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Dopo l'Estetica - Università di Palermo

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Qualche decennio dopo Schiller, l’identificazione tra cultura ed estetica<br />

viene ripresa dallo storico svizzero Carl Jacob Burckhardt (1818-<br />

1897), il quale, pur non avendo mai scritto un libro espressamente de<strong>di</strong>cato<br />

all’estetica in senso stretto, ha spianato la strada ad una espansione<br />

straor<strong>di</strong>naria dell’orizzonte estetico, includendovi tutte le manifestazioni<br />

dell’esistenza privata e collettiva; questa esteticizzazione dell’intera storia<br />

dell’umanità avviene attraverso l’adozione <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>staccato<br />

e <strong>di</strong>sinteressato nei confronti delle vicende storiche dell’Occidente,<br />

le quali sono per così <strong>di</strong>re rimpicciolite e miniaturizzate 3 . In fondo<br />

Burckhardt non fa che applicare alla considerazione della storia le caratteristiche<br />

che Kant ha in<strong>di</strong>viduato come gli aspetti essenziali del giu<strong>di</strong>zio<br />

estetico: <strong>di</strong>sinteresse, assenza <strong>di</strong> preconcetti, in<strong>di</strong>pendenza nei confronti<br />

del raggiungimento <strong>di</strong> uno scopo ed emancipazione dalla particolarità<br />

del singolo in<strong>di</strong>viduo. Questi in fondo erano già gli aspetti che Schiller<br />

aveva in<strong>di</strong>viduato quando considerava il gioco (Spiel) come l’elemento<br />

essenziale dell’educazione estetica.<br />

Le domande che Burckhardt si pone sono queste: che cosa è avvenuto<br />

<strong>di</strong> veramente importante nella storia dell’Occidente? Chi sono stati<br />

i gran<strong>di</strong> uomini? Qual è il criterio sulla base del quale si può <strong>di</strong>re che<br />

qualcosa sia riuscito o fallito? A prima vista, queste sono domande che<br />

appartengono più alla filosofia della storia e della civiltà che all’estetica:<br />

tuttavia, se sono affrontate con quell’atteggiamento <strong>di</strong> contemplazione<br />

<strong>di</strong>sinteressata che caratterizza l’estetica, esse liberano l’intero orizzonte<br />

storico dal dominio delle passioni e dai fanatismi che ne ostacolano la<br />

conoscenza.<br />

Come per Nietzsche, <strong>di</strong> cui Burckhardt fu amico, sono stati i Greci<br />

antichi il popolo nel quale l’orizzonte estetico ha avuto la massima<br />

espansione. Ciò avvenne per il verificarsi <strong>di</strong> circostanze del tutto eccezionali,<br />

che non si sono più ripetute nella storia dell’Occidente e forse<br />

nella storia dell’umanità: l’assenza <strong>di</strong> una casta religiosa, la debolezza del<br />

potere politico e l’enorme autorevolezza della poesia omerica. Tuttavia a<br />

<strong>di</strong>fferenza del neoclassicismo, Burckhardt non idealizza affatto il mondo<br />

greco antico: i poteri sono deboli e incerti, ma non per questo meno<br />

violenti 4 ! Lo stu<strong>di</strong>o delle fonti è essenziale alla comprensione delle<br />

civiltà, ma l’originalità dell’Occidente rispetto alle altre civiltà è stato<br />

il suo <strong>di</strong>namismo che gli ha consentito <strong>di</strong> modernizzarsi ra<strong>di</strong>calmente<br />

due volte: la prima con l’Impero romano e la seconda volta con Rinascimento<br />

5 , senza tuttavia spezzare il rapporto con l’ere<strong>di</strong>tà culturale<br />

greca. I Romani hanno avuto la capacità <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> ogni città sottomessa<br />

un avamposto <strong>di</strong> Roma; gli italiani del Rinascimento hanno trasformato<br />

lo stato in un’opera d’arte e ridotto il potere del clero.<br />

Per Burckhardt le vere crisi storiche sono piuttosto rare. Anche<br />

fenomeni che suscitano per lungo tempo un gran clamore, non riescono<br />

a produrre vere trasformazioni: perfino la Riforma avrebbe potuto<br />

essere evitata e la Rivoluzione francese mitigata. La presa <strong>di</strong> posizione<br />

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