Dopo l'Estetica - Università di Palermo
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post-moderna, il cui tratto <strong>di</strong>stintivo è il superamento delle nozioni<br />
<strong>di</strong> “originalità” e <strong>di</strong> “origine” dovuto all’introduzione delle nozioni <strong>di</strong><br />
“serialità” e <strong>di</strong> “ripetizione” 8 . Ciò che più attrae Warhol sono appunto<br />
la serialità e la ripetizione, che <strong>di</strong>ventano gli elementi essenziali della<br />
sua concezione dell’arte. E se Picasso è senza dubbio l’artista più importante<br />
della prima metà del xx secolo, in quanto ha rivoluzionato in<br />
modo profondo e liberatorio la pittura e la scultura, Warhol ha invece<br />
rivoluzionato l’arte in quanto tale. Non solo, ma se pensiamo alla storia<br />
del modernismo come a uno sforzo per giungere a una forma <strong>di</strong> consapevolezza<br />
della natura dell’arte – che è quanto si può vedere esemplarmente<br />
in Greenberg, per il quale la pittura moderna è caratterizzata<br />
dalla bi<strong>di</strong>mensionalità, con l’esclusione dunque <strong>di</strong> ogni illusionismo –,<br />
allora, paradossalmente, le scatole <strong>di</strong> Warhol possono essere giu<strong>di</strong>cate<br />
tra le più importanti opere moderniste, dal momento che pongono, sì,<br />
la questione della natura dell’arte, ma in modo tale da mostrare l’inadeguatezza<br />
<strong>di</strong> ogni definizione, mettendo così fine al modernismo stesso<br />
e, con esso, a ogni possibilità <strong>di</strong> determinare, me<strong>di</strong>ante criteri assoluti,<br />
l’essenza dell’opera d’arte. Dire allora – come appunto fa Crow – che,<br />
per Warhol, la necessità <strong>di</strong> un cambiamento dell’arte è <strong>di</strong> tipo politico,<br />
significa sostenere che egli vuole celebrare la vita <strong>di</strong> tutti i giorni; il suo<br />
vero merito, infatti, è proprio quello <strong>di</strong> avere trasformato in arte oggetti<br />
appartenenti alla vita quoti<strong>di</strong>ana: questo significa che, con Warhol, ciò<br />
che fa <strong>di</strong> un oggetto comune un oggetto artistico è necessariamente<br />
qualcosa <strong>di</strong> invisibile all’occhio. È quanto, del resto, caratterizza anche<br />
la prassi artistica, come pure la riflessione teorica, <strong>di</strong> Duchamp.<br />
In una conferenza del 1961, infatti, Duchamp afferma: «La scelta<br />
<strong>di</strong> questi readymades non è mai stata dettata dal piacere estetico. Al<br />
contrario, si è sempre fondata su una reazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferenza visiva,<br />
su una totale assenza <strong>di</strong> buono o cattivo gusto […], insomma su un<br />
effetto <strong>di</strong> assoluta anestesia» 9 . Il fatto è che, se nell’estetica tra<strong>di</strong>zionale<br />
il “buon gusto” svolgeva un ruolo centrale nel suo essere legato<br />
al piacere visivo, ora Duchamp parla appunto <strong>di</strong> “in<strong>di</strong>fferenza visiva”,<br />
connessa all’assenza <strong>di</strong> un “piacere estetico” e <strong>di</strong> un “buono o cattivo<br />
gusto” e, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> una “assoluta anestesia”. Questo piacere visivo,<br />
per Duchamp, non è altro che un piacere “retinico” e non a caso la<br />
pittura, che in passato ha svolto altre funzioni – religiosa, filosofica,<br />
morale –, a suo avviso, nel nostro secolo, è interamente retinica. Di<br />
qui, sempre per Duchamp, la necessità <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>cale cambiamento <strong>di</strong><br />
prospettiva, che avrebbe comportato il passaggio da una <strong>di</strong>mensione<br />
retinica appunto a una <strong>di</strong>mensione intellettuale. Comunque, a ben vedere,<br />
mentre Duchamp esprime un nichilismo ra<strong>di</strong>cale, Warhol invece<br />
rende esplicitamente un tributo al mercato dell’arte; così, Warhol è<br />
stato solo un precursore <strong>di</strong> ciò che oggi è <strong>di</strong>ventato la norma. Negli<br />
ultimi anni, infatti, il cinismo artistico-commerciale e l’esasperazione<br />
del “mito dell’artista”, del quale Warhol è stato nel suo tempo uno<br />
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