Dopo l'Estetica - Università di Palermo
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elativamente, sulla stabilità del passato, sulle esperienze e sui meto<strong>di</strong>.<br />
Ora cosa accade se il passato <strong>di</strong>venta instabile, <strong>di</strong>venta un abisso?<br />
Cosa accade se le tra<strong>di</strong>zioni, i mon<strong>di</strong> simbolici <strong>di</strong> riferimento, non si<br />
danno più come formazione e coscienza valoriale acquisita? Accade<br />
che il passato non è più, anche, deposito <strong>di</strong> strumenti per progettare<br />
il futuro e dal punto <strong>di</strong> vista dell’interiorizzazione emerge sempre più<br />
come energia libera, forza inconscia, o mera ripetizione, sempre meno<br />
funzionale a una finalità. Il sentimento contemporaneo del tempo sembra<br />
caratterizzato da uno scontro tra mon<strong>di</strong> simbolici, e da un eccesso<br />
<strong>di</strong> precarietà: lo smarrimento fissato nel passare dell’istante, tra assenza<br />
della memoria e precarietà del progetto. Diversi sono i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> relazionare<br />
l’identità al tempo: la nostra identità psicologica, che coinvolge<br />
il dover essere e il <strong>di</strong>venire ciò che si è, è primariamente temporale,<br />
ma anche la nostra identità culturale, solo astrattamente astraibile, si<br />
intreccia con le forme del tempo. Influenzata dalle modalità con cui<br />
i linguaggi identificano e strutturano abitu<strong>di</strong>ni personali e collettive,<br />
permettono forme <strong>di</strong> socialità e ultimamente costruiscono sfon<strong>di</strong> epocali,<br />
la nostra identità sociale è essenzialmente storica, <strong>di</strong>pende da<br />
un insieme complesso <strong>di</strong> prassi collettive oggi in continuo e rapido<br />
mutamento <strong>di</strong> costituzione del quoti<strong>di</strong>ano commercio col mondo e<br />
<strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> senso. Ora il tempo dell’epoca che attraversiamo è<br />
<strong>di</strong>scontinuo, sempre meno determinato da accumulo <strong>di</strong> esperienza e<br />
<strong>di</strong> memoria, sempre meno destinato dalla continuità della trasmissione<br />
delle tra<strong>di</strong>zioni, esposto invece all’episo<strong>di</strong>cità occasionale e istantanea,<br />
precaria e <strong>di</strong>sarticolata, delle relazioni sociali, lavorative, affettive e in<br />
generale <strong>di</strong> consumo. Se l’identità è almeno parzialmente stabilità della<br />
relazione temporale col mondo, allora l’identità personale possibile per<br />
l’epoca è fluttuante, e perciò ancora più pervasivi e persuasivi saranno<br />
i linguaggi che tendono a stabilizzarla seppure in modo effimero, che<br />
tendono alla stabilire una struttura relazionale provvisoriamente sensata<br />
tra sé sociale e mondo. Perciò nell’epoca della destrutturazione<br />
temporale dell’esistenza, l’accesso pubblicitario al sistema delle merci e<br />
il linguaggio dei consumi acquistano rilievo notevole per la costituzione<br />
dell’identità, in quanto creano micronarrazioni del sé, apparecchiano la<br />
frammentazione in un ritmo sufficientemente armonico da poter essere<br />
apprezzato, svolgono la novità degli eventi secondo brevi costanze interessanti.<br />
La moda è allora una forma del tempo, un modo <strong>di</strong> dar forma<br />
all’identità per mezzo del tempo: sfrutta la contrazione della durata e<br />
la frammentazione della costanza narrativa tipica della forma deformata<br />
dell’epoca, ma non può consentire una completa destrutturazione<br />
del sé: allora lavora sulle piccole stabilità; per certi aspetti la moda è<br />
un rilevante strategia attraverso cui la frammentazione viene dominata<br />
e ricondotta all’or<strong>di</strong>ne: configura pratiche, comportamenti, mo<strong>di</strong> della<br />
vita. Se la qualità del tempo è qualità dell’essere e dell’esperienza, e<br />
se tale qualità <strong>di</strong>pende in certa misura dal modo con cui i <strong>di</strong>scorsi<br />
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