<br />

spettacolo fittizio che ci viene offerto, nel quale esso unitamente al<br />

terribile non sarebbe da prendere sul serio?<br />

È noto che Aristotele aveva trasferito la possibilità <strong>di</strong> osservare con<br />

<strong>di</strong>vertimento «ciò che noi nella realtà guar<strong>di</strong>amo soltanto con <strong>di</strong>sagio»<br />

nella mimesis, nel senso <strong>di</strong> una «riproduzione il più possibile fedele» 37 .<br />

Così dunque ciò che è ripugnante potrebbe sì <strong>di</strong>venire il sujet <strong>di</strong> una<br />

rappresentazione metaforicamente bella, ma non ci apparirebbe perciò<br />

come bello in sé. Penso tuttavia che sia una domanda antica – posta<br />

però in modo errato – quella riguardo al come gli uomini possano provare<br />

“piacere” in ciò che è catastrofico, tragico, e per il male; posta in<br />

modo errato, perché qui non si tratta <strong>di</strong> un qualcosa <strong>di</strong> piacevole o <strong>di</strong><br />

una gioia gradevole, quanto piuttosto <strong>di</strong> un sentimento estetico peculiare,<br />

attraverso cui in una situazione dolorosa viene resa accessibile la<br />

bellezza anche <strong>di</strong> ciò che è tremendo e doloroso, senza mutare, abbellendolo<br />

in qualcosa <strong>di</strong> attraente, ciò che è ripugnante, così come imputato<br />

dalla critica al cosiddetto “Estetismo”. Kant credeva <strong>di</strong> avere scoperto<br />

il bello terribile e violento nel sentimento contrastante del sublime, nel<br />

quale veniamo sopraffatti da una smisurata grandezza o virtualmente da<br />

una potenza irresistibile, pur sapendo tuttavia che il sublime concerne il<br />

nostro stato d’animo e non l’oggetto e che «nel pericolo non c’è nulla <strong>di</strong><br />

serio» 38 . L’avversione a ciò che nella sua incommensurabile grandezza<br />

oltrepassa la nostra capacità <strong>di</strong> comprendere, e come potenza superiore<br />

oltrepassa la nostra capacità <strong>di</strong> resistere, è dunque accompagnata da una<br />

specie <strong>di</strong> piacere “morale” <strong>di</strong> libertà nel quale piuttosto go<strong>di</strong>amo della<br />

nostra capacità <strong>di</strong> orientarci secondo le idee pratico-morali della ragione.<br />

Schiller, il quale si riferisce a queste riflessioni, all’inizio del suo scritto<br />

Sull’arte tragica sfiorò non<strong>di</strong>meno una <strong>di</strong>mensione nella quale parlava<br />

<strong>di</strong> una «legge psicologica generale» 39 secondo cui non soltanto si viene<br />

<strong>di</strong>sgustati dal dolore dell’altro, ma si è anche attratti da esso. Egli dubitò<br />

del fatto che questo crudo piacere derivasse da un confronto della<br />

nostra sicurezza con il pericolo percepito e rimandava a quel desiderio<br />

della massa dettato dalla curiosità <strong>di</strong> accompagnare «un criminale nel<br />

luogo delle sue pene». «È un fenomeno generale nella nostra natura,<br />

che ciò che è triste, terribile, perfino orrendo ci attira con un fascino<br />

irresistibile; che da scene <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> terrore noi ci sentiamo respinti<br />

e con pari forza riattratti. Tutti si stringono pieni <strong>di</strong> aspettativa intorno<br />

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